C’è un gran parlare tra i commentatori in merito alle elezioni francesi giudicate, a ragione, importanti non solo per il paese transalpino ma per l’intero continente europeo. Tuttavia, certe speculazioni e certe facilonerie dei dirigenti della sinistra di casa nostra, che tentano di accreditarsi la vittoria francese, sono fuori luogo. I paragoni tra la Francia e L’Italia rischiano di essere grossolani e fuorvianti. In Francia è accaduto qualcosa nelle urne di rilevante ma va analizzata con meno enfasi e più spirito critico. Dalla prevista sconfitta di Sarkozy né trae principalmente vantaggio una forza razzista e xenofoba come quel Fronte Nazionale di Marine Le Pen che raggiunge con il 17,90% dei consensi il suo massimo storico. Hollande e i socialisti arrivano al ballottaggio come primi, ma per i socialisti dopo anni di batoste e di opposizione era impensabile che non giovassero del pendolo dell’alternanza. La sinistra, nel suo insieme, resta minoritaria e assistiamo caso mai ad un travaso di voti rispetto alle elezioni europee del 2009 tutto interno ad essa. Gli ambientalisti di “Europe Ecologie” crollano, infatti, dal 16,28% al 2,31% e il Nuovo Partito Anticapitalista (NPA) passa dal 4,88% al 1,15%. In questo quadro si spiega l’affermazione del Front de Gauche, (alleanza tra il vecchio partito comunista e i socialisti di sinistra) di Melenchon, che tuttavia si assesta al 11,11% al di sotto delle aspettative e ben lontano dalla terza piazza occupata dai fascisti. A voler quindi essere obbiettivi arriviamo a conclusioni ben diverse dalle esternazioni ottimistiche di Bersani, Vendola e Ferrero. Per noi la sinistra non solo non vince ma vede entrare in crisi due progetti come quello ambientalista e quello anticapitalista a vantaggio di forze identitarie che nella migliore delle ipotesi non riusciranno ad uscire dal cono di luce del riformismo. Il PS di Hollande non è più il PS di Mitterand e, inoltre, dovrà rispondere ai diktat della BCE. Del resto i socialisti hanno governato in Spagna, Portogallo e Grecia e i drammatici risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il Front de Gauche, la novità di queste elezioni, in realtà non è una vera novità. Non sappiamo se Melenchon si ispirerà più al tedesco Lafontaine o al Bertinotti di casa nostra. Quello che sappiamo è che questa forza difficilmente costruirà in autonomia dalla socialdemocrazia una sinistra di classe. Per i rivoluzionari non resta che ripartire dai risultati se minimi pur sempre dignitosi del NPA e quelli veramente risicati di Lutte ouvriere 0,56%. Se queste due forze riuscissero a parlarsi e superare la prima il movimentismo e la seconda il settarismo che le caratterizza potrebbero assieme ai tanti soggetti della conflittualità tenersi pronti a recuperare i tanti militanti che questa volta hanno votato Front de Gauche ma che potrebbero allontanarsi da questa formazione appena le contraddizioni tra il linguaggio radicale e le scelte di real politic verranno al pettine.
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