Anna sarebbe una nonna di 73 anni ma l’hanno uccisa che aveva solo 20 giorni

Anna sarebbe una donna di settantatré anni, magari sarebbe nonna, e come tutte le nonne vivrebbe per i nipoti. Ascolterebbe le loro ansie e racconterebbe loro delle storie; magari i propri ricordi di quando bambina correva sui prati, di quando giovane si innamorò, del primo ballo, del primo appuntamento, del primo bacio, del primo lavoro, ecc.. Racconterebbe della fatica e della gioia che ogni madre prova nell’avere cresciuto i figli e di come, oggi, anziana sia contenta di parlare con i nipoti. Anna amerebbe i propri nipoti. Ma Anna non ha nipoti, non ha avuto nemmeno figli. Di Anna non esiste né una giovinezza né un infanzia. Un mostro l’ha uccisa a soli venti giorni di vita. Nemmeno un mese, nemmeno tre settimane. Solo 20 giorni, solo 480 ore di vita. Lei forse non si è accorta di nulla. Non si è accorta di quel mostro che la uccideva assieme ad altre 559 persone, il 12 agosto del 1944, in quel paese che si chiama con il nome di una santa che porta il suo nome. Una santa che non riuscì a proteggerla.
Anna Pardini è la più piccola delle vittime dell’eccidio, che i nazisti del 16. SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer SS compirono assieme a fascisti della 36ª brigata “Mussolini” a Sant’Anna di Stazzema ma altri bambini furono trucidati in quel giorno e stessa sorte toccò pure ad alcune donne incinte che furono sventrate. Il male nella sua forma più alta si materializzò in quel giorno grazie ad un’ideologia infame come quella nazifascista. Ma Anna e le altre vittime non sono morti solo quel giorno. Sono morti tante, troppe altre volte. Sono morti ogni qualvolta la banalità, la stupidità e lo squallido tentativo di riscrivere questa storia si sono affacciati alla cronaca. La cronaca con la sua mediocrità aveva la presunzione di sostituirsi alla storia, ma la colpa è delle donne e degli uomini che in questi settantatré anni invece di condannare, e soprattutto di sentire quella pagina di storia sulla propria pelle, se ne sono usciti con menzogne e calunnie contro i partigiani, o hanno cercato di sminuire dicendo: “ma era la guerra.” Forse la vostra guerra non quella di una bambina di venti giorni che non ha potuto crescere, correre, innamorarsi, avere dei figli come ancora, oggi, nel mondo avviene per tanti bambini. Una guerra pensata, voluta, concepita, realizzata dal nazifascismo a cui i partigiani di tutta Europa tentarono di mettere fine.
Quel mostro dorme ma è ancora vivo! Per questo non solo dobbiamo ricordare Anna Pardini ma dobbiamo provare ad immaginare come sarebbe stata la sua vita. Perché proprio immaginando le vite che non sono state vissute, forse, può farci stare attenti e non lasciarci impassibili quando il mostro si desterà di nuovo.

Mario Giannelli

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