L’amministrazione di Viareggio cancella il Museo Popolare Gïåk Vёrdün. Ma gli artivisti rilanciano.

“Come se non ci fosse mai stato niente. Cercano di far scomparire sette anni di artivismo. Il potere conosce bene la forza dell’oblio. Quella che gli antichi imperatori romani chiamavano la damnatio memoriae. Quanto è accaduto al Museo Popolare Gïåk Vёrdün è un fatto grave che può indignare ma non è un unicum. L’esperienza di artivismo, che da sette anni trasforma attraverso l’aiuto dell’arte effimera la pineta in un museo a cielo aperto e il viottolo in una strada di resistenza ad un progetto speculativo e devastante come quello dell’asse di penetrazione è scomparso. Sono state rimosse le varie istallazioni che numerosi artisti/e avevano realizzato nel corso degli anni e sono state strappate via persino le bandiere da artista. Chi è il grande mago che ha fatto svanire tutto? Ci dicono che non sia un viareggino ma un sindaco alieno che ha in mente di costruire una pista per fare atterrare astronavi. Venuto da una galassia lontana e autoproclamatosi re di Viareggio, dopo avere fatto danni a Capannori, questo sovrano non gode di ottima salute. Purtroppo ha vari disturbi del comportamento ma soprattutto ha intolleranze e allergie. E’ allergico all’opposizione, alla critica, al confronto democratico e alla partecipazione cittadina nel corso degli anni ha bannato dai social chiunque non la pensasse come lui ma come dice il detto: prevenire è meglio che curare e quindi per la sua salute ha bannato, cancellato anche amici e parenti di chi non la pensasse come lui. Probabilmente questo sovrano alieno si è ammalato appena è entrato in contatto con l’aria salmastrosa della nostra città o forse si è intossicato dal troppo ossigeno prodotto dagli alberi delle nostre pinete e da qui la sua ossessione di voler abbattere il maggior numero di alberi possibili. Tra i vari sintomi c’è una certa ritrosia verso l’arte. Come dimenticare che le Oceaniche, l’opera di Giulio Turcato, esposta per anni in piazza Puccini era stata smontata e i vari pannelli erano stati accatastati in un deposito di rifiuti urbani assieme ad erbacce. Quindi non ci meravigliamo se re Giorgio abbia mandato delle squadracce a strappare cartelli con poesie o rimuovere tele di ragno giganti o installazioni fatte con rami. Del resto si sa l’effimero dura poco. In una società megalomane dove considera l’arte solo quella eterna ed immortale c’è anche chi non considera l’effimero arte. Noi osservando esperienze come il carnevale di Viareggio o l’arte sacra dei tappeti di Camaiore la pensiamo diversamente. Ma quello che pensiamo noi conta poco. Quello che conta è l’atto politico, perché di questo si tratta, compiuto dall’alieno. Alieno al parco, alieno alla spiaggia della Lecciona, alieno alla città di Viareggio per lo meno a quella che non si è venduta. Se per un attimo possiamo essere rimasti male per aver visto il vandalismo divenire elemento di governo, subito dopo abbiamo pensato: Il museo è morto, viva il museo. Decine e decine di artisti/e locali e non, sono già pronti a farlo rinascere sempre in maniera effimera anche per risaltare l’unica cosa che deve essere eterna: la pineta. Insomma poesie, performance, bandiere, dipinti, sculture e installazioni sono pronte a risorgere dalla cenere e a contrastare con la forza del sentimento oltre a quella della ragione e del buon senso il folle progetto dell’asse di penetrazione. Il Re Alieno che considera degrado due volantini affissi per strada ma che ha un grande amore per il cemento presto dovrà lasciare il nostro pianeta ma prima di farlo vogliamo dire a lui e a quelli come lui che le astronavi dei super ricchi non passeranno mai per la pineta di Viareggio esattamente come non ci sarà mai un treno che in tre ore da Torino vada a Lione. E poi perché dovrebbe esserci un treno per raggiungere in tre ore una città francese quando ci vogliono mesi per fare una risonanza magnetica? Il modello di sviluppo di questi alieni è insano per questo invitiamo bestie e umani alla resistenza per cacciare fuori dal bosco loro, le loro strade, le loro basi e le loro bombe. Viva il Museo Popolare Gïåk Vёrdün che non potrà essere cancellato da nessun politico di questo o altro pianeta.”

Museo Popolare Gïåk Vёrdün

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