Di immigrazione ne parlavamo già a Genova vent’anni fa.

Di migranti, sbarchi, immigrazione, frontiere e repingimenti abbiamo sentito parlare molto in questi anni e ne sentiremo ancora parlare nel prossimo futuro, perché sui flussi migratori si giocano le sorti politiche ed economiche di molti. Sia di chi ipocritamente dice di non volerli, ma poi ne ha un disperato bisogno per alimentare demagogiche campagne di odio e razzismo che fruttano consensi elettorali. Lo abbiamo visto in tempi di pandemia, dove l’attenzione si è spostata altrove, come i consensi di Salvini in Italia e della Le Pen in Francia siamo improvvisamente scesi. Sia per chi vuole abbassare il costo della manodopera del lavoro e in nome di un’accoglienza fasulla crea quello che Karl Marx chiamava: “esercito di riserva.” I padroni hanno bisogno di “nuovi schiavi” da sfruttare a minor prezzo. A giocare sulle migrazioni sono anche le grandi potenze imperialiste che vedono nel movimento dei popoli la possibilità di destabilizzare intere aree geografiche. Dietro quindi il complesso fenomeno dell’immigrazione ci sono gli interessi dei capitalisti che si declinano a secondo delle convenienze in xenobobia, sfruttamento, destabilizzazione, ecc.. Di sicuro il movimento altermondializzazione che agli inizi del ventunesimo secolo, veniva chiamato “No Global”, aveva compreso il ruolo chiave dell’immigrazione. Le contestazioni al G8 di Genova, infatti, partirono il 18 luglio con il grande concerto di Manu Chao che vide la partecipazione di ben ventimila persone. Proseguirono il 19 luglio con la manifestazione dei migranti. Un variopinto corteo di almeno cinquantamila persone che chiedevano diritti per i rifugiati. In piazza erano presenti argentini, ecuadoregni, peruviani, senegalesi e soprattutto tanti curdi con le bandiere del PKK di Ocalan.

Eravamo in un momento di transizione per le politiche immigratorie. In Italia dal 1998 era in vigore la legge Turco Napolitano che aveva istituito i Centri di Permanenza Temporanea (CPT). Un anno e 11 giorni dopo il corteo dei migranti, precisamente, il 30 luglio 2002 ripartendo dalle basi della Turco Napolitano veniva approvata la peggiorativa legge n° 189 più conosciuta come Bossi Fini, la quale trasformava i CPT in Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE). Questa legge è quella tutt’ora in vigore e porta la firma dei leader, di allora, della Lega Nord e di Alleanza Nazionale alla faccia di tutta la propaganda isterica e faziosa che, oggi, gli eredi di quei due partiti, Salvini e Meloni, portano avanti. Nel corso di questi venti anni il Mediterraneo è diventato un cimitero e se qualche vita è stata salvata lo si deve a chi ha disobbedito a leggi crudeli e insensate portando in salvo vite umane. Molti di quelli che sono stati sulle navi delle ONG erano a Genova nel 2001, perché avevano compreso perfettamente cosa sarebbe accaduto. Nel corso di questi anni il centrosinistra ha inseguito la destra sui linguaggi vedi la distinzione tra profugo e migrante economico. Una temine mostruoso che vorrebbe farci crede che morire di fame o di miseria sia meno grave che morire sotto le bombe. Fame, miseria e bombe che poi sono sempre Made in USA o Made in UE. Anche il termine “risorse” usato, per i migranti, dalla “democratica” Boldrini si è rivelato un autogol che ha permesso ad un “popolo feroce” come quello della destra di deridere. Gli esseri umani non sono mai risorse sono persone. Ma ciò che è ancora più grave è di come la cosiddetta sinistra abbai inseguito la destra sul delirio securitario. Il permesso ai lager nella nuova Libia, ridisegnata dopo le bombe della NATO, sono stati realizzati con l’avvallo di Marco Minniti.

In un mondo dove circolano merci e capitali non si può impedire agli esseri umani di muoversi. Dalla notte dei tempi uomini e animali migrano perché è nella natura delle cose. L’unica cosa innaturale sono i confini, le frontiere, le barriere e i muri. Sulla caduta del muro di Berlino, nel 1989, i capitalisti hanno costruito la loro narrazione vincente. Peccato che, lor signori, hanno omesso di dire che dal 1989 ad oggi sono stati eretti ben 9000 chilometri di muri per dividere gli esseri umani.

A Genova si era compreso che affermare i diritti degli immigrati non solo era eticamente giusto ma era una spinta in più per rafforzare il conflitto sociale. Oggi in tante lotte operaie, su tutte quelle della logistica ma anche quelle di tanti braccianti nel meridione in prima linea ci sono lavoratori immigrati. Oggi più di ieri è bene riaffermare che il mondo che vogliamo costruire non deve avere frontiere perché la nostra patria è il mondo intero.

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