Assemblea unitaria a Viareggio il 7 aprile “Contro guerra e repressione per ambiente e lavoro abbattere il capitalismo.”

“Leggere un evento sganciatodagli altri è un errore. Negare che esista una concatenazione di cause effetti è quello che vuole la narrazione dominante che non si interessa della logica ma solo della propaganda. Non si può, quindi, leggere l’aggressione imperialista della Russia all’Ucraina se non come la risposta alle continue provocazioni imperialiste della NATO e degli USA alla Russsia. Da decenni la NATO si espande nell’Europa dell’EST, condizionando le scelte dell’Europa e accerchiando militarmente la Federazione Russa. Dietro l’ipocrita propaganda occidentale sui diritti all’autodeterminazione dell’Ucraina si nasconde la paura degli USA di perdere l’egemonia come potenza predatrice e saccheggiatrice nel mondo. Gli ultimi anni con il boom economico cinese e i falliti golpe appoggiati dai nordamericani in Bolivia, Venezuela e Turchia e le vittorie militari russe in Georgia e Siria hanno visto un’inversione di tendenza rispetto a quanto fu determinato nel biennio 1989 – 1991 con la controrivoluzione capitalista, il disfacimento dell’URSS e l’inizio di quella che fu chiamata globalizzazione.

Il predomino sul mondo è nuovamente contendibile e questo è avvertito da tutte le potenze mondiali e anche da quelle regionali. Israele bombarda la Siria per avvertire l’Iran. L’Iran bombarda il Kurdistan iracheno per avvertire Israele. Intanto in Yemen sauditi e iraniani si combattono senza esclusioni di colpi e poi ci sono i Balcani pronti ad esplodere, con i separatisti serbi in Bosnia e le tensioni mai sopite tra Serbia e Kosovo e questo limitandosi ad osservare, solo, quanto avviene in Europa e Medio Oriente. Se volessimo zoomare su America Latina, Africa ed Oriente Asiatico la situazione sarebbe ancora più complessa. Insomma la guerra tra Russia e Ucraina è solo un frame di uno scenario ben più ampio che è tutto strettamente connesso e che va letto nello scontro tra i vari poli imperialisti non con la favola dei buoni e dei cattivi. Non un bolscevico ma Papa Francesco ben otto anni fa disse: “Siamo dentro una guerra mondiale combattuta a pezzi.” Era il 2014 a cento anni esatti dallo scoppio della prima guerra mondiale e quella frase descriveva una serie di conmflitti asimettrici che però rispondevano al medesimo piano di stabilizzazione/destabilizzazione, a secondo da come lo guardiamo, del pianeta.

Siamo in un’epoca di forte instabilità dove le varie crisi si saldano assieme. La crisi economico – finanziaria, la crisi sanitaria, la crisi climatico – ambientale, le crisi politico – militari e soprattutto la crisi morale sono in realtà, tutti, sintomi di una profonda crisi sistemica che noi denunciamo da anni.

Il sistema capitalistico corre inesorabile, portando l’umanità verso la catastofe. Infatti se ci compiaciamo della giustezza della nostra critica a questo sistema di produzione ingiusto, irrazionale e criminale è altrettanto vero che non riusciamo a vedere, almeno sul terreno pratico, un’alternativa. E mai come adesso ci appaiono sagge e profetiche le parole di Antonio Gramsci: Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri.”

I nuvoi mostri, che poi tanto nuovi non sono, si chiamano pandemie, scioglimento dei ghiacciai, inquinamento, razzismo, sessismo, corruzione, precarietà del lavoro, morti sul lavoro, sfiducia nella scienza e sopratutto si chiamano guerra e repressione.

Le dieci persone più ricche del mondo detengono la stessa ricchezza che detengono tre miliardi e ottocento milioni di persone, ovvero la parte più povera del pianeta. Sarebbe fin troppo facile ma anche riduttivo addossare la colpa di questo alle sole politiche neoliberiste, cosa che alcuni capitalisti stanno cercando di fare per salvare il sistema con qualche blando correttivo come le politiche protezionistiche. La responsabilità è del modello capitalistico, nel suo insieme, che per trent’anni senza avere più un avversario sul terreno reale ha saccheggiato il pianeta cancellando diritti e devastando ambiente e vite. Essere anticapitalisti non è quindi una scelta ideologica ma una presa d’atto di coscienza di chi vuole sperare che il mondo possa continuare ad esistere. Vent’anni fa un movimento ingenuo e generoso gridava per le strade di Seattle, Genova, Davos, Nizza che un altro mondo era possibile. Quel movimento fu, violentemente, represso e la, conseguente, spirale guerra – terrorismo del potere ci consegna oggi le macerie di una società che non accetta la sconfitta. E come sul Titanic, qualcuno continuava a ballare negando che la nave stava affondando, qui si continua a ballare negando. Negando pandemie, negando morti sul lavoro, negando guerre, negando il ritorno dei fascismi, negando ingiustizie e sfruttamento. Deridendo Greta e l’impegno dei più giovani. Le urla dei complottisti non spaventano il potere perché essi stessi sono parte del complotto creato dal potere. Servono a trasformare tutto in una macchietta a screditare ogni opposizione reale. Chi comanda nega la lotta di classe e l’autodeterminazione dei popoli perché ne ha paura. Una volta qualcuno avrebbe parlato del bisogno di comunismo ma questo argomento difficile lo rimandiamo ad una altra puntata. Anche se niente, oggi come ieri, spaventa i padroni più che del socialismo e del comunismo. Oggi, però si tratta di parlare della nostra sopravvivenza. Lo hanno capito bene gli studenti del nostro paese, che scendono in piazza contro l’infame legge sull’alternanza scuola – lavoro voluta da confindustria e approvata dai vari servi della poltica parlamenare. Lo hanno capito bene, identificando proprio in confindustria e nel PD i principali bersagli delle manifestazioni e per questo hanno incontrato i manganelli delle solite forze dell’ordine impunite. Le stesse forze dell’ordine responsabili delle morti di Stefano Cucchi, di Federico Aldrovandi e di tanti altri giovani. Quelle forze dell’ordine che diedero vita alla mattanza per le strade di Genova nel 2001, eredi a loro volta di quelle divise che negli anni ‘70, ‘60 e ‘50 sparavano nelle piazze uccidendo studenti, operai e braccianti. Un filo rosso lega la nostra repubblica atlantista. In questo filo rosso le stragi di stato dei servizi segreti, i processi di ristrutturazione economica delle grandi famiglie del capitale italiano prima e delle multinazionali dopo, i crimini della mafia e delle altre organizzazioni criminali e una certa massoneria deviata hanno dettato l’agenda più di quanto abbia fatto la mala politica dei governi democristiani prima e di centrodestra e centrosinistra poi. Tuttavia, se esiste una costante del dominio liberal capitalista nel nostro paese è altrettanto evidente che con la seconda e con quella che oggi chiamano terza repubblica il potere dei padroni non trova più nemmeno dei bilanciamenti. Il parlamento epurato dai socialisti e dai comunisti è del tutto incapace non solo di portare una voce delle classi subalterne ma anche di rappresentare se stesso. A guidare il governo sta un banchiere, il signor Mario Draghi, responsabile dei sucidi di tanti risparmiatori in Grecia e alla presidenza della repubblica hanno dovuto rieleggere Sergio Mattarella. Dopo due mandati di Napolitano arrivano due mandati di Mattarella. Il quadro è stato completato con la nomina alla presidenza della corte costituzionale di quel vecchio burocrate di Giuliano Amato. Il dottor Sottile ha subito affossato i referendum sulla legalizzazione della cannabis, sul diritto all’eutanasia e sulla responsabilità dei magistrati. Niente deve cambiare. Il lago putrido della conservazione si arrichisce di un’informazione a senso unico che non da spazio alle poche voci esistenti fuori dal coro. Quei pochi parlamentari che si oppongono in senso progressista non vengono mai citati e il monopolio dell’opposizione viene regalato ad una delle forze più conservatrici e reazionarie che il paese abbia mai avuto. Fratelli di Italia, di Giorgia Meloni, oltre a non avere mai reciso le sue radici con il fascismo ha una classe dirigente, in molti territori, collusa con la ‘ndrangheta. La situazione italiana è, quindi, drammatica, ma non molto dissimile è la situazione negli altri paesi occidentali. La Grecia ha visto il fallimento dell’ipotesi riformista di Tsipras e dopo le lacrime e sangue imposte dalla BCE, e le violenze fasciste di Alba Dorata, si ritrova un governo di centrodestra che prosegue con politiche impopolari. La Spagna rimane una monarchia e ha soffocato le spinde indipendestite provenienti dalla Catalogna. Lo stesso governo di coalizione PSOE – Podemos alterna barlumi di riforme a momenti di totale incapacità ad affermare una vera e propria strategia progressista. La Francia vede un continuo malcontento che si manifesta anche nelle piazze ma che non produce una reale alternativa a Macron. In Germania, finita l’era Merkel, il governo di coalizione a guida socialdemocratica stenta a fare ripartire l’economia. Tutto il vecchio continente vive nell’instabilità. L’UE, perso il Regno Unito e costretto a tenere a bada le bizze e i capricci di governi demagogici e populisti come quello ungherese e polacco, sembra arrancare nella costruzione del suo progetto dipendente come è militarmente dagli USA ed energicamente dalla Russia. E proprio USA, Russia ma soprattutto Cina, anche se questa è più lontana e meno aggressiva, sono i tre protagonisti sulla scena mondiale. L’Unione Europea appare debole e divisa anche perché così la vuole l’amministrazione USA. Trump festeggiò la Brexit e a Biden tutto sommato non dispiace avere con il Regno Unito un rapporto di interlocuzione privilegiato anche come provano le nuove alleanza militari nell’oceano indiano in chiave anti cinese. Ed è sempre il Regno Unito ad essere il principale paese capofila della russofobia che soffia nel vecchio continente, sempre più ricattato dagli USA e della NATO. E’ dentro questo contesto che va letto il conflitto ucraino. La guerra come repressione dei popoli e la repressione come guerra delle classi dominanti a chi si oppone tra i subalterni. La violenta repressione contro le proteste nelle carceri italiane, avvenute nel 2020 ad inizio della pandemia e costata ben 9 morti solo nel carcere di Sant’Anna di Modena, è solo la punta di un iceberg. La repressione ha visto arresti nel movimento NO TAV, manganelli sugli studenti e restringimenti della libertà con il pretesto della pandemia. Anche in Versilia da anno le compagne e i compagni che si battono per il diritto all’abitare così come gli antirazzisti sono stati attenzionati da magistrati e sbirri e si sono piovere addosso decine di procedimenti penali.

Con l’aumento della crisi economica e della tendenza alla guerra sarà inevitabile un aumento della repressione. Per questo occorre rispondere con la solidarietà di classe a chiunque sia colpito da repressione e con la solidarietà internazionalista verso i popoli che subiscono aggressioni.

I 15000 morti nel Donbass, in otto anni, non interessano la “libera informazione” occidentale. Dal canto suo il corotto Putin sfrutta questo pretesto per la mania di grandezza della sua cerchia di oligarchi e generali affamati di potere.

E’ evidente che le conseguenze delle guerre tra i ricchi le pagano i poveri ed è quindi evidente che non vada dato un solo soldo, una sola arma, un solo uomo a questa guerra. Ma anche questo è insufficiente va ripresa la lotta per chiedere l’uscita del nostro paese dalla NATO e la chiusura di tutte le basi NATO e USA sul territorio nazionale Con questo spirito in modo unitario promuoviamo per il 7 aprile un’iniziativa dibattito dal tema ambizioso “Contro la guerra, contro la repressione, per l’ambiente, il reddito, la casa, il lavoro, abbattiamo il capitalismo.”

Assemblea Movimenti Anticapitalisti Viareggini

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