Il comitato sanità pubblica Versilia risponde alla Ceccardi sui meccanismi di privatizzazione della sanità.

QUANDO DICEVATE: “Andrà tutto bene!” VOLEVATE DIRE: “Andrà tutto peggio di prima?Durante e dopo l’emergenza uno dei reparti di ortopedia è stato trasformato in un reparto Covid-19 per cui gli interventi sono stati dirottati al San Camillo. E’ iniziata così una nuova collaborazione, autorizzata dalla direzione ASL, che ha trasformato il San Camillo nella traumatologia NO-Covid del Versilia.Mario Manca, direttore dell’unità operativa di ortopedia, ha sponsorizzato, in prima persona sui giornali, la struttura della Casa di Cura, sottolineandone la tradizione ortopedica con sale operatorie a norma e due posti di sub-intensiva per il post operatorio a rischio. Il percorso è stato ritenuto sicuro e i pazienti che arrivavano al pronto soccorso dopo essere stati sottoposti agli esami strumentali necessari, qualora fosse emersa la necessità, venivano sottoposti a tampone, e se negativo trasferiti al San Camillo, per l’intervento e la riabilitazione.Questa collaborazione secondo il primario avrebbe permesso di ridurre le liste di attesa ortopediche ed è stata ritenuta “un modello” che potrà essere seguito anche in futuro, soprattutto nel caso dei traumi dove tutto è completamente diverso rispetto agli interventi elettivi ortopedici: l’approccio, il materiale, la tempistica e la multidisciplinarietà. Questo “modello” oltre ad assicurare lauti introiti al privato, rappresenta il rischio di un depotenziamento del reparto ortopedia dell’ospedale Versilia che oggi è un’eccellenza, sia per la chirurgia che per la traumatologia, con un percorso ben organizzato con la collaborazione del servizio di riabilitazione. Parlando in termini di mercato “è il settore che tira di più”. Per anni hanno tentato di indebolirlo, anche offrendo promozioni al primario ma senza successo. Forse oggi, approfittando della pandemia questa operazione gli può riuscire. A riprova del depotenziamento, che il nostro Comitato ha sempre denunciato, possiamo citare anche l’accorpamento a medicina generale della cardiologia, che fino a poco tempo fa faceva parte dell’area critica. Questo progetto, in corso dal 2015, stoppato dall’ostruzionismo di medici e infermieri del reparto, oggi è pienamente compiuto, data anche l’impossibilità di portare avanti la protesta, da parte dei sanitari impegnati con il Covid. Potremmo fare una lunga lista di tutte le “modifiche” apportate volte a fare passi avanti verso la dequalificazione del nostro ospedale: sono stati fatti tagli nel reparto di neurologia come per esempio l’ambulatorio per la cura delle ​cefalee e l’ambulatorio per l’epilessia; il laboratorio ausili è stato completamente dismesso e trasferito a Livorno, alcune attività del laboratorio farmaceutico sono state spostate ad altre zone (Lucca – Massa) e i tecnici ​specializzati sono stati assegnati ad altro servizio. Peraltro, ​a Lucca e Massa sono stati rimpiazzati con altri lavoratori non qualificati a svolgere quel servizio. E che dire del tentativo di trasformare il dipartimento infermieristico e ostetrico da struttura complessa a struttura semplice, dove è prevista una direzione infermieristica di prossimità. Nonostante quanto vogliano far credere con l’uso di una allettante terminologia, di un declassamento si tratta perché la direzione di questi operatori non sarà più affidata al Versilia ma a Lucca.Le decisioni assunte non sono mai casuali ma seguono una direzione precisa già studiata a tavolino. Anche l’ospedale Versilia è stato trasformato in Covid-19 dal direttore generale Maria Letizia Casani, in corso d’opera, insieme al San Luca di Lucca, in aggiunta agli ospedali di Massa, Livorno e Pontedera, individuati in Area Vasta, per i pazienti non più bisognosi della terapia intensiva. Le altre strutture minori dell’Azienda dovevano farsi carico dell’attività ordinaria, anche chirurgica. La riorganizzazione del Versilia è stata dettata da una concreta necessità o da altri motivi? Come nel caso dei reparti di riabilitazione, diventati in un attimo eccellenze per la “rieducazione” dei malati Covid acuti e post acuti, a seguito della propagazione del virus tra degenti e operatori, per la non ottemperanza delle norme di sicurezza da parte dei dirigenti.Sarebbe stato necessario chiudere i reparti, bloccare l’attività, sanificare e invece è stato più utile fare la trasformazione per il Covid, a cui è stata data una discreta rilevanza mediatica, senza neanche tenere conto delle ripercussioni sui pazienti con ictus, costretti ad emigrare a Barga o a rinunciare alle cure ambulatoriali.Il fatto che il ‘Versilia’ sia un presidio monoblocco ha favorito la diffusione del virus come del resto negli altri ospedali a intensità di cure, la qual cosa ha impedito le attività ordinarie e rafforzato il rapporto con i privati.Purtroppo la realtà ha confermato, in questi mesi, quanto denunciamo da anni sullo smantellamento della sanità pubblica e sulle conseguenze che ne sarebbero derivate. Indubbiamente il Covid-19 è un temibile virus, di cui gli scienziati non hanno conoscenze approfondite, sia relativamente al suo andamento, che alle cure possibili anche se, rispetto alla fase iniziale, oggi le cose sono molto più chiare. E’ indubbio, però, per ammissione di politici e amministratori, che la drammatica situazione sanitaria vissuta per la pandemia ha ragioni che affondano nei tagli al servizio sanitario nazionale operato da decenni. Tagli ai posti letto, al numero degli ospedali e al personale ridotto all’osso. In Toscana il processo di ristrutturazione ottenuto con la legge 84/2015 ha previsto la riduzione delle Asl, accorpate in tre macro–aziende, il taglio di centinaia di posti letto, la chiusura di oltre 50 ospedali e la dequalificazione di molti altri (anche il ‘Versilia’ corre questo pericolo) e il taglio del personale ridotto negli anni di 4.500 unità!L’assessore alla sanità Saccardi dice che il nostro sistema sanitario va avanti nonostante il virus e il sistema viene continuamente migliorato con la predisposizione del concorso per l’assunzione di 3.761 infermieri, 710 assistenti amministrativi e 224 collaboratori professionali per rimpinguare gli organici, oltre lo sforzo fatto per reperire 2.500 operatori sanitari per l’emergenza epidemica. Noi vorremmo crederle ma i meccanismi non accennano a cambiamenti consistenti: la rotta non si cambia e il processo di privatizzazione e mercificazione della sanità va avanti. Tutto non sarà più come prima, potrà essere molto peggio.
Comitato Sanità Pubblica Versilia – Contro il depotenziamento dell’Ospedale Versilia e dei Servizi Territoriali

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