La ragione dei lumi contro il buio del fanatismo

I gravi fatti avvenuti in questi giorni a Parigi hanno portato, come prevedibile, ad una serie di reazioni molte dettate da una spinta emotiva. Episodi del genere richiedono, però, di essere letti con le lenti della razionalità perché la risposta che deve essere data a queste barbarie deve essere la più efficiente e scientifica possibile. In attesa che le indagini siano terminate per avere un quadro completo non possiamo che pronunciarsi sui fatti come ci giungono attraverso lo schermo televisivo che tende a spettacolarizzare anche quello che è un macabro atto di fanatismo.

Charlie Hebdo è un giornale irriverente che fa satira e non risparmia nessuno. E’ un giornale estroso, figlio della cultura francese laica e dissacrante. Quella cultura a cui tutti noi europei moderni in un modo o nell’altro siamo legati. La colpa di questo giornale è quella di avere pubblicato delle vignette raffiguranti il profeta Mohamed e giudicate blasfeme dagli integralisti. Si tratta di un gesto, non solo criminale ma, di sfida a chiunque abbia a cuore la libertà di pensiero. Questa azione ha provocato reazioni diverse prestando, però, il fianco a vere e proprie strumentalizzazioni. La richiesta del ripristino della pena di morte di Marie Le Pen, leader del Front National, o la ripresa della propaganda xenofoba da parte di estremisti di destra rischiano di avviare un escalation involutiva che potrebbe far precipitare la nostra intera società nel caos. Dobbiamo avere la forza e il coraggio di dire che non siamo di fronte ad una nuova crociata come i nuovi populisti di Europa vorrebbero far credere. Gli integralisti islamici non attaccano la nostra società per le radici cristiane ma l’attaccano perché secolarizzata. Non casualmente è stato scelto dai terroristi un giornale gauchista come il Charlie Hebdo. L’immagine del direttore del giornale Stéphane Charbonnier, in arte Charb che saluta a pugno chiuso mentre tiene in mano il giornale ha fatto il giro del mondo. E sempre non casualmente, tra la Siria e l’Iraq, l’ISIS concentra i suoi principali attacchi contro le formazioni progressiste curde come il PKK e l’YPG. E’ proprio la resistenza curda, di Kobane, dove le donne sono in prima fila contro i taglia gole, ha creato un immaginario in tutto il Kurdistan che non ha fatto piacere di certo alla Turchia. Purtroppo le potenze occidentali, giocando a risiko, hanno abbandonato i curdi al loro destino anche perché di ispirazione marxista.

Ma siamo di fronte ad una minaccia islamica per giunta come sosterrebbero i leghisti dovuta all’immigrazione? Appare fin troppo facile rispondere che una forza politica che vive di propaganda per far breccia sugli istinti più primitivi come le paure non sia credibile. E’ giusto, tuttavia, andare a scoprire le cose e vedere chi sono i terroristi che hanno colpito a Parigi. Non sono immigrati ma sono cittadini francesi. Da un po di tempo, nel vecchio continente, l’estremismo islamico attecchisce tra i cittadini europei convertitesi all’Islam. Gli immigrati che arrivano sulle nostre coste attratti dalle illusioni occidentali, magari con le carrette, fuggono da quei paesi e vogliono lasciarsi alle spalle le loro vite. Molti di questi giungono nel nostro paese e si integrano. Altri vivono ai margini della società. In entrambi i casi fuori dal cono di influenza dell’estremismo islamico. Chi beve, assume droghe, ruba o vive di espedienti è in peccato mortale per la religione islamica. Gli stessi esponenti dell’ISIS, nei loro deliri, hanno dichiarato che i migranti che hanno lasciato i paesi islamici per venire in Europa sono dei blasfemi e dei traditori. E’ evidente che quindi non esiste alcuna relazione tra immigrazione e terrorismo islamico se non nella testa di chi vuole fare della volgare propaganda. Tuttavia, la minaccia del terrorismo islamico è reale e oggi, forse, lo è ancora di più che del 2001. C’è da comprendere come affrontare questa minaccia. Vedere in televisione personaggi bolliti come Gasparri, La Russa e Ferrara, cioè i neocons di casa nostra, quelli che sposarono le folli tesi di Bush e la sua fallimentare guerra infinita al terrorismo mi lascia esterrefatto. Così come mi lasciano esterrefatto le frasi “Vengono a casa nostra e devono comportarsi come vogliamo.” Chiarito il fatto che molti cittadini di religione islamica sono a casa loro, in quanto nati qui, appare evidente che questa frase serve solo a distorcere la realtà e a creare due fronti apparentemente uno contro l’altro. Il fronte cristiano e quello islamico. Facendo credere che l’Europa sia più tollerante perché il cristianesimo è una religione più buona. In realtà se esiste una differenza tra l’Europa e i paesi islamici, arabi o di altre parti del mondo, sta nel fatto che in Europa c’è stato l’illuminismo, la Rivoluzione Francese e una lotta continua del pensiero laico che ha strappato ai cattolici, ai calvinisti e alle altre chiese cristiane quella supremazia. Banalizzando si potrebbe affermare che la differenza tra la nostra e l’altra sponda del Mediterraneo non sta nel fatto che da noi si seguano i precetti di San Paolo e da loro quelli del profeta Moahmed ma proprio nel fatto che noi seguiamo sempre di meno quei precetti perché abbiamo avuto Voltaire, Diderot, Rousseau e perché no anche Nietzsche e Marx. La secolarizzazione, il processo di laicizzazione, il femminismo, le libertà e i diritti sono stati conquistati con anni se non secoli di lotte. Senza questo percorso il gap tra queste due sponde del Mediterraneo non esiterebbe. Probabilmente avremmo ancora le donne con il velo, la verginità fino al matrimonio, il carcere per gli omosessuali e la pena di morte per filosofi e intellettuali che dissentono.

Era solo il 1600 quando Giordano Bruno venne mandato al rogo a Campo dei Fiori ed era meno di 200 anni fa quando Pio IX proibiva la vaccinazione e l’illuminazione per le strade. Cristianesimo, Islam, ed anche ebraismo dal quale entrambe discendono, hanno più cose in comune di quanto la gente comune pensi e non casualmente i vertici ecclesiastici di queste religioni continuano a dialogare e ad avere un nemico comune: il progresso. I figli del patriarca Abramo; che stava per sacrificare il suo secondogenito Isacco, ad un dio vendicativo che distrusse Sodoma e Gomorra; hanno in comune la fobia per il sesso, la presunzione di una superiorità morale, il ricorso alla guerra, la misoginia, il maschilismo.

La crisi che attraversa l’Europa è dovuta proprio al fatto che gli eredi del pensiero illuminista, siano liberali o socialisti, non sono riusciti ad affermare negli ultimi cinquant’anni quella verità che solo il sapere e la scienza possono dare. In un continente stanco e apatico vecchi e nuovi fantasmi si ripresentano minacciando i diritti civili e le conquiste di libertà. Il fatto che l’Europa non abbia messo in costituzione il richiamo alle radici giudaico – cristiano di per se è, per me, un fatto positivo ma il fatto che i socialisti e le sinistre non abbiano nemmeno proposto un richiamo all’illuminismo e al giacobinismo mostra una arrendevolezza che ci porta, oggi, di fronte all’islam impreparati. L’islam avanza oggi, e lo farà ancora di più domani, pretese che rischiano di riportare indietro le lancette della storia. L’islamofobia che certa destra semina, tuttavia, non solo non aiuta a contrastare queste pretese ma rischia di esserne funzionale. Non bisogna temere l’islam. Bisogna conoscerlo e contrastarlo con le armi dell’illuminismo. La ragione dei lumi è l’unica vera arma che può contrastare il fanatismo religioso. Serve una nuovo pensiero laico. Da un punto di vista storico lo scontro tra questo pensiero laico e l’islam potrebbe essere letto come il secondo atto dello scontro tra l’illuminismo contro la superstizione monoteista. Se oggi nelle nostre società siamo riusciti a liberare le donne dal velo e dal falso mito cattolico della verginità, non vedo perché dovremmo recedere di fronte all’islam.

Non è vero che il cristianesimo è più docile e più malleabile. Sono i rapporti di forza all’interno della società che ne hanno mutato il ruolo. Solo pochi anni fa il Vaticano ha, però, votato contro una risoluzione ONU che condannava i paesi islamici che applicano la pena di morte contro l’omosessualità. Questo a conferma di un DNA comune tra i due bui monoteismi. L’assenza di una rivoluzione all’interno dei paesi arabi ha fatto si che nel corso degli ultimi trent’anni i rapporti di forza tra le forze laiche e quelle islamiche mutassero a favore di queste ultime. Per questo è importante non confondere arabi con islamici e lavorare perché all’interno del mondo arabo si sviluppino quelle contraddizioni dialettiche che aprano la strada ad un processo di laicizzazione o quanto meno di separazione tra la vita politica e quella religiosa. Le primavere arabe hanno in questo senso rappresentato uno spiraglio che ha visto la partecipazione di parte di una società civile che è scesa nelle piazze ma che non ha saputo poi darsi una rappresentanza politica, anche per colpa di un occidente che invece di appoggiarle ha giocato ancora una volta con i popoli per difendere i propri profitti. Lo sviluppo di un processo di modernizzazione nel mondo arabo, tuttavia, non potrà avvenire se l’Europa non riuscirà a ridefinirsi come paese figlio della rivoluzione francese. Quella rivoluzione che i reazionari di casa nostra dal 1989 stanno cercando di mettere in discussione. Liberté egalitè e fraternité sono i punti cardine da cui ripartire. Ed è importante sottolineare che mentre ogni anno, il 14 luglio, la maggioranza dei francesi festeggiano questi valori il Front National della Le Pen marcia invece ricordando Giovanna D’Arco. Al di là della strumentalizzazione che i nazional frontisti fanno della pulzella di Orleans appare evidente come certi valori siano radicalmente incompatibili e di come certi personaggi politici provino sempre a riportare indietro l’orologio della storia. In Italia questo compito lo porta avanti, molto bene, il signor Salvini. Il Leader della Lega Nord urla contro gli islamici ma se uno va a vederne il suo programma su matrimoni gay, su pena di morte, su diritti civili, su immigrazione, su famiglia non si discosta molto da quello di qualsiasi partito islamico. Sarà anche una tonalità leggermente diversa ma alla fine verde è il colore della Lega Nord e verde è il colore dell’islam. Entrambi protesi a difendere un’identità e a non avere il coraggio di aprirsi al mondo, quel coraggio che avevano gli illuministi e che dovremmo ritrovare tutti come europei. Mentre a Parigi si piangono le vittime delle barbarie a Torino, tuttavia, avviene un fatto straordinario che farà discutere. Il comune di Torino registra per la prima volta un bambino con due mamme nato in Spagna grazie alla fecondazione eterologa.

Per i registri dell’anagrafe è il primo caso in Italia figlio di madre A e B. Questa la conclusione a cui l’Amministrazione comunale del capoluogo piemontese è giunta sulla base degli approfondimenti normativi e giuridici effettuati negli ultimi due giorni. E’ questo l’antidoto giusto contro i fanatismi religiosi. Andare avanti nell’estensione dei diritti civili alla faccia di qualsiasi oscurantista. Contrastare il fanatismo islamico è possibile solo con un approccio laico e innovatore. I conservatorismi e i populismi possono anche essere apparentemente più intransigenti ma poi affondano negli stessi valori dell’islam quelli precedenti all’epoca dei lumi. La lezione che ci viene da Kobane e da Parigi è la stessa tocca ai progressisti contrastare l’ integralismo islamico e il vento della reazione. Parafrasando, proprio, Charb credo che sia preferibile morire in piedi che vivere in ginocchio.

Mario Giannelli

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