Le lavoratrici e i lavoratori della GKN, guidati da una avanguardia ben strutturata nel collettivo di fabbrica, hanno vinto la loro lotta, ma non smobilitano. La manifestazione di sabato 26 marzo, anzi, ci parla di un rilancio a tutto campo. Si sentono classe dirigente come recita uno striscione. Ed una classe operaia che si sente classe dirigente vuol dire, essenzialmente, una cosa che è pronta a battersi per la trasformazione della società. Il corteo, che si snoda per le vie di Firenze, è lunghissimo e vivacissimo, alla fine dal palco verrà detto che sono almeno 25000 le persone che vi hanno preso parte. Ma al di là dei numeri è l’entusiasmo che caratterizza questa giornata, perchè questa esperienza ci dice che la lotta paga. Ci sono lavoratori di fabbriche provenienti da varie parti della penisola, ci sono studenti che si battono contro l’infame legge sull’alternanza scuola lavoro che ha visto morire due giovani, ci sono esperienze virtuose di fabbriche recuperate come la Ri Maflow di Trezzano sul Naviglio, c’è il mondo della produzione contadino con Genuino Clandestino, Ci sono i militanti delle occupazioni viale Corsica, vigliaccamente, sgomberati, c’è il sindacalismo di base cone le sue tante sigle e ci sono i partiti della sinistra radicale con tante altre sigle. C’è l’ARCI e l’ANPI, l’antifascismo è un valore irrinunciabile. “Siamo tutte antifasciste.” Gridano le compagne di Non una di Meno. Ci sono tanti centri sociali venuti non solo dalla Toscana ma anche dalle Marche e dal Nord Est. Per tutti questa manifestazione è una boccata di ossigeno. E’ una mobilitazione per il lavoro ma è anche una mobilitazione per l’ambiente. La narrazione novecentesca che lavoro e ambiente siano temi contrapposti è abbandonata. Un grande spezzone di convergenza ecologista ha occupato i treni e lo ha rivendicato come pratica, per la mobilità sostenibile e il diritto di tutte e tutti a viaggiare. Dentro questo spezzone, che denuncia il tentativo del governo di ritornare ad energie fossili o al nucleare, quest’ultimo già due volte bocciato dal popolo con i referendum, c’è anche Fridays For Future che il giorno prima ha dato vita, in tutta Italia, allo sciopero del clima. “Siamo la Natura che si difende e che insorge” si legge in vai cartelli. La manifestazione è lunga e sentita come non se ne vedevano da tempo. Il No alla guerra emerge forte nei volantini, negli slogan e anche negli interventi finali in Piazza Santa Croce. E’ un no alla guerra netto che non puzza di ipocrisia, come quello della marionetta Nardella, sindaco di Firenze che proprio in quella piazza fece parlare in collegamento il clown guerrafondaio Zelensky. Il confronto tra le piazze almeno nei numeri, però, Nardella lo ha perso. Chi è in piazza oggi non sta né con Putin né con la NATO. Rifiuta la guerra e considera l’invio di armi un atto ipocrita e irresponsabile. Dal palco viene detto che questo movimento deve riprendersi le piazze e che quello di ieri è stato solo l’inizio. E’ stata, infatti, annunciata una giornata contro la guerra e il caro vita.
Firenze è bella ma da ora lo era ancora di più. Le sue strade piene di giovani sembrano alimentare una speranza che, in tempi così difficili, è davvero preziosa. Ai lavoratori della GKN bisogna solo dire grazie per quello che hanno fatto e per quello che continueranno a fare. Se partirà una nuovo grande movimento di lotta, una nuova alleanza tra soggetti coscienti e convergenti, come è stato detto in piazza, lo si deve soprattutto a loro.
Purtroppo i telegiornali del terrore non hanno dato la giiusta visibilità a questa mobilitazione ma anche questo ormai non ci meraviglia più.