“Ci sono morti che pesano come piume e morti che pesano come montagne.”
La morte della compagna Cinzia Valleroni, per noi, pesa come l’intera catena montuosa dell’Himalaya, non solo per le dinamiche improvvise in cui è giunta, ma soprattutto perché toglie ad una comunità intera l’energia di una donna battagliera che sapeva discernere, consigliare, sorreggere. Viene a mancare un punto di riferimento politico, sociale e umano per tantissime persone.
Non ci interessa far conoscere Cinzia a chi non la conosceva anche perché non ne saremmo mai capaci, perché la sua vita è stata ricca di esperienze molteplici impossibili da narrare. Ci interessa, però, onorare la sua esistenza fatta di impegno e lotta senza, però, mai avere la presunzione della verità in tasca. Si Cinzia incuneava i dubbi e in modo naturale e dialettico ti portava a vedere le cose sempre da altre angolature. Si trattava di un’intelligenza fine, figlia di quella sensibilità che ha partorito le sue tante attività. Di un intelligenza laica non fideistica ma non per questo anti – spirituale anzi sempre attenta ad ogni forma di umanesimo. Alle volte sembrava lenta ma nella velocità dei nostri tempi stanno gli errori, in realtà lei prendeva i giusti tempi per riflettere.
Cinzia era una proletaria ma non una proletaria qualunque. Una proletaria che sapeva di esserlo con tutto quello che questo comporta. Non solo aveva coscienza ma la stimolava e aiutava a costruirla negli altri coltivando la memoria di quelle che una volta si chiamavano “le genti dei quartieri.”
Non vogliamo e nemmeno potremmo fare, per lunghezza, l’intero elenco delle cose in cui Cinzia si impegnava: il sostegno al disagio mentale, la lotta contro il patriarcato, l’amore per la poesia e la letteratura sono solo alcuni dei suoi interventi. Ci preme più sottolineare come le compagne e i compagni che con lei militavano in questi giorni si siano sentiti persi, smarriti, come se un intero mondo fosse crollato, loro, addosso. Si dice: “chi ha compagni non muore!” Ed è sicuramente così da un punto di vista di idee, affetti e memoria. Ma questo bellissimo slogan non serve a fare i conti con la morte, per lo meno non fino in fondo. Quella morte che proprio la società capitalista in cui viviamo, e vorremmo abbattere, cerca di rimuovere continuamente e con il quale invece tutte e tutti dobbiamo imparare a fare i conti. Ma questa è un’altra storia che sarà bene affrontare un’altra volta.
Tornando a Cinzia, adesso, non resta altro che piangerla e piangerla forte come stanno facendo le donne in Cantiere, l’Uovo di Colombo, il Cantiere Sociale e tutte e tutti quelli che l’hanno conosciuta ma nei prossimi tempi occorrerà che le compagne e i compagni che l’hanno amata si impegnino per ricordarla e per valorizzare i suoi preziosi insegnamenti per adesso la salutiamo a pugno chiuso ma a cuore aperto. Cinzia Bella Ciao.