Camaiore, Lucca, Carrara, ecc., alcuni spunti per un’analisi di quello che esce dalle urne

Pur non ponendo nelle elezioni alcuna reale speranza di cambiamento crediamo che una attenta riflessione possa esserci utile per capire le trasformazioni attorno a noi. Buttiamo giù alcuni spunti di riflessione che non hanno alcuna pretesa di essere verità e che speriamo favoriscano una discussione vivace.

Mai come questa volta l’astensione è un dato importante da sottolineare. La tendenza è in corso da anni. Tuttavia, tutte le volte, dopo una breve premessa tutti si concentrano sui voti validi. Questa volta però il dato è di quelli pesanti specialmente perché si trattava di elezioni comunali, ovvero, di quelle che le persone dovrebbero sentire più vicine. Un italiano su due non ha votato. In alcuni comuni addirittura la partecipazione è scesa sotto il 50%. C’è una scissione ormai insanabile tra la società e chi l’amministra, che le analisi sulla crisi della rappresentanza colgono solo parzialmente. La sfiducia e il menefreghismo sono ormai endemici. Del resto oltralpe, nello stesso giorno, la partecipazione è presso che analoga. Quando l’astensione è alta diviene favorito chi già governa e poco conta se si chiama Orlando a Palermo o Pizzarotti a Parma.

Chi ha perso? Di sicuro hanno perso quella miriade di opinionisti che stanno ore e ore in televisione ad interpretare il niente. Quelli che a urne appena chiuse e con solo tre schede scrutinate già pontificano senza alcuna cautela. L’opinionismo è un male del nostro tempo ma stavolta, anche questo, ci appare, abbondantemente, sopra le righe. Tendenzialmente, i commentatori televisivi si dividono in due categorie quelli che cadono nell’empirismo più estremo e banale e quelli che invece cercano con un raziocinio strumentale e ossessivo di continuare a raccontare la verità preconfezionata dal sistema. In entrambi i casi sono lontani dall’oggettività delle cose. Il tentativo di piegare dei risultati per elezioni amministrative ad un voto nazionale è semplicemente patetico oltre che idiota. Un conto è eleggere un sindaco o un consigliere comunale e un conto è eleggere un parlamento e questa banale diversità la capirebbe anche un bambino. Inoltre le elezioni comunali hanno un sistema elettorale a doppio turno e dove si elegge direttamente chi governerà; mentre per le elezioni politiche, a parte ora che non abbiamo una legge elettorale, si elegge il parlamento e non il governo e con un turno solo. C’è poi un’altra differenza, secondo noi la più grande, i soggetti che si presentano nella competizione elettorale non sono gli stessi. Infatti, alle elezioni amministrative si presentano una marea di liste civiche che snaturano completamente il voto. Si va da liste di sostegno al sindaco, a liste civiche, a liste civetta, a biciclette, ecc..

Sono proprio le liste civiche, nella loro eterogeneità, ad avere vinto e ad impedire di scattare una fotografia nitida del quadro politico. Siamo nel mezzo di una palude fangosa, in una giornata di nebbia, dove è difficile vedere le sponde. Proprio questa legge elettorale permette ad un bipolarismo malato di prendere nuova linfa come un trasfuso prende nuovo sangue. Il secondo turno servirà a far credere che esiste ancora un centrodestra e un centrosinistra ma chi non si ferma alle apparenze e guarda in profondità sa bene che il bipolarismo è in una crisi irreversibile e la sua morte è rimandata solo dalla presenza di liste civiche funzionali. Non ci piace il concetto politico di civismo e meno che mai gli appelli alla società civile. Dietro il civismo si nascondono opportunisti della vecchia e della nuova politica ma soprattutto affaristi. In quanto alla società sa essere abbastanza incivile da far impallidire la politica. Crediamo che la legge elettorale delle amministrative che, di fatto, elegge direttamente i sindaci, che poi si comportano come manager se non addirittura come podestà, andrebbe rivista. Sarebbe utile tornare a mettere al centro i consigli comunali e farlo con una legge elettorale più democratica ovvero totalmente proporzionale.

Vedere, concretamente, il valore delle forze politiche, per le premesse fatte, è difficile. Il PD rimane, comunque, l’unico partito strutturato su tutto il territorio nazionale e quindi conferma molti sindaci. Alla sua sinistra c’è uno spazio ma le contraddizioni di chi dovrebbe occuparlo impediscono che realmente ciò, sempre, avvenga. Tiene Forza Italia e non sfonda la Lega. La battuta d’arresto dei cinque stelle seppure innegabile non deve sorprendere e non può essere enfatizzata in quanto loro sono una forza, che poggia su di un voto di opinione, più virtuale che territoriale e in molti casi sono privi di personale politico sul teritorio. A Camaiore e a Lucca hanno candidato rispettivamente un ex candidato a sindaco di una lista civica Francesco Ceragioli 6% e un ex sindacalista CGIL ora UIL Massimiliano Bindocci 7,5% segno di una normalizzazione. Più che i disastri della Raggi, a Roma, pesa sui cinque stelle la normale amministrazione dell’Appendino a Torino. Appendino si presenta come una sorta di Fassino light. Buona amministratrice con relazioni cittadine compatte, gestione tranquilla della cttà. Una “normalità istituzionale” che appare palesemente in antinomia con quelle ansie popolari l’avevano portata ad essere eletta. Insomma, se anche nella città dove “governa bene” il M5S si rivela un partito di sistema per nulla dedito a quelle “rotture” promesse in campagna elettorale, prima o poi quella protesta volgerà lo sguardo altrove ed ecco spiegabile in buona parte l’aumento dell’astensione.

Quello che sta succedendo o potrebbe succede real M5S, visto che certi processi sono in corso, è già accaduto anni fa alla cosiddetta “sinistra radicale.” Sinistra radicale che ormai non riesce più a ritagliarsi spazi degni di nota in parte perché insegue alleanze con il ceto politico di dissidenti del PD, in parte perché propone esperienze velleitarie e surreali. I risultati di Lucca e Camaiore sono impietosi. Il 2,4% di Marinella Manfrotto di “Lucca città in comune” e l’1,1% di Ilaria Duccini di “Camaiore è tua” ci dicono con chiarezza che la sinistra quando non è immersa nei movimenti di lotta e in pratiche sociali reali per quanto sia lontana dal PD non capitalizza. Peccato che non siano stati ascoltati appelli che chiedevano un percorso più partecipato specie a Camaiore. Visto le difficoltà oggettive molto probabilmente non ci sarebbero stati grandi sconvolgimenti ma di sicuro ci sarebbe stato qualche chicco di più nella cesta come mostra l’esperienza viareggina di due anni fa ma anche quella odierna di Carrara.

A Carrara dove vanno al ballottaggio M5S e centrosinistra ufficiale si ha una frammentazione senza precedenti. Claudia Barbara Bienaimé appoggiata dalle liste Carrara Bene Comune e Democrazia e Autonomia si assesta poco sopra il 6% e Ilaria Paladini della lista La Comune (ovvero rifondazione comunista e sinistra anticapitalista) ottiene un 2,8%. C’è, insomma, quasi un 9% di alternativa reale al centrosinistra che però non riesce a dialogare e mettersi assieme. Sempre a Carrara un risultato significativo lo ottiene Gian Enrico Spiedacci; sostenuto da Art 1, verdi, e altre liste; con l’ 8,7% anche se questa è una sinistra compatibile con il PD ed incompatibile con una proposta anticapitalista.

Tornando in provincia dobbiamo segnalare con apprensione l’exploait di Casa Pound a Lucca. Il suo candidato, Fabio Barsanti, sostenuto oltre che dai fascisti del terzo millennio anche da una lista civica prende quasi l’8% ma il 5% è proprio di Casa Pound. Un sintomo inquietante che conferma le giuste preoccupazioni che gli antifascisti lucchesi da anni denunciano.

A Lucca al ballottaggio si affronteranno un centrosinistra guidato da Alessandro Tambellini e un centrodestra guidato da Remo Santini entrambi ingolfati da liste civiche e con programmi non molto dissimili.

A Forte dei Marmi, la parentesi PD si chiude e il paese torna nelle mani della destra ma nessuno in questi anni si era accorto della differenza.

Dove il PD vince facile è a Camaiore. Alessandro Del Dotto con il 50,3% batte l’ex sindaco Giampaolo Bertola 35,6% sostenuto dal centrodestra unito. La sconfitta del paternalista Bertola è una sconfitta anche per i sindaci di Pietrasanta e Viareggio. Infatti il coordinatore regionale di Forza Italia Massimo Mallegni, sindaco pietrasantino, e Giorgio Del Ghingaro, sindaco Viareggino e uomo di Enrico Rossi, art1 MDP sono intervenuti a gamba tesa durante tutta la campagna elettorale.

I poteri forti sanno cambiare cavallo in corsa e sanno fare giochi di sponda inimmaginabili.

Queste elezioni non ci direbbero niente di straordinario se non che il sistema cercherà di utilizzare il risultato o meglio quello che appare del risultato per normalizzare il sistema e riproporci la gabbia del bipolarismo.

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