“Con Cinzia nel cuore.” In tante/i all’iniziativa delle Donne in Cantiere

Emozionante, commovente e toccante è stato l’omaggio che le Donne in Cantiere hanno voluto giustamente dedicare alla loro Cinzia. “Con Cinzia nel cuore” cosi il titolo dell’iniziativa che si è svolta venerdì 2 marzo presso il Cantiere Sociale Versiliese, di via Belluomini, dove Cinzia militava. Un centinaio di persone circa, non tutte sono riuscite ad entrare nella sala, hanno partecipato al ricordo, tra cui le figlie, le compagne e i compagni, le colleghe dell’Uovo Colombo; le quali hanno dedicato a Cinzia un numero intero di Menotre il giornale dell’associazione una delle cose più care a lei. Presenti anche compagne venute da altre città tra le quali la compagna e scrittrice Barbara Balzerani. Sono state lette poesie dedicate a Cinzia e ognuno in un qual modo l’ha ricordata per un aneddoto, un consiglio. In quella stanza, dove tante volte Cinzia aveva fatto riunioni o ricevuto compagne per ascoltarle, si sentiva ancora la sua presenza e questo si è palesato soprattutto dopo il buffet quando in diverse e diversi hanno deciso di danzare. Le Donne in Cantiere, che si tanno preparando per organizzare anche quest’anno un otto di marzo di lotta perché la lotta deve continuare anche per Cinzia, hanno omaggiato le/gli intervenute/i con una piccola brochure contenenti foto e poesie di Cinzia.

Cinzia Valleroni non sarà mai scordata dalle compagne e i compagni che l’hanno conosciuta e amata. Ma per far capire chi era questa meravigliosa compagna a chi non l’ha conosciuta crediamo possa essere giusto citare proprio le sue parole tratte dal suo scritto il “quartiere.”

… Eravamo creature necessariamente predisposte all’invettiva, alla solidarietà e a lottare per difendere noi stessi e la nostra piccola comunità, resa ai margini e dimenticata dalle amministrazioni comunali se non per essere additata come la “feccia” della città. Non volgevamo lo sguardo al futuro come per tutti i bambini e le bambine che si rispettino. Il presente era una scoperta continua. La scuola, anche quella dell’obbligo, era un optional. La nostra scuola furono i campi, l’asfalto, la strada, gli scantinati, la ferrovia, il padule, gli amori precoci … e per molti di noi fortunatamente anche un frate: un frate che ci insegnò a dare un nome alle cose e a de – naturalizzare ciò che a noi pareva naturale, una naturale eredità: l’ingiustizia. Grazie a questo frate conoscemmo il pensiero di Don Milani e quello di un certo Carlo Marx. …”

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