Gli ultras del CGG Viareggio hanno protestato contro il divieto di vendere birra alla bar del palazzetto durante la partita


La decisione, appena divenuta nota, aveva fatto discutere la tifoseria viareggina che segue la prima squadra cittadina dell’hockey su pista il CGC. Sui social network erano partiti subito i primi commenti e le prime critiche. Stiamo parlando del provvedimento di impedire al bar del palasport di vendere birre e altri generi di alcolici in occasione di incontri considerati a rischio. E’ apparso subito palese, a tutti, l’ipocrisia e l’arbitrarietà di tale disposizione.
Chiunque può acquistare birra in altri bar, o portarsela da casa o iniziare a bere ore prime. Si ha, quindi, come unico risultato quello di danneggiare chi vive lavorando in quel bar.
Chi è poi che decide qual’è una partita a rischio? La domanda è retorica. Sappiamo benissimo chi decide! Solo ci piacerebbe sapere quali argomentazioni possono essere portate per considerare partita a rischio, una partita dove alla tifoseria ospite è impedito, persino, di venire ad assistere all’incontro?
E’ evidente che tutto questo risponde ad una cultura proibizionista e agli interessi di ristringere, quotidianamente, le libertà più elementari di un cittadino; come quelle di potere assistere ad un evento sportivo e magari gustarsi un caffè coretto nell’intervallo.
Il Gruppo Autonomo Viareggio ha deciso di protestare, contro questa ridicola decisione, portando all’interno del palasport lattine di birra che sono state poi distribuite. Inoltre ha esposto uno striscione con su scritto in dialetto: “+ Bire – sbirre”. Durante la partita è stato esposto anche uno striscione in solidarietà con il centro sociale Terra di Nessuno di Genova vittima di repressione a causa dell’utilizzo di erba. La protesta antiproibizionista del Gruppo Autonomo Viareggio potrebbe avere un seguito. Comunque è stata la risposta di chi non si piega a scelte che criminalizzano e reprimono.

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