Documento unitario per un contributo alla riflessione su tematiche ambientali del territorio viareggino e versiliese.

La pandemia non è venuta dal niente. Essa è il risultato di una serie di concause tra cui le peggiori logiche di sfruttamento. Il sistema capitalista, con le sue politiche neoliberiste fatte di privatizzazioni e di tagli alla sanità, con la globalizzazione selvaggia e con lo sfruttamento brutale delle risorse naturali, ci ha portato dentro l’ennesima crisi. La crisi sanitaria, che stiamo vivendo, va ad aggiungersi e ad aggravare la crisi economica. Ma numerose sono le crisi che il sistema determina, da portarci a definire esso stesso in crisi. La crisi climatico ecologica è ormai sotto gli occhi di tutti. Il movimento di Fridays For Future è stato, solo l’ultimo attore sociale, a denunciare che occorre invertire le politiche ambientali se vogliamo salvare il pianeta. Purtroppo le classi dominanti continuano a perpetrare i propri interessi mettendo sopra il bene comune i loro profitti particolari. Ci sono ampi settori delle classi dominanti che stanno pensando di uscire dalla crisi economica, amplificata dalla pandemia, investendo in grandi opere con un impatto per l’ambiente devastante.

Il capitalismo potrà, forse momentaneamente, accantonare le politiche liberiste e ridare centralità allo stato ma lo farà sempre dentro un quadro di sfruttamento delle classi sociali subalterne e dell’ambiente. Il tentativo di tingere di verde certe scelte politiche, come ha fatto il governo Draghi inventandosi il ministero della transizione ecologica, è soltanto fuffa. Si tratta di quell’ipocrisia già conosciuta con il nome di “green economy.”

Il governo Draghi, come già prima di lui, Conte parla addirittura di riprendere il folle progetto di costruire il ponte sullo stretto di Messina, progetto che piace tanto, anche, a Cosa Nostra. Ma in tutto il paese aumentano i progetti di grandi e piccole opere e con essi le voglie fameliche dei soliti noti pronti a trarre profitti da queste speculazioni.

Lo sblocco dei cantieri è ben visto, ma per la ricostruzione dell’Aquila che dal 2012 chiede ancora verità e giustizia per le 309 vittime.

Nel 2015 45.000 aquilani sono tornati a vivere L’Aquila finanziando di tasca propria le spese di ristrutturazione e messa in sicurezza delle proprie abitazioni, lasciando in uno stato d’abbandono gli stabili pubblici.

Siamo a favore dello sblocco dei cantieri purché si mettano in sicurezza tutte le opere già in un uso perché non ci siano più stragi come quella ferroviaria del 29 Giugno a Viareggio, come quella del ponte Morandi e tutte quelle tragedie che da anni ci vedono in prima linea chiedere verità, giustizia e sicurezza.

Per contrastare queste politiche non basta un generico ambientalismo. Come ha sostenuto giustamente Chico Mendez “L’ambientalismo senza anticapitalismo è giardinaggio.” Riteniamo quindi giusto mettere in atto analisi e pratiche di lotta riconducibili all’ecosocialismo. Non è semplicemente con atteggiamenti Nimby ma allargando l’orizzonte a 360° e uscendo dalle vertenzialità che possiamo sviluppare una reale resistenza in difesa della Natura. Dobbiamo prendere consapevolezza che noi siamo parte della natura che vuole lottare e difendersi.

Con questo spirito sosterremo la battaglia in difesa dell’area protetta della Lecciona all’interno del Parco di Migliarino San Rossore. Con questo spirito sosteniamo la lotta in difesa degli alberi a Pietrasanta, a Viareggio, ovunque.

Da tempo l’amministrazione di Viareggio, guidata dal sindaco Giorgio Del Ghingaro, ha preso di punta il parco minacciando di far uscire dall’ente parco il comune, sostenendo il restringimento dei confini del medesimo, poi insistendo sul devastante progetto dell’asse di penetrazione e infine deviando il percorso della ciclopista tirrenica dal suo naturale tracciato, ovvero il Viale dei Tigli, per portarlo in una zona sensibile come la Lecciona. Le rassicurazioni da parte dell’amministrazione sul fatto che la ciclopista non avrebbe alcun impatto sono del tutto inattendibili e vanno a scontrarsi con i tanti segnali che diversi uomini proprio della stessa amministrazione hanno lanciato, parlando di rilancio di attività economiche. A prescindere, tuttavia, dall’alto o dal basso impatto che avrebbe, a noi questo progetto scellerato appare come un cavallo di Troia che permetterebbe di insediare le logiche di profitto nel parco. Pensare di poter fare un aperitivo o aprire una qualsivoglia attività commerciale in questo, luogo dove esistono una flora e una fauna particolare, è semplicemente scellerato.

Soprattutto quando si sono viste chiudere molteplici attività in nome ( giusto ) della tutela del parco.

Non ci meraviglia, di conseguenza, la forte opposizione popolare che si è manifestata in città e che riteniamo destinata a crescere e che sicuramente sosterremo così come stiamo sostenendo la mobilitazione delle cittadine e dei cittadini di Pietrasanta che stanno difendendo i tigli di Piazza Statuto dalla decisione della giunta Giovannetti di abbatterli. La presenza di molti giovani in piazza a Pietrasanta è sicuramente un qualcosa da valorizzare e difendere. Anzi cogliamo l’occasione per ribadire la piena solidarietà a tutti i denunciati. Riteniamo che certe zone, non solo, devono fuggire da processi di antropizzazione ma che vadano custodite naturali come sono. Riteniamo che la presenza di spiagge libere, attrezzate e gratuite in altre zone della città, come da tempo chiediamo, oltre ad essere un sostegno alle persone meno abbienti che non possono permettersi i prezzi degli stabilimenti balneari avrebbero, anche, lo scopo di far accedere ad un area protetta un numero minore di esseri umani garantendo meglio l’incolumità ecologica dell’area. Ben vengano piste ciclabili e mobilità alternative con disincentivi all’utilizzo di automobili ma ci appare capzioso e strumentale vedere costruire una strada ciclabile dentro un parco e non averne in altri punti della città, dove i cittadini stessi ne avevano già fatto richiesta.

Il territorio in cui viviamo ha già visto nel corso degli anni saccheggi e devastazione come l’escavazione delle cave che hanno sgretolato le Alpi Apuane ( il più grande scempio ambientale d’Europa ), come le discariche, come l’inceneritore di Falascaia poi spento grazie ad una lunga lotta popolare, come l’aumento di ripetitori per la telefonia mobile, come i campi incoltivabili perché pieni di arsenico, come il tallio negli acquedotti, come i depuratori non autorizzati, come la cementificazione selvaggia ed un’urbanistica senza regole. Il mondo in cui vogliamo vivere non può essere ulteriormente deturpato perché ne va della nostra salute e della qualità della vita. I profitti di pochi non possono passare sulle vite di tutte e tutti noi. Per questo pensiamo che serva una nuova cultura, la quale ripensi un altro sviluppo economico. Uno sviluppo totalmente alternativo a quello che il capitalismo e le logiche di profitto ci hanno imposto fino ad oggi.

Pratiche come quelle del museo popolare della pineta “Giak Verdun” vanno sicuramente nella direzione della costruzione di una nuova cultura dell’autogoverno e dell’ecosocialismo.

Se qualcuno pensa di uscire dalla crisi con maggiore sfruttamento ambientale è un illuso. Se qualcuno pensa di arricchirsi in questo modo è un nemico della natura e come tale va trattato. Il pianeta, ogni giorno, si trova di fronte a scelte irreversibili per questo le lotte che affrontiamo non possono essere affrontate solo con l’indignazione o come lotte civiche ma devono essere affrontate dentro un quadro strategico di visione alternativa a questo sistema di produzione criminale.

Le firme sono rigidamente in ordine alfabetico: AS.I.A Viareggio e Versilia, Brigata Mutuo Sociale per l’Abitare, Cantiere Sociale Versiliese, COBAS Lavoro Privato Viareggio e Versilia, Collettivo “Dada Boom”, Collettivo SuperAzione, CSOA SARS, Partito della Rifondazione Comunista federazione della Versilia, Potere al Popolo Versilia, Repubblica Viareggina

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