l’Amore, si dice, sia la forza motrice che muove il mondo. È ciò che ha permesso e permette la sopravvivenza umana. Abbiamo bisogno di relazionarci, comunicare, condividere; di apprezzare ed essere apprezzati; di abbracciare ed essere abbracciati; di mischiare i nostri odori, i nostri sapori, i nostri umori. Abbiamo bisogno di dormire intrecciati a qualcuno per darci calore. Abbiamo bisogno di non sentirci soli per combattere le paure… Abbiamo bisogni.
Ed è proprio in questo mare di bisogni che ci consegniamo totalmente all’altra persona, chiedendole la stessa resa.
Qualcuno lo chiama l’Amore Romantico… quel mito patriarcale fatto di magia, di estasi e dolore, di amori eterni e di anime gemelle, di principi salvatori e di principesse da salvare. Già… principesse da salvare. Se è vero che l’amore suscita in noi la parte buona, ancor più vero è, che ne mostra soprattutto il lato peggiore, quello oscuro, inconfessabile; come l’egoismo, la paura, l’insicurezza, il desiderio di possesso di dominio e di vendetta, fino ad arrivare all’ estrema conseguenza che sovrasta i giorni nostri: la realtà del femminicidio, vendutoci come crimine passionale; il prodotto finale di una strisciante cultura patriarcale, rinvigorita e consolidata dal capitalismo che ha costruito la cultura amorosa su principi e valori del sistema, come ad es. la proprietà privata ( tu sei mi*, io sono tu* ).
L’Amore, che sarebbe di per sé azione pura, è di fatto un prodotto culturale, idealizzato e mitizzato, impostoci da gruppi di potere religiosi, politici ed economici, che pregiudica seriamente il concetto di eguaglianza, poiché si basa sulla patriarcale divisione dei ruoli, sulla dipendenza degli uni dagli altri, sulle gerarchie di affetto e sui privilegi di genere; ed infine esalta il mito dell’amore eterosessuale, quello del matrimonio e il mito della monogamia.
Il pensiero monogamo, implica rabbia, possessività, bugie, insicurezze, controllo ed esclusività. Ma se ci raccontiamo il vero, nella vita reale noi amiamo, siamo attratti, desideriamo e siamo incuriosit* anche senza volerlo, da altre persone; e ci inganniamo… vietandoci e vietando all’altr* di sentire tutto questo.
Questi miti, in realtà, sono strumenti di controllo sociale che hanno preso in ostaggio la nostra sessualità e i nostri affetti, e determinano anche il modo in cui noi concepiamo e vorremmo realizzare il nuovo mondo in cui vivere. Proviamo a considerare che forse, tutti i nostri bisogni di amore e di compagnia, non possono essere coperti da una sola persona, ed è pensabile allora estendere l’amore, poter godere delle persone care e rompere con l’isolamento imposto da una società individualista.
Mettere in discussione questa cultura che ci fa credere che per amare bisogna soffrire, che la gelosia è sinonimo di amore e che la passione sia fondata sulla tensione dell’eterno conflitto, è oggi fondamentale quanto liberare l’amore dalla necessità e dalle dipendenze; da tutti i condizionamenti di culture e sistemi che non ci appartengono. Liberarlo dalle catene e dalle gabbie, andare più in là della coppia come unica fonte d’amore e disancorarci dall’ impero dell’eterosessualità, perché tutt* noi ci desideriamo e possiamo amare oltre la nostra mascolinità o femminilità, di là dalle etichette etero/omo; oltre quello che le religioni o le aziende culturali ci vendono come modello ideale.
Dobbiamo cominciare a pensare che per migliorare la qualità del nostro vivere, per riappropriarci della nostra dignità di amat* e amant* e per “ri-consegnare” il giusto valore all’amore, sia necessario abbattere gli stereotipi che discriminano, dis-idealizzare le utopie romantiche ed opporsi a una cultura che genera divisione e violenza.
Prendere consapevolezza che la cultura patriarcale, così come il capitalismo, non è qualcosa di astratto e va reso visibile e nominabile, perchè è il primo nemico che si frappone fra noi e la nostra libertà.
Probabilmente ci vorranno secoli per liberare l’amore dalla paura, dal patriarcato e dall’interesse economico. Ma l’importante è che ci stiamo provando.
Con rabbia e con amore
Donne in cantiere
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