Costituzione o autorganizzazione quale è la strada da seguire?


Il potere parla un linguaggio, ormai, distante anni luce dai bisogni della gente. Non ci sono più possibilità di rappresentanza e margini di mediazione. La crisi del riformismo prosegue parallelamente alla crisi sistemica del capitalismo. Il 19 ottobre segna una data spartiacque nelle mobilitazioni e nelle lotte sociali del nostro paese. Le oltre centomila persone che hanno sfilato per le strade di Roma sono il segnale che un nuovo soggetto sta nascendo. E’ un soggetto reale che parte dal sociale e cresce nei conflitti territoriali. Non è la rappresentazione dei movimenti ma i movimenti stessi che nella loro pluralità si riprendono la scena. La strada maestra è quella dell’autorganizzazione, dell’autogestione dal basso e della riappropriazione. Lo abbiamo detto tante volte: “non può esistere il politico senza il sociale” e i soggetti sociali, quelli che più di ogni altri pagano la crisi, sono scesi nell’agone politico dando vita non solo ad una grande manifestazione, che ha smentito i pennivendoli pronti come sempre a guardare il dito e non la luna, ma hanno messo in connessione le tante vertenze. La lotta per il diritto ad abitare, la lotta contro il devastante progetto della TAV, la lotta contro il folle progetto del muos e quella contro i tanti inceneritori che avvelenano i territori, la lotta degli studenti e quella dei lavoratori si sono saldate in una critica severa all’esistente e lo hanno fatto in autonomia da qualsiasi pensiero politico preconfezionato. Se il 12 ottobre trentamila persone, incantate dalle sirene dei nuovi guru Landini e Rodotà, hanno manifestato in difesa della costituzione, cosa tanto nobile quanto anacronistica, il 19 ottobre non c’è stato il conservatorismo ma la consapevolezza che serve solo una lunga lotta. Le due piazze non sono in contrapposizione tra loro, qualcuno del resto ha partecipato ad entrambe le manifestazioni. Entrambe esprimono una opposizione al governo di PD e PDL ma una lo fa dentro il quadro di compatibilità del sistema l’altra lo fa dissacrando BCE e Unione Europea e provando a gettare lo sguardo oltre l’orizzonte. Mentre i politici, i politologi e i giornalisti continuano a stuccare parlando di Berlusconi, nei talk show, nel paese cresce la conflittualità sociale. Aumentano le case e gli spazi occupati, aumentano i picchetti e aumentano gli scioperi. Siamo ancora lontani da quello che servirebbe ma qualcosa si muove e ci indica la strada da seguire che non è la costituzione, regolarmente violata dai padroni e dai governi negli ultimi sessanta anni, ma è l’autorganizzazione. La costituzione italiana nacque da un compromesso con rapporti di forza tra due classi sociali produttive: la borghesia e il proletariato oggi notevolmente mutato. Pensare che per uscire dalla crisi basta applicare la costituzione non è semplicemente utopico ma è ridicolo. Siamo pronti a difendere la costituzione, nata dalla resistenza, da qualsiasi attacco revisionista. Tuttavia, siamo consapevoli che si esce dal capitalismo e dalle sue crisi non resistendo ma attaccando, con questo spirito siamo scesi in piazza il 19 ottobre e con questo spirito continueremo a lottare sui territori.

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