Lo stato non si costituisce parte civile al proceso della strage di Viareggio


E’ iniziato a Lucca, in un clima di forte tensione emotiva, il processo per la strage ferroviaria di Viareggio che vede imputate ben trentatré persone. Tra gli imputati ci sono dirigenti delle società del gruppo Fs, della multinazionale proprietaria del convoglio che deragliò, la Gatx, dell’officina tedesca che lo aveva revisionato, la Jungenthal, e della ditta italiana che lo montò, la Cima. Fra i reati contestati ci sono il disastro ferroviario colposo, l’incendio colposo, l’omicidio colposo plurimo e le lesioni colpose plurime.
L’imputato più illustre del processo è l’amministratore delegato delle ferrovie, Mauro Moretti, già indagato per vari reati in altri procedimenti penali. Come era ampiamente prevedibile, Moretti, era contumace come quasi tutti gli altri imputati. Ad essere presenti in aula erano solo in quattro. Presenti, invece, i famigliari delle vittime e tantissimi cittadini comuni che hanno voluto portare la propria solidarietà partecipando alla prima udienza. Del resto nella comunità viareggina il ricordo, di quella che è una delle stragi ferroviarie più gravi del nostro paese, è vivo e indelebile.
Era Il 29 giugno 2009 alle 23.48 quando il treno merce Trecate – Gricignano composto da 14 carri cisterna contenenti GPL, destinato all’Aversana Petroli della famiglia Cosentino di Casal di Principe, deragliava nei pressi della stazione di Viareggio. A causa della fuoriuscita di gpl, da una delle cisterne perforate nel deragliamento, si sviluppava un gigantesco incendio che costava la vita a trentadue persone molte delle quali si trovavano nelle proprie abitazioni.

Nelle perizie dei consulenti del pubblico ministero viene sostenuto che la causa del disastro sono dovute ad uno squarcio causato dal picchetto. Esistono, quindi, delle responsabilità ben precise da accertare.

Da subito i famigliari delle vittime con la solidarietà dei tanti ferrovieri, che da anni andavano denunciando le pessime condizioni in cui versano le ferrovie italiane, si attivarono per avere la verità. Mauro Moretti, riconfermato nel suo ruolo nonostante le proteste dei comitati, cercò subito di far passare l’episodio come un tragico incidente dovuto alla fatalità.

Noi sappiamo bene che quell’episodio non è stato il frutto del caso ma il risultato di chi da anni porta avanti privatizzazioni selvagge, di chi decide di investire i soldi in opere dannose come la TAV, ridurre il personale e tagliare su manutenzione e sicurezza. Si tratta di una strage figlia di quel profitto che viene messo sempre davanti alle nostre vite. A conferma di quanto affermiamo è bene ricordare che il 22 dicembre 2009 un treno adibito al trasporto di gpl si è incendiato nei pressi di Grosseto e solo le circostanze fortuite hanno impedito che si verificasse un disastro analogo a quello di Viareggio. Ma sono in forte aumento gli incidenti ferroviari di varia natura in tutta Italia.

I famigliari della strage di Viareggio riunitisi nell’associazione il Mondo che Vorrei e l’assemblea 29 giugno che vede la partecipazione di molti ferrovieri non si rassegnano e si battono per avere verità e giustizia. Per questi motivi i dirigenti delle ferrovie hanno messo in atto politiche di ritorsione come il licenziamento del ferroviere Riccardo Antonini, colpevole di essersi prestato come perito di parte nel processo. Antonini, assieme a tanti altri ferrovieri era presente, al corteo che s’è svolto a Lucca prima dell’inizio del processo. Diverse centinaia di persone hanno sfilato con striscioni per chiedere verità e giustizia. Presenti anche i comitati di altre stragi come quelle del traghetto della Moby Prince di Livorno, del terremoto dell’Aquila, quelle del disastro aereo di Linate e Casalecchio di Reno, degli incidenti sul lavoro della Thyssen e i famigliari delle vittime dell’amianto.
Molte le associazioni e i sindacati che hanno deciso di costituirsi parte civile ma la vera doccia fredda è stata la notizia che lo Stato Italiano non si costituirà parte civile (non ci saranno la Presidenza del Consiglio, il Ministero dell’Interno e il Ministero dell’ambiente.)
“Lo Stato se ne frega dei 32 morti e se ne frega di avere la verità.” e’ stata laconica Daniela Rombi presidente dell’associazione il Mondo che vorrei e madre di una giovane ragazza morta in quella strage. “Tutti dicono che sono con noi, ma ora basta prenderci in giro. Il 9 agosto hanno rinominato Moretti amministratore delegato di Fs. Quella di oggi è una logica conseguenza. Lo hanno nominato di nuovo alla guida del Gruppo nonostante fosse stato rinviato a giudizio.”

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