No alla mostra militare – navale a La Spezia. Riconvertiamo SeaFuture 2023!

Pubblichiamo integralmente l’appello del comitato promotore contro il Sea Future di La Spezia.

“Mentre la guerra da oltre un anno imperversa in Europa, alimentata anche dall’invio di armi all’Ucraina da parte dell’Italia e di altri paesi NATO e in assenza di una seria azione diplomatica a favore del cessate il fuoco, in uno scenario internazionale di conflitti diffusi e di tensioni crescenti in cui viene scelleratamente evocato l’utilizzo delle armi nucleari, l’Italia organizza a La Spezia il salone “SeaFuture 2023”, una esibizione militare navale promossa dal comparto industriale-militare come piattaforma di affari per le aziende del settore “difesa e sicurezza” ammantata di sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica. L’ottava edizione di SeaFuture, in programma dal 5 all’8 giugno prossimi all’Arsenale Militare Marittimo di La Spezia organizzata da Italian Blue Growth S.r.l. in collaborazione con la Marina Militare, conferma il radicale mutamento della manifestazione avvenuto in questi anni: da evento ideato nel 2009 come “la prima fiera internazionale dell’area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo e tecnologie inerenti al mare”, nel corso degli anni Seafuture è stata trasformata in una mostra militare, unica in Italia, dove gli operatori principali sono le aziende del settore militare insieme alla Marina Militare. L’evento ha così rimpiazzato la “Mostra navale italiana”, di fatto la “Mostra navale bellica”, che si è tenuta a Genova negli anni ottanta: non a caso i principali sponsor di “SeaFuture 2023” sono proprio le maggiori aziende del comparto militare come Fincantieri (Strategic sponsor), MBDA (Diamond sponsor), Elettronica Group e Leonardo (Silver sponsor) e gran parte dei “media partner” sono agenzie del settore militare. Come per le due precedenti edizioni, anche quest’anno l’importanza strategica dell’evento viene attribuita allo “sviluppo di opportunità di business” per le imprese nazionali, gli Enti e le Agenzie del “comparto difesa”. La rilevanza internazionale dell’evento è promossa attraverso l’invito alla Marina Militare e al Segretariato Generale della Difesa (GSD) di paesi esteri ed in particolare ai rappresentanti delle Marine Militari di numerosi paesi dell’Africa e del Medio Oriente che – come riportava il comunicato ufficiale di una precedente edizione – “potrebbero essere interessate all’acquisizione delle unità navali della Marina Militare italiana non più funzionali alle esigenze della Squadra Navale, dopo un refitting effettuato da parte dell’industria di settore”: un salone dell’usato militare ben lontano dall’innovazione e dalla sostenibilità. Consideriamo insopportabile che una città che ha visto il proprio territorio e il proprio mare usati come discarica di liquami e rifiuti tossici anche radioattivi, tuttora presenti debba oggi assistere ad un’operazione di facciata per continuare a nascondere l’inquinamento prodotto da strutture come l’Arsenale Militare (sede dell’evento Seafuture) tuttora in buona parte ricoperto di eternit e amianto. Riteniamo ipocrita parlare di ricadute occupazionali, quando SeaFuture si svolge in un luogo, ristrutturato con fondi del Piano Brin, strumento che aveva come scopo la riqualificazione delle officine arsenalizie, quando invece è servito ad accorpare e chiuderle e lasciare spazi a privati che non occupano alcun lavoratore ma che servono a fare da vetrina per profitti di aziende che vendono armi. Riteniamo inaccettabile l’invito a partecipare all’evento rivolto dagli organizzatori ai rappresentanti delle Forze armate di paesi esteri belligeranti, responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, delle libertà democratiche e del diritto internazionale umanitario. Reputiamo ingiustificabile misconoscere che nei porti italiani vengono imbarcati sistemi militari e continuano a transitare armamenti destinati a paesi in guerra ed a governi responsabili di gravi violazioni del diritti umani e del diritto umanitario, in aperto contrasto con le norme nazionali e internazionali sul commercio di armi. Consideriamo inammissibile la tendenza, che abbiamo evidenziato già dalle scorse edizioni, ad assimilare nell’ambito militare anche le iniziative riguardanti la “Economia Blu” e, soprattutto, la totale mancanza di attenzione al problema della “transizione ecologica” a favore delle tematiche relative ai Fondi Europei per la Difesa (European Defence Fund). Riteniamo soprattutto intollerabile la completa disattenzione al problema centrale del Mediterraneo: le migrazioni. “Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa” – ha detto papa Francesco invitando ad “abbattere il muro dell’indifferenza”, muro che i promotori di SeaFuture intendono invece ignorare se non contribuire ad innalzare. Esprimiamo, infine, forte contrarietà riguardo al possibile coinvolgimento degli studenti delle scuole secondarie in Seafuture per la mancanza di un’informazione completa e pluralistica sul significato dell’evento e della sua trasformazione in rassegna promossa dal comparto militare. Nelle nostre coscienze e nella nostra visione, il futuro dell’industria navale e del mare non possono continuare a dipendere dalla produzione e dal commercio di sistemi militari sostenuti sottraendo risorse al settore civile. Il Mediterraneo deve essere un ponte di incontro tra i popoli e le culture, tra i centri di ricerca e tutte le realtà interessate a promuovere la tutela del mare, la sostenibilità ambientale, il turismo responsabile e lo sviluppo sostenibile nel rispetto dei diritti delle persone e dei popoli. Per questo nei giorni di “SeaFuture 2023” promuoveremo una serie di eventi, manifestazioni e convegni di approfondimento per chiedere che: L’Italia sospenda l’invio di armi in Ucraina e si faccia promotrice di una conferenza internazionale di pace in piena ottemperanza della Costituzione che impegna il nostro Paese a ripudiare la guerra come “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (Articolo 11); Il Parlamento si apra al confronto con le associazioni della società civile per un’ampia e approfondita revisione del modello di difesa – che deve includere a pieno titolo la Difesa civile non armata e nonviolenta –, della spesa militare e delle esportazioni di armamenti. SeaFuture sia riconvertito alla sua mission originaria: una fiera internazionale dell’area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo delle tecnologie civili inerenti al mare, per promuovere la sostenibilità ambientale e sociale; Il comparto industriale-militare, nell’organizzare eventi dedicati agli operatori professionali del settore, italiani ed esteri, rispetti le rigorose restrizioni sulle esportazioni di sistemi e tecnologie militari ai sensi delle normative italiane e internazionali. Come previsto dalla legge n. 185 del 1990 siano predisposte “misure idonee ad assecondare la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa”, salvaguardando e incrementando l’occupazione, liberando così i lavoratori dal ricatto occupazionale che li costringe a cooperare con un sistema militare-industriale che alimenta i conflitti, produce nuove vittime, provoca migrazioni e nuove povertà, soprattutto fra i popoli del Sud del mondo. Invitiamo tutte le associazioni locali e nazionali a sottoscrivere questo appello inviando la propria adesione al Comitato promotore”

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