Si muore nelle carceri, nei pronto soccorso sui luoghi di lavoro ma il problema è chi si sdraia su di una panchina

In pochi giorni sono morti nelle carceri italiane due giovani sembrerebbe per suicidio. Quando il suicidio avviene nelle carceri usare il condizionale è d’obbligo. Ma anche se si tratta realmente di suicidio rimane ferma la nostra critica ad un’istituzione, come quella carceraria, non adeguata al recupero e al reinserimento ma che spinge le persone verso la disperazione e gesti irreversibili. Sappiamo che a molti benpensanti della morte di due detenuti non interessa altre sono le cose più importanti per lor signori e non tutti possono essere dotati di enormi riserve di empatia magari la poco che avevano l’hanno consumata tutta per la gattina che si è allontanata da casa e postata su facebook da un amico.

In poche ore, in Italia, sono morti tre operai. A Lucca sono morti due operai perché un braccio meccanico di una gru si è spezzato. Lavoravano per una di quelle tante sedicenti cooperative che di cooperativa hanno solo il nome perché lo spirito è estinto dalla notte dei tempi. Un altro operaio è morto, invece, nel bergamasco schiacciato da dei sacchi mentre lavorava nei magazzini della Ravago. Immediato il cordoglio ipocrita delle istituzioni che non cancella minimamente il fatto che chi ci governa nel corso degli ultimi anni ha tagliato fondi sulla sicurezza e ha reso più precari i lavoratori. L’idea di assumere più ispettori del lavoro non sfiora minimamente chi governa questo paese e meno che mai le finte opposizioni di palazzo che scaldano gli scranni delle camere.

Responsabili di queste tragedie, diverse ma pur sempre drammatiche ed evitabili, non è solo la classe politica ma anche un sistema informativo tutto preso ad alimentare campagne di odio verso i migranti e a omettere i problemi reali del paese. E’ tutto un invocare sicurezza ma noi ci chiediamo quale sicurezza? Di sicuro non quella sui luoghi di lavoro! La loro sicurezza si confonde con il decoro perbenista. Si muore nelle carceri mentre sei nelle mani dello stato, ovvero quello che dovrebbe garantire il massimo della sicurezza. Si muore sul lavoro, quel lavoro su cui dovrebbe essere fondata la Repubblica. Si muore nei pronto soccorso degli ospedali perché ormai la sanità è stata privatizzata, svenduta, smantellata. Ma non ci si indigna abbastanza siamo impegnati a indignarsi se uno si riposa su di una panchina o se un writer scrive su di un muro. Certo perché la gente che riposa sulle panchine o quella che disegna sui muri minaccia le nostre vite più di chi non garantisce cinture, caschetti, estintori e tutti gli oggetti atti a tutelarci nei luoghi di lavoro. Saremo fuori dal coro ben intonato ma ipocrita ma noi gridiamo forte: “Si muore nelle carceri si muore di lavoro che cazzo ce ne frega del vostro decoro!”

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