“Apertura della caccia” Linguaggio estremista e irresponsabile di polizia e giornali

Nel comunicato stampa datato 4 settembre e inviato dal commissariato di Viareggio agli organi di informazione; ci sembra di rilevare parole ridondanti, ricordanti più la fraseologia di qualche spaccone che il linguaggio che dovrebbero tenere le forze di polizia di uno stato democratico. “Preapertura della <<caccia>> anche per gli uomini del commissariato: 18 ore in 3 giorni di battute nelle pinete.” Il termine caccia, per quanto virgolettato, ci appare quanto mai inopportuno perché la caccia si fa agli animali e non alle persone. Ma è evidente che il comunicato cerca di venire incontro alla sensibilità di giornalisti compiacenti che adorano il sangue e la cronaca nera. Il giornalismo dovrebbe essere altra cosa rispetto alle veline delle questure. Ma questo è quello che, purtroppo, abbiamo, oggi, nei tempi del copia e incolla. Il comunicato esordisce:Per 3 giorni il Commissariato ha chiuso gli Uffici non essenziali e il personale si è riversato in città organizzandosi in 3 diversi turni (una sera, un pomeriggio e una mattina) per mettere a ferro e fuoco le pinete di levante e ponente, Piazza Dante e le altre zone di Viareggio che nei giorni scorsi si erano “salvate” dai controlli straordinari attuati a chiusura della stagione estiva.”

Ancora una volta espressioni da guerra come“ferro e fuoco” ci appaiono più consoni al Far West che ad un paese dell’Europa. Apprendiamo poi che la stagione estiva, con i controlli straordinari è terminata ma l’estate non finisce il 21 settembre?

Andando poi avanti nel bollettino ci si rende conto che al linguaggio altisonante non corrispondono reali azioni anticrimine ma una normale amministrazione. E’ evidente che c’è l’esigenza di tranquillizzare una cittadinanza inquieta e spaventata per colpa di un’informazione irresponsabile e allarmistica. Ma che cosa dice la questura nel comunicato? Che a seguito di 180 controlli ha provveduto ad un solo arresto di un pregiudicato viareggino. Continuano testuali parole “abbiamo accompagnato in Ufficio 14 cittadini extracomunitari, interrompendone le attività in pineta: non riuscendo a trovare gli attesi riscontri delle attività di spaccio, 5 di loro sono stati muniti di decreto amministrativo di espulsione e 2 denunciati per reati connessi all’immigrazione.” Di fatto l’ammissione di un fallimento. Cercavano spacciatori e magari gli hanno pure fermati ma non sono riusciti a dimostrarlo. Il resto si tratta di lavoro da vigile urbano, a Viareggio si direbbe da gracino, come i ritiri di alcune patenti di guida e altre contestazioni relative al codice della strada.

Se queste sono le premesse dei risultati della prossima stagione venatoria” parole ancora usate nel comunicato pensiamo che la criminalità organizzata in questa città, purtroppo, dormirà ancora sonni tranquilli. Pizzo e spaccio sono i maggiori proventi con cui la camorra viareggina si finanzia e su quello di risultati siamo a zero. In compenso, però, si sono mandate auto a fare abbassare la musica in locali o luoghi frequentati da giovani. Insomma tanto fumo e niente arrosto. La domanda che ci poniamo è la seguente perché questo cambio di linguaggio? E soprattutto non c’è il rischio di far cadere in errore o legittimare eccessi di qualche agente?

In queste ore, a Napoli, si piange un ragazzo di 17 anni perché un carabiniere ha sparato. Immediatamente i giornali hanno parlato di colpo partito accidentalmente proprio come accade ai cacciatori quando sparano e uccidono un collega in una battuta venatoria. Quando uccidono un fagiano o un cinghiale, però, non è un errore bensì un trofeo di caccia. Non sappiamo se anche a Napoli le forze di polizia hanno aperto stagioni venatorie ma pensiamo che sarebbe il caso di usare un linguaggio più consono e meno di propaganda. La sicurezza, chiesta giustamente, da tanti cittadini non si ottiene solo con la repressione ma con un cambio generale di scelte politiche. Oggi c’è il fumo ma non c’è l’arrosto ma domani a causa di leggerezze potrebbe esserci un incendio per questo critichiamo certi linguaggi cari ad una certa stampa e a certi ambienti politici. Non vorremo dover piangere anche a Viareggio un giovane come è successo a Napoli.

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