Il biondo angelo della morte


E’ bianco, biondo, occhi chiari, benestante, istruito, vestito in modo elegante, l’attentatore di Oslo. Insomma è l’esatto contrario dello stereotipo del terrorista che ci hanno dipinto nell’ultimo decennio giornalacci e politicanti. E’ un ariano con barba fatta e crede in dio, nello stesso dio in cui crede Benedetto XVI. La Norvegia, e con lei tutta l’Europa, si ritrovano sotto shock. L’odio che affonda le sue radici in un mix di idee insane di neonazismo e di integralismo cristiano si è manifestato con una violenza inaspettata che obbliga tutti ad una attenta riflessione. Guai a sottovalutare episodi come quello del doppio attentato terrosistico avvenuto in Norvegia. Guai a liquidare il fatto come l’episodio di un folle. Siamo dentro una guerra di civiltà voluta e pensata da chi non sa come uscire da questa crisi che non è solo crisi economica ma è crisi globale. Il tentativo di riportare indietro l’orologio della storia, di distruggere la società multiculturale fallirà ma non è da escludere che questi criminali ci facciano pagare un prezzo salato. Il fanatismo religioso e l’odio razziale tornano di prepotenza e attecchiscono in una Europa che si sente vecchia, sconfitta demograficamente e in una crisi economica irreversibile. L’ipocrisia dei politici non servirà ancora a lungo a nascondere quale pericolo minaccia l’Europa, un pericolo che non viene da lontano ma viene da dentro casa. Cosi mentre la polizia norvegese indaga se il biondo angelo della morte ha agito da solo o con l’aiuto di complici, magari addirittura di una rete internazionale, in Italia il parlamento boccia la legge contro l’omofobia facendo un grande regalo agli squadristi. Intanto i vari Borghezio, Feltri e Carlucci esternano frasi illogiche e irrazionali che però tra una parte della popolazione imbarbarita attecchiscono. Non ci interessa qui ricordare che Vittorio Feltri in un qualsiasi paese liberale non scriverebbe in alcun giornale o che Borghezio e la Carlucci sono il livello più basso della politica: uno squadrista e una marchettara. Ci preme di più ricordare che la distinzione tra società monoculturali e società multiculturali è un mito. La scelta non è tra una società multiculturale e l’altra culturalmente omogenea ma tra vari tipi di multiculturalismo. Ogni società, infatti, funziona con un suo multiculturalismo adeguato alla propria storia e alla propria popolazione. Le società che rimuovono le disparità sociali hanno maggiori possibilità di funzionare armonicamente. Comprendere questa ovvietà sarebbe un modo per progettare un futuro più sereno per tutti ma in Italia e in Europa ormai i politici pensano solo a raccogliere i voti di chi ragiona con le viscere della pancia e non con il cervello. Siamo di fronte ad una barbaria che può e deve essere contrastata non solo con l’antirazzismo, l’antifascismo, il laicismo ma con una prospettiva di cambiamento radicale che ci lasci alle spalle la crisi. Di fronte all’odio e alle barbarie non si può rispondere con la moderazione e l’attendismo ma si risponde con la rivoluzione e la solidarietà internazionale. Oggi ci sentiamo tutti norvegesi cosi come ci sentiamo tutti afghani e tutti libici. Ci sentiamo tutti figli di un mondo dove gli esseri umani devono potere circolare liberamente cosi come già fanno soldi e merci.

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