Iniziativa in difesa delle Alpi Apuane venerdì a Solaio. Promuovono Potere al Popolo e Cantiere Sociale.

I buchi nella pietra. Chi di noi non li ha notati guardando le Alpi Apuane? Stiamo parlando delle cave. L’area di escavazione delle cave è detta anche “coltivazione”: una terminologia non poco beffarda, considerando che la pietra non ricresce; ma l’aspetto mutilato dei nostri monti, lo scempio paesaggistico, rappresenta solo l’aspetto superficiale: è ciò che non si vede a costituire l’aspetto più critico del fenomeno. Coltivazioni per cui la sola cosa che cresce è il profitto di chi detiene le concessioni all’escavazione. Ciò su cui oggi puntiamo il dito è, in particolare, l’espansione del bacino estrattivo situato alle falde del Procinto: bacino che già deturpa il panorama che si gode dal rifugio Alpe della Grotta e dai vari sentieri che si possono percorrere su quel versante della zona, facente parte della Rete Natura 2000, che la include nella lista delle ZSC (Zone Speciali di Conservazione). Perché l’ambiente montano che chiude le nostre valli è unico, irripetibile ed è nostro: è un patrimonio collettivo. Patrimonio collettivo che né il sindaco di Stazzema, nella persona di Maurizio Verona, né l’Ente Parco, sembrano avere la reale intenzione di tutelare cedendolo a chi dello sfruttamento della proprietà di tutti ha fatto la propria personale fonte di lucro. Così, dietro sontuose pubbliche dichiarazioni d’intenti per un rilancio turistico e naturalistico dell’Alta Versilia, finisce per nascondersi una concessione all’espansione della superficie montana da poter ipersfruttare, col benestare di un ente, l’Ente Parco, che riduce i propri confini per permettere la predazione della roccia delle nostre montagne, con le relative disastrose conseguenze. Tutto per volere di chi non ha occhi che per il proprio libro mastro. Chi quegli occhi non li alza mai, resta cieco al rischio idrogeologico che le terre e la polvere di marmo frutto dell’escavazione comportano: terre e polveri che insinuandosi nei letti dei fiumi e dei torrenti ne rendono inferiore la capacità di assorbimento e maggiore quella di slittamento dei detriti. Cieco al rischio di inquinamento: il nostro territorio è carsico, vale a dire che è composto da una rete di buchi e condotti sotterranei in cui filtrano materiali come la polvere di marmo e gli olii e i carburanti utili al funzionamento dei macchinari impiegati per l’escavazione, il tutto poi trasportato dall’acqua piovana fin nelle falde acquifere. Una sola cava può inquinare più sorgenti, per il malessere di tutti. Cieco di fronte ai danni causati ad un ambiente irripetibile: ferite inferte e mai risanate, nonostante la legge preveda un risanamento, che più che altro è un rattoppo: un picco o un crinale non possono essere ricostruiti solo con un po’ di terra e qualche albero e il ventre di una montagna non può essere nuovamente riempito di ciò di cui lo si è privato. Cieco, ma ben attento al peso del proprio portafoglio, che spesso non lascia alleggerire dalle spese necessarie sia ad evitare il collasso del “groviera”, sia all’adozione di misure a tutela dei lavoratori. Di condanne, multe e ricorsi ne esistono intere pagine, di revoche di concessioni pochissime, da demanio si è passati ad appannaggio. Mancano controlli effettuati seriamente e in maniera capillare mentre i morti sul lavoro continuano ad aumentare. In questo mare chi è legittimo fruitore del territorio e vorrebbe goderne in condivisione e rispetto, senza l’imposizione di logiche di profitto, è destinato ad affogare. Un’ingiustizia che va fermata, non soltanto ridotta come è accaduto per il bacino estrattivo alle falde del Procinto.

Discuteremo di tutto questo venerdì 24 maggio alle ore 21 presso la Casa del Popolo di Solaio all’iniziativa BUCHI NELLA PIETRA” promossa da Potere al Popolo Versilia e Cantiere Sociale Versiliese. Con Nicola Cavazzuti TAM CAI Massa, Andrea Ribolini GRIG Carrara, Rossella Bertelli Versante Apuano. Coordinano Alessandro Ravenna Cantiere Sociale Versiliese e Luca Guidi Potere al Popolo Versilia.

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