Lo stato di salute dell’informazione e della sanità ai tempi di un virus in una società tardo capitalista.

Forse di corona virus si parla troppo e spesso a vanvera. Tuttavia, pensiamo che anche da questa vicenda si possa imparare qualcosa, sicuramente diversi sono gli spunti di riflessione.

Le scene di migliaia di persone che assaltano i supermercati, svuotando gli scaffali di cibo, sono il segnale di un’isteria di massa. Si tratta di una nevrosi collettiva che covava, però da tempo, sotto le ceneri. I ben più gravi atti di razzismo contro i cinesi, del resto, erano un segnale che non andava preso sotto gamba. L’informazione, o meglio sarebbe dire la sedicente informazione, di questo paese ha giocato un ruolo centrale nel seminare il panico. Il giornalismo italiano, come quasi tutto quello occidentale, si nutre di emergenze e vive di allarmi continui. L’allarmismo è il filo conduttore che unisce gli articoli di cronaca nera a quelli di politica, per arrivare a quelli di costume. Non si tratta solo della ricerca di un sensazionalismo, ma anche di quell’adattarsi al modello estetico apocalittico tanto caro ai nordamericani. Siamo passati, quindi, dall’avere paura per una preghiera, “Allah Akbar”, ad avere paura per uno starnuto o un colpo di tosse.

Una certa politica, fatta di urla e schiamazzi, avvezza ad alimentare le paure della gente, ha cercato di strumentalizzare miserabilmente la vicenda. Gli attacchi della Lega e Fratelli di Italia al presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, sono forse l’apice di questa speculazione politica. Gli esponenti della Lega hanno cercato di giocare anche su di un sentimento anti cinese. In Toscana, infatti, vivono 56.084 cinesi di cui 25.768 nella sola provincia di Prato. Ma il dato è che nessuno di questi cittadini cinesi ad oggi è risultato contagiato e che i pochi casi di positività al virus in Toscana provengono dalla lombardia. Sono, infatti, per uno strano gioco del fato le regioni del Nord, in particolar modo Lombardia e Veneto, ad essere state colpite per prima. La narrazione leghista ha quindi subito più di un cortocircuito anche per l’incapacità dei presidenti delle regioni, e non come preferiscono chiamarsi loro governatori, di Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, dopo che una sua collaboratrice è risultata positiva al virus, ha deciso di presentarsi con la mascherina seminando il panico, per mettersi poi in quarantena. Chissà se è una scusa per uscire di scena dopo i lapalissiani errori. Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, se ne esce con una battuta stupida e razzista contro la seconda potenza mondiale. “I cinesi sono sporchi e mangiano i topi.”  Resosi conto della gaffe si è affrettato a scusarsi ma il danno per l’economia e l’immagine ormai è fatto. Di risposta sui social compaiono le battute sui vicentini che mangiavano i gatti e la ricetta pubblicata su Treviso Oggi di come si cucina una nutria, purtroppo quest’ultima non è una battuta. Se a questi due aggiungiamo, il loro collega di partito e presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, contrario alle vaccinazioni ammalatosi di Varicella, il quadro è completato.

Dopo che per giorni i giornali annunciavano la nuova peste, disastri inenarrabili, insomma un apocalisse immediata, all’improvviso hanno iniziato a minimizzare i fatti. Siamo passati dalla peste al semplice raffreddore in pochissimi giorni. Mentivano prima e mentono adesso!

I giornalisti servi, ieri, facevano i titoli nell’interesse di questo o quel politico reazionario in cerca di misure draconiane e di controllo preventivo. Oggi, che gli industriali piangono miseria, scrivono nell’interesse del grande capitale che soffre questa austerità forzata. Il pennivendolo italiano ha mostrato, ancora una volta, il suo vero volto: quello di essere un servo sciocco. Su tutti emerge quel foglio, noi ci rifiutiamo di chiamarlo giornale, che è Libero in pochi giorni è passato dall’accusare il governo di strage al dire che qualcuno stava esagerando.

Da sempre noi invitiamo a diffidare dell’informazione ma questa volta si è passato il segno. Il minimizzare, poi, con frasi “Muoiono solo vecchi e malati” ci mostra la totale disumanità di una certa informazione. Vecchi e malati sono persone come le altre e, come le altre, vanno protette e curate. Da questo si misura il grado di una civiltà. Inutile dire che chi ha smantellato e privatizzato il settore sanitario mettendo i profitti davanti alle vite di noi tutti certe cose non le può comprendere. Infatti oggi di fronte all’emergenza corona virus sono i medici e gli infermieri che operano nel pubblico a stare in prima linea in trincea. Se avessimo una sanità del tutto privata, oggi saremmo del tutto inadeguati ad affrontare la situazione. Purtroppo alcune scelte politiche, come le privatizzazioni e i tagli volute specialmente della Lega ma anche del PD hanno depotenziato il servizio pubblico. Difendere la sanità pubblica diviene, quindi, per noi una scelta strategica. Crediamo, inoltre, che il governo centrale debba rimettere in discussione il sistema sanitario diviso su di un modello regionale. La sanità deve essere pubblica, gratuita ed efficiente e deve essere gestita in modo unitario. Riteniamo, inoltre, che se dovesse esserci bisogno lo stato non deve esitare un solo istante a requisire strutture private per metterle al servizio della collettività tutta.

Non siamo virologi, né amiamo quelli che si improvvisano sapientoni su tutto. Tuttavia non occorre essere scienziati per leggere certi dati. Non siamo di fronte alla peste nera perché oltre il 90% dei pazienti guarisce, ma non siamo nemmeno di fronte ad una semplice influenza perché oltre il 10% dei malati ha bisogno di cure in terapia intensiva. Non stiamo, quindi, con chi semina il panico per speculazioni di natura politica e non stiamo, neanche, con chi minimizza per interessi economici. Stiamo, invece, con chi lotta e ha buon senso.

Anche in questa vicenda, come in altre, si fronteggiano due politiche, entrambe del sistema dominante, quella sovranista e nazionalista che fa leva sulla paura e l’intolleranza e quella liberista e globalizzata che fa leva sul mercato e le logiche di profitto. Di fronte a questi due estremismi sistemici occorre ricostruire un pensiero critico e solidale che anche in questa vicenda non ci faccia perdere la nostra autonomia di pensiero.

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