Natale, capodanno e un certo giornalismo non ci piacciono

Il Natale 2013 se ne va lasciandosi dietro la solita ipocrisia che caratterizza, al nostro tempo, questa festa e in più ci regala una polemica stucchevole.

Sulla propria pagina facebook l’assessore al bilancio del comune di Viareggio, Alessandro Caprili, si è lasciato andare alla frase “Il natale mi fa caa’!” Immediatamente è partita la richiesta strumentale di dimissioni da parte di altri politici, dal clero e da alcuni giornalisti. Non intendiamo difendere l’assessore Caprili, che tra l’altro s’è già arreso agli attacchi cancellando la sua esternazione. Chissà se avrà recitato anche l’atto di dolore e se si sarà cosparso il capo di cenere? Intendiamo, tuttavia, non rimanere in silenzio di fronte all’ennesima invasione di campo di moralisti ipocriti e di un clero che minaccia la laicità della vita politica. Ogni persona crediamo abbia il diritto di esprimere la propria emozione rispetto ad una festività. Caprili non è l’unico a cui il natale non piace. Anzi, pensiamo che siano sempre di più le persone che provano un profondo disagio rispetto ad una festa ambigua ed equivoca che ha perso il suo senso originale. Pensare che la frase poi in questione possa offendere i fedeli della religione cattolica è semplicemente ridicolo. E’ ovvio che in politica ogni occasione è buona per usare, a proprio vantaggio, ciò che dice l’avversario. E certi politicanti di destra non hanno perso l’occasione per strumentalizzare in modo meschino questa vicenda. Peccato che Caprili si sia scusato confermando la subalternità del PD ad un pensiero dominante che vuole che l’esistente non sia mai messo minimamente in discussione. Ci piacerebbe chiedere a Caprili a quale natale si riferiva? Si perché non c’è un solo natale ma ce ne sono almeno tre. C’è quello pagano, ovvero la festa del dio sole, già festeggiato dagli antichi romani che in un modo o nell’altro sono riusciti a tramandare ai nostri giorni una serie di riti. C’è poi quello cristiano, la buona novella, che ci annuncia la venuta al mondo di un salvatore per redimerci dal peccato. C’è infine quello consumistico che venera il dio mercato. Insomma si tratta di tre natali molto diversi, quasi incompatibili nei valori che esprimono. Indubbiamente, ormai, sono saldati assieme ma restano distinti. Il fatto che certi giornalisti questo non lo vedano o non lo vogliano vedere non ci sorprende ma chiunque abbia un minimo di sensibilità sente questa differenza. Partendo da questo assunto appare, quindi, evidente che l’affermazione di Caprili era parziale e solo chi è in malafede o ama le polemiche sterili può marciare su queste cose. Ripetiamo che a noi di difendere un assessore del PD non ci interessa niente ma a passare da fessi non ci stiamo. Non rimaniamo in silenzio di fronte alle ingerenze di un clero che in ogni parte d’Europa rialza in modo famelico la testa. Non possiamo dimenticare che in questi giorni i reazionari del partito popolare spagnolo cancellano il diritto delle donne a scegliere della propria maternità. E non dimentichiamo neppure che il signor Catellani, vescovo di Lucca, era a Viareggio ad assistere al consiglio comunale sull’emergenza abitativa in quella serata divenuta uno Spot per la Fondazione Casa appunto banche, clero e quello che resta delle istituzioni. Il vescovo Castellani deve essere andato via perplesso, quella sera, a vedere una forte presenza di soggetti reali che difendevano il sociale autorganizzandosi e mantenendo la propria dignità senza chiedere l’elemosina a santa madre chiesa, nonostante l’abdicazione dei politici. Qualcuno in quella sala protestò, anche, per il ruolo che la chiesa ha avuto nel cancellare, a Viareggio, un luogo di cultura come il cinema centrale.

Ma se gli uomini di chiesa fanno il loro lavoro e i politicanti della destra provano a tirare acqua al loro mulino quello che maggiormente ci deprime è l’atteggiamento di certa informazione che con arroganza e supponenza distingue tra chi fa l’assessore e chi pulisce un cesso alla stazione, in una logia tipicamente classista che non conosce il rispetto per il mondo del lavoro. Non siamo sorpresi da certe provocazioni, soprattutto, quando arrivano da persone che hanno avuto già diverse segnalazioni all’ordine dei giornalisti. Siamo di fronte all’ennesima gaffe di qualche giornalista dall’ego ingigantito? O siamo di fronte ad un’ingerenza moralista che mira a destabilizzare per conto dei soliti poteri?

Pensiamo che un politico a titolo personale possa criticare il natale del resto non siamo ancora in un regime teocratico. La nostra Repubblica non si fonda certo sul 25 di dicembre. Sono altri piuttosto i 25 vilipesi e insultati che meriterebbero rispetto. Troppe volte politicanti e pennivendoli hanno sproloquiato contro il 25 aprile, festa della liberazione e, festa fondante della nostra repubblica. Chi spesso grida istericamente all’eversione, quando vede un sano movimento di protesta, sa bene di cosa parliamo perché più volte è stato pescato con le mani nel barattolo della marmellata ad invocare pene di morti piuttosto che “uomini forti”.

Non vogliamo fare del facile anticlericalismo ma vogliamo riaffermare il diritto alla critica anche quella più aspra specie se è spontanea. Il natale, come abbiamo accennato, è una cosa complessa che investe moltissimi aspetti della vita di una persona e l’aspetto religioso è solo uno dei tanti nemmeno quello più invasivo.

In tanti gridano al ricambio generazionale delle classi dirigenti peccato che però molti pensano che le classi dirigenti siano solo i politici. Così da decenni abbiamo gli stessi vescovi, gli stessi giornalisti, gli stessi uomini di spettacolo. Quest’anno per il capodanno alla Capannina di Forte dei Marmi sarà presente niente di meno che Jerry Calà. Evviva il nuovo che avanza. Diceva il filosofo francese Gustave Thibon che: “l’inferno è ripetizione.” Potremmo dire noi, parlando come si mangia, che l’ultimo dell’anno ci fa cacare o corriamo il rischio di una scomunica o l’invettiva di qualche giornalista nostalgico e scalmanato? A proposito anche certo giornalismo benpensante ci fa c…

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