La vera perdita per Viareggio è questa donna che va in Burkina Faso

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Ci sono tuoni che minacciano temporali che poi non arrivano mai e ci sono piogge, invece,

che scendono piano e portano acqua utile per irrigare campi.

Ci sono persone importanti e persone che non contano. Ma il contare e il non contare è relativo alla scala dei valori che decidiamo di dare noi. Ed ecco che in questi giorni, che qualcuno si lamenta per la perdita di un sindaco rimosso dal TAR, noi abbiamo, invece, deciso di scrivere della perdita, per Viareggio, di una piccola grande donna che ha dato tanto a chi l’ha conosciuta e darà tanto a chi la incontrerà. Non si tratta di un sindaco che decide o di un politico che promette, non si tratta di un imprenditore che muove soldi e nemmeno di un giornalista che ha il potere di scrivere verità o bugie. Non si tratta di un sacerdote o una suora che benedice e predica né di una attrice che recita grandi parti. Si tratta però di una persona vera come ormai ne sono rimaste poche in questa società decadente. Stiamo parlando di una donna semplicissima, anziana e pure un poco curva ma che non si è fermata mai quando si è trattato di aiutare gli altri. Stiamo parlando di Maria Ida che nonostante gli anni ha sempre mantenuto l’entusiasmo di una bambina.

Maria Ida non è una di noi perché lei non ha i nostri difetti, non è presa dalle nostre ansie politiche, non si confonde, con la pur legittima tattica, non ricerca l’immagine e il consenso. Maria Ida è sopra di noi e saremmo strumentali se volessimo tirarla per la giacchetta ma non è questo il senso del nostro inadeguato articolo pensato solo per ringraziarla. Maria Ida è oltre la politica, è oltre il sociale, è oltre il volontariato. Quello che ha fatto lei nei suoi anni di vita non sarebbe possibile raccoglierlo in un solo libro. Maria Ida non è una donna da finire sui quotidiani ma quotidianamente lei ha difeso la dignità dell’essere umano. Le sue storie forse non hanno affascinato i giornalisti, amanti della morbosa violenza di cui si nutre questa società,  ma ha regalato sogni e speranze a tante e tanti.

La ricordiamo dare da mangiare a chiunque ne aveva bisogno, la ricordiamo mentre assisteva malati, aiutava immigrati o si preoccupava dei detenuti, e ricordiamo tante e tanti che l’hanno chiamata mamma. La ricordiamo mentre stava in mezzo agli ultimi vivendo come loro per potere comprendere e aiutare meglio. In tanti l’hanno incrociata nelle strade della vita e ne hanno apprezzato l’empatia, la schiettezza, il coraggio e soprattutto l’impegno sociale. Il suo sorriso era più di un proclamo, più di un manifesto programmatico era il conforto umano di chi conosce le debolezze dell’umanità. Maria Ida è stata ed è una donna generosa che ha sempre saputo prendere scelte importanti e l’ultima che ha preso è la conferma della sua grandezza. Maria Ida ha deciso di andare in Burkina Faso nella terra degli uomini integri, così alla lettera significa il nome di quel paese. Nella terra che fu di Thomas Sankara e di rivoluzionari che seppero spezzare, almeno in parte, le catene dell’imperialismo.

Mentre in tanti abbruttiti uccidono la solidarietà e rifiutano l’immigrato e magari pensano di uscirsene con la frase “aiutiamoli a casa loro”, e magari quando escono dagli italici confini lo fanno solo per andare a fare una vacanza, questa “meravigliosa matta” che è Maria Ida ci va davvero ad aiutare a casa loro ma lo fa dopo che per una vita ha aiutato chi qui approdava. Fortunato chi incontrerà questa donna che con la sua energia e l’amore per la vita saprà arricchire altre vite. Sfortunata Viareggio che perde qualcuno di insostituibile. Perde una donna che da sola faceva sociale. Altro che politici, imprenditori e giornalisti. Lei mangiava e beveva con gli ultimi, ma soprattutto si occupava di loro ventiquattro ore su ventiquattro, qui nella nostra Viareggio e adesso continuerà a farlo in Burkina Faso. A noi rimane il piacere di averla conosciuta. E a chi non l’ha conosciuta e non riesce a comprendere cosa questa città stia perdendo riportiamo questa frase di Thomas Sankara. Parlo in nome delle madri che nei nostri Paesi impoveriti vedono i propri figli morire di malaria o di diarrea, senza sapere dei semplici mezzi che la scienza delle multinazionali non offre loro, preferendo investire nei laboratori cosmetici o nella chirurgia plastica a beneficio del capriccio di pochi uomini e donne il cui fascino è minacciato dagli eccessi di assunzione calorica nei loro pasti, così abbondanti e regolari da dare le vertigini a noi del Sahel”

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