Basta con la disinformazione organizzata. L’informazione facciamocela da noi.


L’informazione è sempre più addomesticata al potere e serve a spaventare l’opinione pubblica per poi dirigerla verso scelte politiche reazionarie. La cronaca nera, svolge un ruolo centrale nella costruzione di un immaginario deviato e perverso. Si alimenta il panico, si crea odio sociale contro immigrati, stranieri, alimentando odiose guerre tra poveri. Abbiamo ancora tutti in mente come i media usarono il drammatico omicidio della signora Reggiani a Roma per far vincere le elezioni al centrodestra.
Anni e anni di bombardamenti mediatico sottolineando sempre la nazionalità dell’autore del crimine, come se avesse una reale valenza sul fatto, sono il tentativo di far percepire la realtà in modo distorto. I dati statistici parlano chiaro. La maggior parte delle violenze avviene nelle famiglie ma è più erotico da un punto di vista di questa morbosa informazione sottolineare sempre la violenza extracomunitaria o rom. Se definiamo razzista questo modo di dare le notizie ci becchiamo addosso le critiche più disparate: “O siamo ideologici o facciamo del buonismo.” L’epiteto di cattocomunismo poi non ce lo leva più nessuno da dosso. La realtà è, però, ben diversa la gabbia del pensiero unico costruita dai media è l’unica vera ideologia totalitaria in questa fase storica. Rompere questo schema non è facile perché è il nodo in cui struttura e sovrastruttura si saldano assieme in questa fase di decadenza del capitalismo. I capitalisti sono ben cosci di questa decadenza per questo investono per confondere volontariamente le masse, per mettere disoccupati contro lavoratori, studenti contro pensionati, italiani contro stranieri. La criminalizzazione dei giovani e della protesta rientra a pieno nel lavoro propagandistico di questi professionisti della disinformazione organizzata o se preferiamo dell’informazione di regime.
Siamo abituati nel nostro impegno sociale e politico a vederne di tutti i colori: ci hanno censurato, ci hanno attribuito frasi non dette o cose non fatte, ci hanno storpiato i nomi, schernito e vilipeso e tanto altro. Sappiamo che cosi funziona il mondo mass mediatico nella società capitalista. Quella che chiamano libertà d’informazione altro non è che la loro libertà di calunniare e denigrare. Poi se incombano in qualche disavventura giudiziaria, loro forcaioli per eccellenza, diventano agnellini che piangono. Il caso Sallusti è forse l’esempio più eclatante di dove il carnefice diviene vittima e lo diviene grazie ad un gioco continuo di parole sconnesse dai pensieri. Ripetere la menzogna fino al punto di crederla verità. Sarebbe fin troppo facile trarre delle conclusioni etico – morali ma non è quello che vogliamo fare perché saremmo troppo presuntuosi e perché non sottolineeremmo l’importanza della posta in gioco. Come media – attivisti sappiamo bene che la battaglia per un’altra informazione è una battaglia campale. Negli anni ’70 si sarebbe parlato di conto-informazione ma non è il termine esatto, perché noi non siamo contro l’informazione ma per l’informazione che oggi è prigioniera proprio di chi dovrebbe farla ed invece la sottomette ai mille compromessi del potere.
Anche sul nostro territorio, la Versilia, assistiamo quotidianamente ad una informazione manipolata e castrata. Il Tirreno ignora volutamente qualsiasi comunicato di movimenti sociali e organizzazioni politiche che siano non graditi al PD. La Nazione è arrivata a mettere in bocca a Cira Antignano, madre di Daniele Franceschi il ragazzo morto nel carcere di Grasse, frasi mai pronunciate sugli immigrati. Il gruppo editoriale della Gazzetta di Lucca e di Viareggio pubblica quasi tutto ma lo fa con l’obbiettivo di strumentalizzare opposte fazioni. Aldo Grandi, del resto, è un attento studioso degli anni ’70 e dalla polemica cerca di guadagnare. Sulle pagine facebook di questi giornali è pieno di fascisti e razzisti che seminano i loro veleni a partire dagli esponenti di Forza Nuova che ci si trovano a loro agio nello sguazzare.
E’ vero viviamo nell’epoca di internet e le possibilità di comunicare e rompere le censure più assordanti sono maggiori rispetto a quando esistevano solo TV e giornali. Tuttavia, le caste dominanti fanno di tutto per controllare la rete e ridimensionarla.
Noi di Dada Viruz Project pensiamo che vada potenziata l’informazione autogestita e dal basso per questo stiamo migliorando il sito, abbiamo aperto una pagina facebook e collaboriamo assieme ai compagni del CAV anche al nuovo blog dell’ossservatorio contro la repressione e il carcere intitolato a Daniele Franceschi. Invitiamo tutti a seguirci e ad inviarci critiche o contributi su qualsiasi tema. Siamo stanchi di delegare l’informazione alla casta dei giornalisti di professione.

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