Il 16 maggio 2003, a Viareggio nasceva lo Spazio Antagonista di Resistenza Sociale (SARS), il primo centro sociale che la nostra città abbia mai conosciuto. Questa esperienza politico-sociale nacque, dopo mesi di lotte sul territorio fatte di presidi, occupazioni e cortei, dall’incontro di diverse soggettività: dai compagni dell’ex csa “Tempi Moderni” di Montebello, dei Giovani Comunisti, dei collettivi studenteschi, dei compagni provenienti dall’esperienza del MOSSA, e decine e decine di giovani e non che avvertivano la necessità di uno spazio di aggregazione “altro” rispetto alle logiche dominanti del profitto e della merce. Indubbiamente il SARS ha visto la luce sotto la spinta del cosiddetto movimento no-global, che, pur con mille limiti e contraddizioni, ebbe il merito di mettere in discussione il modello di sviluppo neoliberista, e di aver iniziato alla politica attiva una generazione di giovani. L’attività del SARS si sviluppò fin da subito su un doppio binario: da una parte dando spazio alle più svariate controculture (writer, reggae, punk..), dall’altra cercando di sviluppare percorsi di lotta sui terreni più diversi, dall’antifascismo alla repressione all’opposizione alle guerre imperialiste ecc. Fin dal nostro “insediamento” in quella che ancora oggi è la nostra sede in Darsena di fronte alle piscine, abbiamo dovuto fare i conti con un contesto estremamente difficile come era, e per molti versi è tuttora, quello della pineta. Non a caso la nostra prima battaglia fu quella della denuncia dello spaventoso spaccio di eroina che avveniva con il più o meno velato consenso delle forze dell’ordine, interessate solamente a contenerlo fisicamente in quella parte di città dimenticata e lasciata a se stessa. Battaglia che abbiamo pagato con l’incendio che distrusse lo spazio e per poco non uccideva due persone. Le mobilitazioni che seguirono all’incendio del SARS portarono ad un pesante attacco repressivo da parte della polizia, con diverse perquisizioni e un processo che poi si risolverà in una bolla di sapone. Nel corso degli anni il centro sociale ha attraversato periodi difficili: il secondo incendio, avvenuto il 25 Aprile 2007 e il generale riflusso del movimento, indubbiamente si sono fatti sentire, ma nonostante tutto, grazie anche ad un fisiologico ricambio generazionale di militanti, il SARS ha saputo continuare ad essere un luogo di aggregazione, di confronto e di sviluppo di pratiche e saperi antagonisti. Il SARS è stato in prima linea in battaglie importanti come quella sulle morti in carcere e la repressione, in particolare nel sostegno alla lotta della madre di Daniele Franceschi, Cira Antignano, nella lotta a difesa dell’ambiente contro la realizzazione dell’asse di penetrazione; ha cercato inoltre di creare sinergie con altre realtà sul territorio, dando vita al Coordinamento Anticapitalista Versiliese, contribuendo alla nascita di un altro importante spazio come il Cantiere Sociale Versiliese e più recentemente alla Brigata Sociale anti-sfratto.
Arrivando all’oggi, lo scenario in cui ci troviamo ad agire è per molti aspetti profondamente diverso rispetto a dieci anni fa. Ad un livello generale, la profonda crisi che attraversa il capitalismo, a nostro avviso irreversibile, ha ripercussioni sempre più pesanti sul tessuto socio-economico, anche sul nostro territorio: disoccupazione crescente, a causa della crisi del turismo e della cantieristica navale, emergenza abitativa, povertà dilagante sono realtà sotto gli occhi di tutti. La voracità del capitale in crisi, alla ricerca di minimi spiragli di profitto, sottopone l’ambiente in cui viviamo a continue devastazioni e scempi, come il progetto dell’asse di penetrazione, la paventata riapertura dell’inceneritore di Falascaia, o la cementificazione selvaggia di Viareggio. Al tempo stesso, nonostante le mille difficoltà oggettive che attraversano il movimento a livello generale ( sia di prospettive che di militanza), diversi soggetti che si muovono sul territorio cercano di sviluppare un’opposizione sociale che dia risposte concrete a chi subisce la crisi sulla propria pelle, in una prospettiva antisistemica. La nascita della brigata sociale antisfratto, le esperienze della ludoteca popolare e dello sportello lavoro al cantiere sociale, l’esperienza politico-sociale del circolo Caracol, la battaglia per la verità e la giustizia dell’assemblea 29 giugno, le lotte sulla repressione e le morti in carcere, sono esperienze importanti per sviluppare un reale antagonismo dal basso e una conflittualità all’altezza della drammatica situazione che viviamo. A nostro avviso quindi risulta di fondamentale importanza mettere in piedi un momento di discussione su quelle che sono le prospettive e le potenzialità di conflitto sul territorio, per creare e sviluppare sempre maggiori sinergie. Il SARS è sempre stato e vuole continuare ad essere uno spazio sociale del movimento, dove confrontarsi e sperimentare nuove pratiche di autogestione e di auto-organizzazione. Uno spazio di tutto il movimento, al servizio del movimento. La sinistra rivoluzionaria, in tutte le sue forme e articolazioni, è riuscita in minima parte negli ultimi anni a legittimarsi come punto di riferimento per le classi subalterne, lasciando spazio ad esperienze populiste o di corto respiro come il movimento cinque stelle. Eppure lo scenario politico attuale offre, per chi crede nella necessità di un cambiamento radicale dello stato di cose presenti, degli spazi di agibilità notevoli. L’attacco ai diritti e alle condizioni di vita di tutti, portate avanti dal capitale transnazionale per mantenere i propri profitti (in realtà autodistruggendo le basi del proprio sviluppo: il capitalismo si sa fagocita tutto, anche se stesso), ha creato in gran parte dei paesi europei, non ultimo l’Italia, sacche sempre più estese di povertà e malcontento: la favola della” fine della storia”, del “migliore dei mondi possibili”, si è rivelata per la mera illusione che era. Su un piano di politica interna invece, il distacco tra grandi partiti tradizionali e popolazione, non è mai stato così ampio: la grande ammucchiata del governo di larghe intese di Letta non farà altro che approfondirlo. Il movimento di classe, in mancanza di una struttura quantomeno nazionale, che possa sorreggere e dare uno sbocco politico unitario alle tantissime forme in cui si manifesta la resistenza alle politiche neoliberiste, riesce a dare risposte parziali e frammentarie sui vari territori. Ed è però proprio a partire dal territorio (questo è ancora più vero per una realtà di provincia come Viareggio), dall’intercettare i soggetti che subiscono la crisi sulla propria pelle, dalla difesa dell’ambiente che è necessario ripartire. Fare il punto della situazione attuale, degli sviluppi che ci sono stati negli ultimi anni, confrontarsi sulle pratiche e sui diversi modi di concepire l’opposizione di classe, cercare o sviluppare punti di contatto: a questo deve servire la giornata del 18 maggio. Discutere su come continuare la lotta, per molti di noi cominciata dieci anni fa, è il modo migliore per festeggiare i dieci anni di centro sociale SARS.