Filippo Antonini interviene sull’assenza di sicurezza nella balneazione alla Lecciona.

“Ciclicamente ed in occasione della stagione estiva, si riparla, spesso e purtroppo a sproposito, della mancanza di sicurezza sulla spiaggia libera denominata “Lecciona”, tra la Darsena e Torre del Lago. Sono passati ormai sette anni, da quando, come Repubblica Viareggina, si sostenne la giusta lotta in difesa del lavoro, dei bagnini della “Lecciona”, condotta in primis dall’amico Nicola Gallione. Sono passati sette anni, da quando, con il compianto Emiliano Favilla ed insieme ad alcuni/e volontari/e, oltre all’aiuto logistico dell’associazione “Salvamento Genova” che fornì mezzi e giovani bagnini/e desiderosi/e di imparare e fare pratica sul campo, si organizzò un servizio volontario, di assistenza balneare, nei mesi di luglio ed agosto. Tale servizio di assistenza, non fu solo un momento di denuncia e sensibilizzazione sulla sicurezza in mare, ma anche un controllo concreto lungo tutta la spiaggia libera, a maggior ragione in una fascia litoranea particolarmente insidiosa. Dopo sette anni, nulla ancora è stato fatto, e ancor più grave è il fatto che le presenze sono aumentate e da quest’anno l’Amministrazione comunale ha riconosciuto -giustamente- la zona come area naturista (Anita), con un ulteriore aumento di persone. E la sicurezza, a chi la deleghiamo? Al caso; al buon senso, alla sorte, a due o tre cartelli posizionati o a delle corde e ciambelle collocate lungo la spiaggia!! Se ne dovrebbe fare carico il Comune e basterebbe coinvolgere, in un progetto serio, la Capitaneria di Porto, le Associazioni di Salvamento presenti sul territorio; ricercare i fondi tra i camping della pineta di Levante e i balneari viareggini. Sì, anche i balneari, proprio come si mobilitò Emiliano Favilla nel 2015, con ciambelle e pattini, oltre alla sua presenza competente e costante di bagnino navigato!! Basterebbe poco, soprattutto e a maggior ragione, in una città come Viareggio, profondamente ferita dalla mancanza di sicurezza sul lavoro. Poco da un punto di vista economico ed organizzativo ma molto in fatto di coscienza!”

Filippo Antonini

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