Molto partecipata l’assemblea regionale per la difesa dei territori. Una nuova prospettiva di lotta per l’ambientalismo toscano.

Molto partecipata e ricca di spunti l’assemblea regionale per la difesa dei territori che si è svolta domenica 7 novembre al Cantiere Sociale Versiliese di Viareggio. L’incontro è stato utile per mettere in relazione le varie lotte sui territori ma anche per dare vita ad una discussione più analitica che non può non declinare in termini anticapitalistici la lotta per la difesa dell’ambiente. Hanno partecipato all’incontro circa una cinquantina di persone in presenza, espressione di una decina di città toscane, e altre erano collegate tramite internet. Tra gli interventi anche quello del compagno Dario Salvetti del collettivo di Fabbrica della GKN che ha sottolineato l’importanza di unire le lotte sociali e le lotte ambientali in una prospettiva più generale.

Pubblichiamo qui sotto il documento che convocava l’assemblea

ASSEMBLEA REGIONALE PER LA DIFESA DEI TERRITORI

Viareggio, Cantiere Sociale Versiliese, Domenica 7 Novembre 2021 – ore 15:00

Negli scorsi mesi, molte realtà toscane di lotta in difesa dei territori e portatrici di istanze ecologiste hanno avuto modo di incontrarsi ed interagire positivamente. Le occasioni sono state molteplici ed elencarle sarebbe tanto superfluo quanto, sicuramente, incompleto. Nella ricchezza e pluralità di questi momenti sono emersi, in maniera diffusa, la voglia e l’interesse di continuare ad incontrarsi, contaminarsi e sostenersi reciprocamente. Mossə da questa volontà, vi scriviamo per costruire insieme un’assemblea regionale che sappia restituire, in un momento unitario, i tanti spunti emersi ed apra alla possibilità di costruzioni future, attraverso i tanti fili rossi che ci collegano. Dalle piattaforme delle lotte per la giustizia climatica, alle vertenze locali, si delineano diversi aspetti teorici e pratici comuni che contengono il potenziale per costruire un discorso condiviso, capace di integrare le specificità di ogni vertenza locale e, allo stesso tempo, di superarne alcuni limiti.

Abbiamo provato a riassumere le tematiche individuate nelle occasioni di incontro precedenti in quattro macro temi, che separiamo per semplicità comunicativa ma che presentano aspetti, trasversali ed interconnessi, dei quali è necessario non perdere la complessità. Ovviamente si tratta di un riassunto incompleto e limitato che invitiamo ad ampliare e a costruire insieme.

1- Contraddizione capitale – vita.

La critica al capitalismo estrattivo, affiancata al discorso ecologista, ha portato al centro dell’analisi la contraddizione tra la spinta riproduttiva del capitale e la necessità di tutelare la riproduzione della vita in ogni sua forma.

Alla luce di questa analisi, le dinamiche indispensabili alla sopravvivenza del capitalismo entrano in diretta competizione con la possibilità di sopravvivenza:

  • del pianeta, se consideriamo ad esempio, il tema della giustizia climatica e della necessità di frenare le attività responsabili del surriscaldamento globale;
  • della vita umana, se si considerano le morti cosiddette bianche, legate alla produzione, nel mondo occidentale; ma anche le vite di chi abita il sud del mondo, che oggi paga più caro il prezzo della crescita illimitata; o ancora le vite future, messe a rischio dall’inquinamento irreversibile e dall’esaurimento di risorse indispensabili alla vita, come l’acqua;
  • della flora, della fauna e di risorse indispensabili alla vita, sia come elementi costitutivi dell’equilibrio ecologico e biologico dell’ambiente in cui viviamo, sia come vittime dirette dell’inquinamento dovuto alle attività produttive.

Il profitto delle grandi strutture di produzione è l’elemento direttamente concorrente all’affermazione del diritto alla vita, alla salute, alla terra, per tuttә e per il pianeta stesso.

2- Intersezionalità

Percepiamo come urgente e non più rimandabile la necessità di muovere le nostre lotte con una lente intersezionale. Questo significa riconoscere la pluralità e l’interconnessione dei sistemi di dominio sul vivente che il patriarcato, il colonialismo ed il capitalismo hanno prodotto e sostenuto nel corso dei secoli. Solo con questa tensione alla base possiamo riconoscere gli obiettivi sistemici delle nostre lotte e le plurime composizioni delle nostre oppressioni. Solo attraverso questa lente saremo in grado di superare i falsi conflitti che ci vengono imposti – ad es. quello tra salute, lavoro e ambiente – e smascherarli nella loro internità ad un sistema, quello attuale, che è solo uno, dei tanti possibili.

3- Regione ed Europa e le loro emanazioni normative come obiettivi comuni.

Le lotte per la difesa dei territori, pur agendo in spazi geografici locali e specifici, si scontrano con progetti, decisioni e normative che sono emanazioni dirette di istituzioni più lontane. Il governo del territorio è infatti materia di competenza regionale, così come, sempre più spesso, i fondi economici necessari alle trasformazioni significative (sia in positivo che in negativo) provengono dall’Europa. L’Europa, insieme alle altre potenze internazionali, è poi emanatrice di tutte quelle convenzioni internazionali che dovrebbero occuparsi di ridurre gli effetti nocivi della produzione sul pianeta.

Gli strumenti normativi della Regione risultano spesso insufficienti e tardivi. La tutela del paesaggio e gli studi di impatto ambientale delle attività umane, oltre a depositarsi su situazioni già gravemente compromesse, tirano una coperta corta con gli interessi del libero mercato, contribuendo a disegnare strumenti normativi inefficaci o facilmente corruttibili.

Vengono dall’Europa i finanziamenti pubblici destinati a progetti come PNRR e  Transizione ecologica, progetti che , funzionali ad un modello economico che privilegia gli interessi dei colossi della produzione e la loro sete di profitto, si configurano spesso come operazioni di greenwashing sistemiche, finanziate da soldi pubblici.

4- Pratiche.

Il legame delle lotte per la difesa del territorio e per la tutela dell’ambiente con le specificità geografiche, geomorfologiche e con la presenza o meno di obiettivi fisici specifici, rende molto complesso individuare pratiche collettive adeguate ed apre diversi interrogativi.

A partire dalla topologia e dalla difficoltà ad individuare i luoghi fisici in cui l’espressione della distruzione è più evidente,  elemento comune è l’assenza dei responsabili nei luoghi della devastazione. Altri interrogativi riguardano poi l’accessibilità e l’attraversabilità dei territori interessati: i luoghi della devastazione ambientale sono spesso contraddistinti da morfologie complesse che richiedono abilità specifiche, aree di proprietà privata, territori militarizzati.

Fatte queste premesse, sulle quali speriamo di poter stimolare un dibattito che porti ad ulteriori elaborazioni ed evoluzioni collettive, invitiamo tuttә a partecipare all’assemblea, in occasione della quale ci piacerebbe proporre di dare vita ad un canale di comunicazione (da determinare in che forma) che possa essere strumento utile a rendere più fluido lo scambio di informazioni.

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