Nessun Penny Wise al Quirinale ci rappresenterà.

La rivuoi la tua barchetta non è vero? Certo che la rivuoi e ci sono anche lo zucchero filato, la cioccolata, le giostre e tante altre sorprese qui sotto e tanti palloncini di tutti i colori e galleggiano tutti e anche tu galleggerai …”

Le elezioni del presidente della Repubblica giungono in un momento particolare per la vita del paese. Siamo in un periodo in cui alla crisi sanitaria, alla crisi economica, alla crisi climatico ambientale va aggiungersi, anche, la crisi internazionale con rischi di guerra in Ucraina. A queste crisi va aggiunto il tentativo di pezzi di potere economico e politico di dare l’ennesima spallata alla nostra costituzione. Infatti le aspirazioni di chi ambisce a trasformare la repubblica parlamentare, nata dalla Resistenza, in una repubblica presidenziale che risponda sempre di più a poteri forti sono sempre più evidenti. Tutte queste crisi e tutte queste malsane aspirazioni sono figlie del modello capitalistico. Dal referendum del 1993, quello che ha inserito il sistema maggioritario impedendo una plurale rappresentanza democratica invalidando milioni di voti e che ha favorito la nascita di partiti personali guidati da leader con conflitti di interesse ed ego smisurati, la Repubblica viene chiamata seconda. Questa seconda repubblica ha reciso molti dei legami con i padri costituenti. In questi quasi 30 anni ci sono stati altri tentativi di restringimento della partecipazione popolare, alcuni falliti come la riforma Renzi, alcuni riusciti come l’inserimento del pareggio di bilancio in costituzione e la riduzione del numero dei parlamentari. Qualcuno parla di terza repubblica ma a prescindere dal numerino che la precede la crisi della Repubblica è sotto gli occhi di tutti. La politica è passata da essere il maggiordomo dell’economia al ruolo di semplice cameriere. I presidenti del consiglio vengono scelti dalla Banca Centrale dell’UE e solo ratificati da un parlamento sempre più opaco e debole. Dopo i danni di Monti è arrivato Draghi ma questa volta il signorino è anche più arrogante. Se Monti ha eseguito alla lettera i compiti assegnategli dalla BCE con manovre di lacrime e sangue; con Mario Draghi la situazione assume un aspetto ancora più drammatico, non solo perché l’opposizione parlamentare sembra essere relegata solo nelle mani di un partito post fascista come quello di Giorgia Meloni ma, anche perché il signorino ambisce direttamente al Quirinale. Se Super Mario, il dio dei banchieri, venisse eletto presidente della Repubblica avremmo un unicum nella storia reopubblicana. Per la prima volta avremmo, infatti, un presidente del consiglio che dovrebbe dare le dimissioni nelle sue stesse mani in quanto nuovo eletto presidente della repubblica. La cosa però ancor più grave sarebbe il fatto che sceglierebbe direttamente il suo successore. Siamo di fronte ad un qualcosa non solo di bizzarro ma di anomalo dal punto di vista costituzionale.

Non sappiamo se alla fine Draghi riuscirà a salire al Quirinale o se la spunterà qualche altro vecchio arnese della politica. Poco cambia nella sostanza se non si invertono i rapporti di forza tra le classi sociali.

Intanto nelle televisioni continua il ciacciare di sedicenti esperti che fanno nomi di presunti papabili. Non dedichiamo molte righe per descrivere la mediocrità di un certo giornalismo ma quello che appare evidente è l’enorme distanza tra il paese reale e l’establishment.

Purtroppo la sinistra di classe non ha alcun peso in questa partita. I parlamentari che fanno riferimento a quest’area si contano sulle dita di una mano. Il centrosinistra e il PD in primis puntano su di un uomo dell’ establishment che garantisca la continuità dimostrando di essere il vero perno della conservazione del regime. Il centrodestra appare diviso. Ad impallinare Berlusconi sono stati, proprio, Salvini e Meloni. Il M5S, che è ancora il partito con il maggior numero tra deputati e senatori, mostra tutta la sua incapacità a dare le carte confermando la subalternità alle altre forze politiche. Altro che aprire il parlamento conme una scatola di tonno.

Non ci avventuriamo nel toto presidente. Quello che sappiamo è che chiunque verrà eletto non ci rappresenterà! Sarà un filo americano, sarà un clown ballerino ma soprattutto sarà spietato visto i tempi che ci attendono. Chi corrisponde a queste caratteristiche? Ognuno immagini chi peferisce. Noi, di sicuro, non ci sentiremo rappresentati da questo Penny Wise in veste presidenziale.

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