In tantissimi al Cantiere Sociale per il concerto delle BestieRare e per il dibattito sulla repressione.

Si è svolta sabato 17 giugno una interessantissima giornata di feste e di lotta al Cantiere Sociale Versiliese. Nel pomeriggio c’è stata una assemblea dal titolo “La repressione tra carcere, guerra e controllo sociale.” L’iniziativa pensata con l’avvicinarsi della Giornata Inyernazionale del Rivoluzionario Prigioniero (GIRP 19 giugno) ha visto la partecipazione tra le quaranta e le cinquanta persone. Sono intervenuti l’avvocato Fabio Sommovigo del Foro di La Spezia, Alberto Mari del collettivo antipsichiatrico “Antonin Artaud” e Roberto Nannetti di Italia Cuba e i compagni di Smash Repression e dopo ne è seguito un dibattito che forse non ha centrato direttamente il focus visto la quantità dei temi ma che ha sicuramente fornito spunti. Per l’occasione è uscito il numero 2 della “Elle del Cavallo.”

Dopo è seguita una cena e poi una grande serata rap con Dj Baba, Michael Buonumore e Mengamega + G. Nicastro che hanno fatto da apripista alle BestieRare e Dj Amaro. C’è stato l’intervento di Insorgiamo Viareggio dal palco di cui riportiamo qui integralmente sotto il testo. Almeno 250 persone hanno ballato sulle note della band romana.

E’ stata una serata ricca di socialità. Presenti diversi stand su varie tematiche dalla Palestina, all’antipsichiatria. Potere al Foppolo ha raccolto le firme per la legge di iniziativa popolare per il salario minimo di almeno 10 euro l’ora.

Intervento di Insorgiamo Viareggio

“Con la nascità di Insorgiamo Viareggio si definisce meglio un processo socio – politico che riguarda non solo il Cantiere Sociale Versiliese ma l’intero territorio. Dal quartiere alla provincia, passando per la città. Dal paese al mondo intero, partendo dal basso ma con una prospettiva internazionalista, dobbiamo costruire un intervento che sia adatto ai tempi che viviamo. Abbiamo la consapevolezza che il Cantiere Sociale Versiliese non inizia e non finisce ai cancelli di via Belluomini 18. In quasi quindici anni di esistenza abbiamo preso consapevolezza dell’importanza di svillupare conflitto e coscienza, di difendere la memoria, di fare controinformazione o se preferite informazione dal basso attraverso il mediattivismo. Non staremo qui a ripercorrere tutte le tappe storiche di questa nostra realtà, la quale ha provato a sperimentare pratiche di mutualismo sociale e autogoverno ma ci teniamo a ricordare come il Cantiere Sociale sia nato come incontro tra associazioni e gruppi informali bistrattati o comunque non ascoltati dalle istituzioni da una parte e il tentativo di calarsi in modo dialettico nelle contraddizioni della realtà per ambire a cambiare l’esistente. Le discriminazioni razziali, quelle di genere e lo sfruttamento del uomo e della donna attraverso il lavoro e sull’ambiente hanno marcato una nostra chiara identità quella antifascista, femminista, anticapitalista ed ecosocialista. L’ accelerazione della crisi che è, di fatto, sistemica mette in risalto l’inadeguatezza del nostro essere nonostante la generosità delle compagne e dei compagni. Occorre rendersi conto che viviamo in un mondo ad un passo dal baratro. Non si tratta né di fare catastrofismo né di alimentare strane suggestioni ma di comprendere che la spirale guerra – repressione e la continua ricerca di profitti per i soliti noti a discapito del bene comune spingeranno il pianeta ad un punto di non ritorno. Il cambiamento che noi auspichiamo e che auspicavano le generazioni che ci hanno preceduto, da quella che ha fatto la Resistenza a quella che ha conquistato i diritti con la meravigliosa stagione di lotte degli anni ‘70 fino a quella antiglobalizzazione che vent’anni fa sfidò i potenti e i prepotenti del mondo sulle strade di Seattle, Nizza, Praga, Goteborg e Genova, è un cambiamento rivoluzionario. Serve quella rivoluzione che non c’è mai stata per citare il nostro concittadino il regista Mario Monicelli. Il Cantiere Sociale da anni è in prima fila nel sostenere lotte importanti sul territorio da quella per il diritto all’abitare (richieste di residenza, picchetti antisfratti, occupazioni di case) a quelle ambientali (non ci stancheremo mai di contrastare progetti scellerati come l’asse di penetrazione o la ciclovia dentro la Lecciona e di sostenere pratiche artivistiche come quella del Museo Popolare Giak Verdun.) Siamo amministrati da un gruppo di poteri forti, lobbies massoniche che usano come frontman dei loro iteressi l’attuale sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro. Il quale per quanto possa essere borioso, arrogante, impulsivo e sconsiderato deve rispondere a quei signori, e ci sono nomi e cognomi, che lucrano da una certa politica. Quanto avviene a livello locale ripropone in piccola scala quanto capita su scala nazionale e internazionale. Gli interessi delle classi dominanti a scapito del bene comune vogliono sfruttarci nei nostri quartieri, sui luoghi di lavoro e vogliono imporci la guerra. Non basta quindi resistere, occorre vedere e valorizzare quel filo rosso che lega ogni lotta. Ogni lotta, infatti è strettamente connessa. Le parole d’ordine convergere e insorgere delle lavoratrici e dei lavoratori della GKN sono patrimonio di tutte e tutti quelli che vogliono cambiare l’esistente. Negli ultimi mesi abbiamo sostenuto le lotte antimilitariste dalla Spezia a Coltano. Abbiamo sostenuto il diritto della gioventù a non essere criminalizzata e repressa partecipando alla street parade di Firenze organizzata da Smash Repression e recuperando uno spazio importante per questa città come l’ex SARS. Abbiamo sostenuto il mercatino Liberi Tutte convinti dell’importanza dell’autogestione e delle autoproduzioni ribelli. Abbiamo sostenuto il movimento di lotta per la casa, le case occupate e gli spazi socio abitativi minacciati di sgombero. Il 22 giugno la mattina saremo sotto il comune per chiedere risposte sugli sgomberi delle case della stazione. Il 29 giugno, invece, saremo in piazza, come ogni anno, a fianco dei familiari della strage ferroviaria di Viareggio. Strage ormai impunita come tante altre stragi italiane. Oggi siamo qui per ricordare la Girp giornata internazionale del prigioniero rivoluzionario e per esprimere la nostra solidarietà a tutti i compagni e le compagne ancora in carcere. Sono tanti gli appuntamenti che ci aspettano in questa fase nuova che diviene costituente per il futuro del nuovo cantiere sociale. Riproporre vecchie idee senza adattarle al contesto non serve. Per questo immaginiamo il prossimo futuro del cantiere come un laboratorio aperto dove si discute e si elabora un nuovo inizio.”

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