Nel cielo di La Spezia nasce il cAReC una bellissima risposta artivistica degli studenti di Carrara contro censura, repressione e militarismo.

Look Up! War is over!

La fantasia e l’arte non si piegano al ricatto militarista di una città che è prigioniera di una perversa logica di guerra. Ma la nascita del cAReC Museum sopra la testa del CAMeC censore da ossigeno a chiunque crede nella bellezza e nella forza dell’arte.

Mentre l’artivista Alessandro Giannetti era in tribunale, per il processo che lo vede imputato per avere scritto sui muri del CAMeC con il proprio sangue, “demilitarizzare il mondo” e una decina di compagne e compagni volantinavano fuori in altre parti della città stava maturando quella idea creatrice che non potrà mai essere sconfitta dal potere.

Gli/le student* dell’Accademia di belle arti di Carrara hanno, infatti, inaugurato un museo virtuale, con un’azione molto singolare e intelligente. Dove? Ma alla Spezia. Il CAMeC ha fatto da cornice alla nascita del cAReC Museum. Si è trattata di un’operazione collettiva che si è materializzata nel cielo spezzino, rispondendo con determinazione alla cultura della guerra. In una città dominata dalla presenza del militarismo, emerge un lume di resistenza, mentre un’operAzione artivista libera l’arte dalle censure. Un nuovo spazio, senza frontiere, diventa un messaggio permanente di pace, di riconversione e di liberazione. Usando le nuove tecnologie, come la realtà aumentata. Basta un telefono e guardare al cielo. Un cielo liberato dagli aerei di morte. Un cielo che parla di arte e politica rompendo ogni schema e facendosi sberleffo di chi vuole censurare l’arte. Pochi minuti prima qualcuno aveva messo dei volantini dentro il CAMeC e l’impiegata timidamente aveva risposto: “Qui possono stare solo volantini inerenti il CAMeC.” Dopo un sorriso le era stato risposto: “Ma questo come Omaggio Ogiugno, l’opera che avete censurato, riguarda il CAMeC” Cantava De Andé: “Per quanto vi crediate assolti siete lo stesso coinvolti.” Ecco come si può rovesciare un processo passando da imputati ad accusatori. L’Artivismo, come ha insegnato Giacomo Verde, non scende a patti con lacché, politicanti, meretrici e guerrafondai.

Dobbiamo tutti impegnarsi contro le guerre ma non basta dichiararlo a parole. Occorre fare in modo che le nostre città non siano ricolme di quell’ipocrisia tanto vara alle classi dominanti. Intanto, se le istituzioni pubbliche non lo fanno, grazie al lavoro degli studenti dell’Accademia di belle arti, basta guardare il cielo. Senza censura. Una bella giornata per la Spezia e la lotta continua!!!

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