Siamo tornati a Genova


Siamo tornati a Genova, lo avevamo detto e lo abbiamo fatto. Siamo riusciti a riempire un autobus e forse avremmo potuto riempire anche un secondo. Ma dalla Versilia comunque tramite autobus, treno e auto sono arrivati nel capoluogo ligure un centinaio di persone. Niente è stato facile. Il primo ostacolo lo abbiamo incontrato due giorni prima del viaggio quando la ditta Lorenzini di Ortonovo, con la quale avevamo raggiunto un accordo verbale, si inventava la balla che aveva avuto pressioni dalla questura di La Spezia per non mandare autobus a Genova. Accertato che ciò non era vero e fatto presente il tutto a questa ditta, i Lorenzini dicevano che avevamo capito male in merito all’ingerenza ma che loro autonomamente avevano valutato pericoloso e sconveniente raggiungere Genova. Ci chiedevano una Caparra di 5000 euro per far partire l’autobus. Decidevamo allora di partire con l’autobus di una ditta di Viareggio. Partiti alle ore 13.30 dal parcheggio della stazione vecchia di Viareggio sostavamo a Massa per caricare una decina di compagni e poi si ripartiva per Genova. Tra Recco e Genova Nervi incontravamo una coda di 4 km, superato questo ostacolo al casello di Genova Aeroporto la polizia fermava l’autobus per fare una perquisizione e identificare le persone, facendoci perdere altro tempo. Arrivavamo con il corteo che era appena partito. In testa, come giusto che fosse, c’erano i genitori di Carlo Giuliani, poi il movimento No TAV giunto a Genova dopo un’altra nottata di lotta in Valle. Subito dopo sfilano i centri sociali, i partiti della sinistra, la FIOM, il sindacalismo di base, l’ARCI e tanti altri. Dal palco qualcuno dice siamo 50000 la questura dirà 10000 ma al di là dei numeri la giornata è un successo. E’ una giornata di memoria ma è anche una giornata di lotta. C’è un filorosso che unisce le giornate di G8 alla resistenza dei valsusini e a tutti quelli che lottano per la difese dei beni comuni, ai compagni che denunciano la repressione, ai lavoratori che non si piegano al ricatto del capitale. Un altro mondo era possibile nel 2001 e lo è ancora oggi. Un altro mondo non solo è possibile ma è necessario. Lo spirito di Genova è ancora vivo dentro di noi e lo rimarrà ancora a lungo, magari si trasformerà e in questi 10 anni già lo ha fatto ma è uno spirito che nasce dalla voglia di cambiare questo mondo, di chiudere con le distorzioni del sistema capitalistico. Siamo tornati da Genova sicuramente più consapevoli.

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