Si avvicina la sentenza di cassazione sulla strage di Viareggio. In centinaia si recano in stazione per chiedere che non ci siano assoluzioni o sconti di pena per Mauro Moretti.

Il prossimo 8 gennaio a Roma la corte di cassazione emetterà la sentenza sulla strage ferroviaria di Viareggio, che costò la vita a trentadue persone innocenti il 29 giugno del 2009. Le condanne emerse nei primi due gradi di giudizio rischiano di essere annullate o ridimensionate, per il grande lavoro dei poteri forti in difesa di personaggi come Moretti ed Elia. Se ciò dovesse avvenire si tratterebbe, non solo, di uno schiaffo ai familiari delle vittime, di un oltraggio ad un intera città ma dell’ennesima attestazione di arroganza di un potere che riesce sempre ad assolvere i suoi uomini.

I grandi giornali servili, con il capitalismo italiano, omettono quella drammatica ferita inferta all’intera comunità viareggina non ricordando i fatti. Quei pochi che lo fanno, invece, si schierano in modo ignobile e pusillanime dalla parte dei responsabili di quella strage. Le persone oneste che hanno ancora la forza di indignarsi non possono accettare in silenzio questo scenario che sembra annunciare la solita vergognosa impunità italiana. Per questi motivi almeno 200 persone hanno risposto all’appello dell’associazione “Il Mondo che vorrei” e si sono recati lunedì 4 gennaio alle ore 18 nei pressi della stazione ferroviaria sfidando il freddo. Dopo vari interventi, che parlavano di verità e giustizia per Viareggio ma anche di sicurezza in ferrovia per i lavoratori e per gli utenti, i manifestanti si sono spostati sulle pensiline dove arrivano i treni, ben guardati a vista da polizia e carabinieri. In città, cresce l’ansia per l’attesa di una sentenza che se dovesse offendere la verità e la giustizia come molto spesso hanno fatto altre sentenze italiane lasciando impuniti i colpevoli di stragi, non potrebbe essere accettata dai viareggini.

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Lo spirito del reodaismo è vivo. Dalla finta alla vera chiusura del Dada Boom.

Lo spirito di Luca Fani è vivo e impregnato di reo – dadaismo. Cinque anni dopo l’esperimento provocazione del funerale del troll profeta, Luca Fani, fatto poi risorgere; quelli del Dada Boom ne hanno combinata un’altra delle loro. Hanno fatto credere che ci sia stata un’operazione DIGOS e polizia che ha chiuso l’Officina d’arte fotografica e contemporanea. La notizia diffusa tramite i social si è avvalsa di due pagine, apparentemente, identiche a quelle di due quotidiani nazionali ma che da un’attenta osservazione palesavano l’inganno. Il finto Articolo de “La Nazione” titolava: “Sgominata banda reo dadaista, officina dada boom sequestrata. L’operazione dopo la scoperta di una profonda voragine nel quartiere Varignano.” Diverso il titolo su “Repubblica” “Misteriose esplosioni al quartiere Varignano di Viareggio, Officina Dada Boom Sequestrata. Secondo alcune fonti alcuni indagati avrebbero già ammesso le proprie responsabilità Reo – Dada: Entrambi gli articoli erano accompagnati da una foto che mostrava i finti sigilli del sequestro al portone dell’Officina “Dada Boom”. Satira irriverente e surrealismo contro il giornalismo ma anche contro la faciloneria con cui tanti, alle volte persino compagni, credono alle cose che leggono senza approfondire. Nel testo, infatti, c’erano gli elementi per capire che si trattava di una azione goliardica e c’erano soprattutto dei richiami ad altre azioni degli artivisti del Dada Boom: come quella di Luca Fani e quella del finto concerto di Gino Paoli, ecc.. C’era chiaramente anche la volontà di punzecchiare la magistratura e agli apparati repressivi in generale che troppo spesso mettono sigilli a case recuperate al degrado per farcele ricadere e che spendono tempo e soldi in indagini assurde e ridicole che hanno il solo scopo di criminalizzare chi è fuori dal coro. La notizia finta della chiusura dell’Officina doveva anticipare, come poi è avvenuto, l’annuncio della vera chiusura di quell’esperienza. Infatti come abbiamo dato notizia lo stabile di via Minghetti 12 chiude i battenti ma non chiude l’esperienza del collettivo che anzi come si è visto è deciso ad essere ancora irriverente contro tutti i poteri costituiti, contro i luoghi comuni e l’omologazione. Il Reo-Dadaismo è lanciato verso una nuova avventura e l’hastag #arrivedercidadaboom è solo una delle innumerevoli tappe che lo aspettano.

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#arrivedercidadaboom L’OFFICINA É MORTA. VIVA L’OFFICINA.

L’ Officina d’arte fotografica e contemporanea “Dada Boom” è stata in questi sei anni una “fucina” creativa molto importante in cui abbiamo potuto crescere grazie ai preziosi contributi che artiste e artisti hanno condiviso con gli attivisti in una continua relazione tra arte e realtà sociali, tra agitAzione culturale e impegno politico, nel binomio continuo tra arte e vita inteso come importante pratica Politica nell’arte . Da qui il nuovo termine di “artivismo” …”Malati perché la nostra logica (Ǝ) si ritrova intrappolata nel sensibile, nel qui e ora, negli anni 20 del nostro secolo contraddittorio”… Il 2020 é stato, fuori da ogni dubbio, un anno particolarmente difficile. Lo è stato per noi per alcune vicende interne al collettivo , in particolare per la prematura scomparsa del nostro fratello e compagno R3o dadaista Giacomo Verde, lo è stato per tutte e tutti vista la pandemia a cui nessuno avrebbe mai potuto trovarsi preparato. Ridendo e scherzando, abbiamo continuato a giocare, a valicare i limiti del presente e del possibile, ma siamo giunti alla conclusione che questo “annus horribilis” determini un punto fermo nella storia, siamo convinti che tutto ciò che sta accadendo avrà forti ripercussioni a livello sociale così come culturale e che nulla sarà più come prima, per quanto il prima costituisse un problema. A questo proposito riteniamo vecchie le esperienze passate, progettate per rispondere ad una fase storica diversa da quella attuale e diventa necessario chiudere un capitolo per riaprirne altri disegnati sulle necessità attuali. Per questo motivo abbiamo deciso di chiudere l’ Officina Dada Boom, una chiusura che prevede esclusivamente la chiusura “delle quattro mura” ma non l’intervento del Collettivo Dada Boom che non solo continuerà ma sarà lanciato nell’esplorazione del R3o Dadaismo , verso nuovi orizzonti dialettici e artivistici . .… “E quindi torneremo nel quotidiano a scontrarci coi nostri marziani. E l’intenzione cosmica con noi. Intorno e ovunque a perdita d’occhio le immani REazioni della nostra epoca”…. Con questo spirito abbiamo dato vita all’operazione “Arrestata la banda Reo Dada”. Non si è trattata solo di una simpatica burla di fine anno ma della sperimentazione di un linguaggio dissacrante e non political correct che chiama in causa giornalismo, media, apparati repressivi ma anche la capacità critica di ognuno di noi/voi che legge. In continuità con l’esperimento di net art del troll Luca Fani. Ringraziamo tutte e tutti quelle e quelli che hanno attraversato lo spazio dell’ Officina e hanno contribuito a farlo crescere. L’avventura continua ….

Collettivo Dada Boom

#arrivederidadaboom

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E’ nata la Rete versiliese contro la crisi.

Documento fondativo di RETE versiliese CONTRO LA CRISI
PERCHE’ NESSUNO VENGA DIMENTICATO!
PERCHE’ PAGHI CHI NON HA MAI PAGATO!

La RETE vede la convergenza di soggetti politici, sindacali e di movimento, oltre che a singoli, impegnati sul territorio specialmente sul fronte sociale, sanitario e ambientale. Unisce una serie di constatazioni di verità ormai conclamate a livello mondiale e che la pandemia, che sta mietendo vite e semina miseria tra le categorie sociali più deboli, ha messo solo in stringente evidenza:
 Il sistema capitalistico, basato sul profitto, è ingiusto, irrazionale e distruttivo.
 Il divario tra pochi ricchissimi e la massa impoverita si allarga e lo fa anche nelle crisi, che sono crisi di sistema. E’ già accaduto nel secolo passato, é accaduto nel 2008, accadrà ancora con il COVID 19, si
vedono già chiari segnali.
 La ricerca scientifica, troppo spesso incatenata dalle sole logiche di profitto, viene alacremente sfruttata per creare algoritmi spesso imperfetti che tentano di manipolare le nostre vite da lontano, che sono capaci di far moltiplicare o dimezzare capitali nella velocità di un click, ma dimenticata
immediatamente quando si tratta di tutela della salute, dell’ambiente e di prevenzione.
 La sanità privata, sinonimo di speculazione sulla salute, ingrassata sulla destrutturazione della SANITA’ PUBBLICA, si dilegua davanti ad eventi tragici come quello che stiamo attraversando.
Ci unisce ancora un’analisi della situazione italiana che aggiunge verità conclamate:
 Tutte le conquiste sociali, dal lavoro, alla sanità, alla scuola, alla casa, conquiste della Resistenza prima e delle lotte degli anni ’50-’70 poi, sono state smantellate.
 Ciò é potuto accadere con la regia, nella commedia dell’alternativa (leggi alternanza), sia del centrodestra che del centrosinistra.
 Le forze sindacali faticosamente costruite lotta su lotta (oggi chiamati Sindacati Confederali), sono
diventate preda di una burocrazia che oscilla tra l’inettitudine e la complicità.
QUINDI UNITA’ NELL’IMPEGNO
Uniti, con la voglia e la determinazione di continuare ad unire sia in zona che nazionalmente, andremo a pretendere il rispetto di ognuno perché nessuno sia dimenticato:
 Gli operatori e operatrici della sanità chiamati/e eroi, ma sottopagati/te, ricattati/e con l’esternalizzazione e massacrati/e dai turni.
 Chi lavora nella scuola e che ancora sta aspettando mesi di stipendio.
 I lavoratori/trici del turismo, quelli/e emergenti, “riconosciuti/e”, ma anche gli/le sconosciuti/e che operano nei settori più umili e del lavoro nero e che oggi ingrossano le fila dei disoccupati/e.
 Le piccole attività, le piccole aziende turistiche, le piccole partite iva
 Il mondo degli appalti selvaggi, dalla cantieristica navale ai servizi pubblici esternalizzati.
 Le famiglie in emergenza abitativa.
 Le donne lavoratrici alle quali è triplicato il lavoro di cura di parenti malati o con disabilità, perché costrette allo smart working da casa o le donne che hanno dovuto lasciare il proprio posto di lavoro per accudire i figli a casa da scuola.
 I lavoratori/trici della cultura e dello spettacolo in ginocchio per la crisi mancando sostegni reali.
Ci rivolgeremo a chi, con ruolo e doveri per legge, (sindaci, Prefetto, Presidente della Toscana) dovrà rivedere le priorità di organizzazione e di intervento.
Ci rivolgeremo agli stessi e agli imprenditori privati perché nessuno rimanga senza il proprio lavoro, pagato, garantito e recuperato dalla precarietà e dalla mancanza di sicurezza.
Crediamo sia urgente e necessario sostenere le vertenze sociali e sindacali in atto e quelle che inevitabilmente sorgeranno nei prossimi mesi, cercando di unificarle sotto parole d’ordine e rivendicazioni di carattere generale, in primis un reddito universale d’emergenza per tutte e tutti e una patrimoniale che faccia pagare i costi della crisi a chi sta in cima alla piramide sociale.
PER FARE QUESTO ABBIAMO BISOGNO DI FORZA. CHIEDIAMO A CHI CI CONDIVIDE DI UNIRSI A NOI.
RETE versiliese CONTRO LA CRISI Dicembre 2020

https://www.facebook.com/Rete-Versiliese-Contro-La-Crisi-104860378169790 EMAIL rete.controlacrisi@gmail.com
ADESIONI AL 12 DICEMBRE 2020
in ordine alfabetico: ASIA USB Viareggio, CANTIERE SOCIALE Versiliese, COBAS Versilia, Collettivo “Dada Boom”, FIALS, NON UNA DI MENO Versilia, PAP Versilia, PCL Versilia-Lucca, PRC Versilia, Repubblica Viareggina, Sportello Medico Popolare Viareggio, Unione Inquilini Viareggio, Viareggio a Sinistra

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Repubblica Viareggina: “Il PD è divenuto un ufficio di collocamento e Del Ghingaro paga le cambiali politiche.”

La parola “vergognarsi”: pentirsi, imbarazzarsi, arrossire…, ha una connotazione positiva ma non si addice in alcun modo a questa classe politica che non ha più alcun ritegno, sotto alcun punto di vista!Il riferimento è all’ultima nomina del Sindaco Del Ghingaro che dopo la rielezione amministrativa di ottobre ha pagato la seconda cambiale politica: prima la sig.ra Maineri a vicesindaco ed ora la nomina del lacchè Franchi, commissario PD della sezione di Viareggio, a capo di gabinetto in Comune; stipendiato dalla collettività!Che la democrazia nel PD fosse esigua ce ne eravamo accorti, ora prendiamo atto che è anche un ufficio di collocamento!

Repubblica Viareggina

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Contro sfratti, sgomberi e pignoramenti ASIA USB si mobilita in tutta Italia. Iniziativa anche a Pietrasanta.

In occasione della mobilitazione nazionale contro sfratti e pignoramenti abbiamo scelto di appendere uno striscione a Pietrasanta dove è avvenuto l’ultimo sgombero di senza tetto.

In questi giorni stanno per essere approvati dal Parlamento i vari Decreti Ristori e inizia la discussione sulla Legge finanziaria, non vediamo dalle proposte avanzate nessuna inversione di rotta sulle politiche abitative, se non interventi minimi che vedono il solito regalo ai proprietari con il finanziamento del contributo all’affitto, un impegno irrisorio sul piano nazionale. Si propone la mini proroga degli sfratti e dei pignoramenti fino al 31 marzo, un breve rinvio senza affrontare alla radice il dramma della casa che vive il nostro paese, aggravatosi in questo periodo di crisi pandemica.

Centinaia di migliaia di famiglie e tantissimi studenti fuori sede non ce la fanno a pagare gli affitti e le utenze a causa della perdita del lavoro e del reddito, nei provvedimenti al vaglio del Parlamento non viene affrontato questo problema. Si tratta di quei lavoratori che già prima della pandemia avevano difficoltà a pagare l’affitto di casa perché vivevano con stipendi da fame, precari o – come molti studenti – di lavoretti in nero per integrare i costi per lo studio.

Negli ultimi anni tutti gli istituti che fanno ricerca ci hanno più volte segnalato l’aumento vertiginoso delle disuguaglianze e della povertà nel nostro paese: ma con la crisi pandemica, che si trascinerà ancora per un lungo periodo, questa situazione è ulteriormente peggiorata.

Per affrontare seriamente questa situazione occorrono scelte chiare e radicali, un’inversione di rotta che metta in campo le risorse necessaria a rilanciare la politica pubblica per la casa, che risponda ai bisogni delle famiglie in difficoltà, dei giovani, dei disoccupati, dei precari:

1 – un nuovo piano decennale di un milione di case popolari;

2 – istituzione di un fondo per finanziare la politica abitativa con impegno di almeno il 3% dei bilanci dello stato, delle regioni e dei comuni; utilizzo di tutti i fondi ex-Gescal e del recovery fund;

3 – blocco del pagamento degli affitti e delle utenze;

4 – blocco degli sfratti, dei pignoramenti e degli sgomberi per tutta la durata della pandemia;

5 – tutela dei proprietari mutuatari insolventi della casa che abitano, come prevede la legge 199/2008 all’art. 1-quater;

6 – reddito di emergenza incondizionato per tutti coloro che hanno perso reddito o sono senza lavoro, integrato di una quota destinata all’affitto e alle utenze; stesso strumento può essere utilizzato per i piccoli proprietari che vivono degli affitti della casa;

7 – un provvedimento che impedisca di intimare sfratti per le morosità accumulate durante il periodo dell’emergenza sanitaria;

8 – sostenere questi provvedimenti con la tassazione del patrimonio tenuto sfitto dalle grandi proprietà immobiliari e, con aliquote specifiche, degli affitti brevi (B&B).

Con determinazione, in moltissime città italiane tra cui Pietrasanta, siamo scesi in piazza oggi 18 dicembre per sostene questi punti.

Asia-Usb

Federazione del Sociale Usb

Rete giovanile nazionale Noi restiamo

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Potere al Popolo contesta le parole dell’assessora al sociale del comune di Pietrsanta e chiede un aiuto per i senza casa.

“Negli scorsi giorni è stata resa nota la situazione di indigenza di 4, forse 5 persone, accampate alla meglio peggio dietro i locali dell’ex ospedale Lucchesi, da parte del sindacato ASIA USB.

Con sospetto tempismo, soltanto il giorno dopo l’avvenuta denuncia, le forze dell’ordine si sono presentate sul posto ed hanno intimato agli occupanti, già in condizioni molto precarie, di andarsene.

Nessuna alternativa, nessun posto dove andare, mentre fuori c’è freddo e piove pure.

Apprendiamo dai giornali che nella giornata di ieri (14 dicembre) queste persone sarebbero state cacciate definitivamente.

Le scuse della vicesindaca ed assessora al sociale, Elisa Bartoli, suonano come una presa in giro: parla di soggetti restii ad essere aiutati e di un elemento in particolare che sarebbe stato messo a dormire in albergo mesi or sono, ma che se ne sarebbe poi andato.

Vero o no, non ci sembra che una sola persona a cui è stata data la possibilità di un tetto, possa rappresentare anche tutte le altre.

Ma Elisa Bartoli rincara la dose, parlando di un iter durato ben nove mesi! Nove mesi di cosa? Sopralluoghi, burocrazia? Noi abbiamo capito che in nove mesi non è stata trovata la benché minima soluzione per queste persone. L’assessora poi conclude con parole degne d’un padroncino, d’una amministratrice di condominio:”Non potevano stare lì.”

In nove mesi non è stata trovata loro una sistemazione, mentre il Comune si attarda nelle decorazioni natalizie, nell’installazione di un nuovo velox sulla provinciale Vallecchia e nell’inaugurazione di staccionate.

Ci uniamo alla denuncia presentata da ASIA USB e successivamente dal PCA e chiediamo che queste persone vengano rintracciate e che venga loro trovata una sistemazione al più presto, considerate le temperature ed il clima di questi giorni.”

Potere al Popolo Versilia

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La denuncia di ASIA USB “Sgomberi sotto l’albero di natale a Pietrasanta.”

Sgomberi sotto Natale a Pietrasanta. Come AS.I.A. abbiamo fatto pochi giorni fa un sopralluogo dietro i locali della USL di Pietrasanta, presso l’ex ospedale, per scoprire persone senza tetto in una situazione disperata, specie con il freddo stagionale e la pioggia di questi giorni. Si tratta presumibilmente di 4 o 5 persone, delle quali conosciamo una signora olandese ed un pietrasantino. La signora olandese ci fa presente che il Comune era perfettamente a conoscenza della sua posizione, vale a dire uno stanzino minuscolo un tempo adibito a locale caldaia, senza neanche una porta, come sapeva della situazione delle altre persone negli immediati d’intorni. Con provvidenziale tempismo, solo due giorni dopo la nostra visita, si sono presentate le forze dell’ordine ad intimare ai presenti di sgomberare l’area, senza naturalmente offrire una sistemazione alternativa, il tutto nella stagione fredda. Contrariamente a quanto dichiara la vicesindaca ed assessora al sociale Elisa Bartoli, che parla di soggetti difficili e restii ad essere aiutati, sappiamo per certo che un aiuto, invece, lo accetterebbero ben volentieri. Per cui sollecitiamo il Comune di Pietrasanta a rintracciare i soggetti in questione e a trovare loro una sistemazione nel più breve tempo possibile, perché, come ricordiamo, non si possono lasciare persone in mezzo alla strada, tanto meno con il freddo di dicembre.

A.S.I.A./USB Viareggio e Versilia

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Ambientalisti contro l’abbattimento degli alberi a Viareggio. Prende posizione anche il comitato per la salvezza della pineta.

“Stamattina (11 dicembre per chi legge) diversi cittadini, anche in rappresentanza del Comitato per la Salvezza della Pineta, si sono riuniti davanti al cimitero di Viareggio per protestare contro l’ennesimo abbattimento di un albero antico e storico della nostra città (a pochi giorni di distanza dal disgraziato eucalipto di Piazza d’Azeglio). Protestiamo non tanto contro il fatto in sé, quanto contro la mentalità che vi sta dietro: contro il modo spiccio e irregolare col quale si sono svolte le perizie, contro la fretta e la poca trasparenza con la quale si sono annunciate le decisioni, nonché contro la mancanza, al solito, di un vero progetto di sostituzione e reintegrazione del verde. Dopo decenni di incuria nella manutenzione degli alberi cittadini, le autorità preposte temono grane e per sbarazzarsene ricorrono al mezzo più facile: tagliare e via! Intanto, dopo oltre due anni si aspettano ancora i nuovi alberi a fianco del cavalcavia della Torre Matide: e nel frattempo tutti si riempiono la bocca con la necessità di piantare alberi per l’avvenire del pianeta! Di fronte alla minaccia sempre più concreta di una progressiva desertificazione di Viareggio, il Comitato si prepara a azioni più incisive nel prossimo futuro, e si riserva di verificare con la dovuta attenzione la regolarità di tutte le ordinanze di abbattimento presenti e a venire”.

Comitato per la Salvezza della Pineta

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Prove per salvare Mauro Moretti dalla giusta condanna? 8 Gennaio la sentenza per la strage ferroviaria di Viareggio.

Nessuno di noi si meraviglia delle mosse per salvare quel Mauro Moretti, manager gradito alla governance italiana e che gode di simpatie in molti ambienti politici. Del resto le sue buone uscite milionarie dai vari incarichi aziendali e la nomina a cavaliere del lavoro concessa mentre era già imputato per la strage di Viareggio sono state qualcosa di più che semplice cattivo gusto. Dopo la conferma della condanna a sette anni, nel processo di appello, l’allora ministro dei trasporti Graziano Delrio si permise di criticare la sentenza definendola “sproporzionata.” Di fronte alla morte di trentadue persone innocenti uccise dalle perverse logiche del profitto e dalla negligenza di amministratori arroganti, l’unica cosa che ci appare sproporzionata è la lunghezza dei processi. Il processo di Cassazione sulla strage di Viareggio è iniziato e si è svolto in un clima che non ci è piaciuto. L’assenza dei familiari, imposta per un’interpretazione rigida delle norme anticovid e la richiesta da parte del PG, Pasquale Fimiani, di rifare un nuovo processo di appello a Mauro Moretti e ad altri tre imputati ci segnalano un clima non favorevole. La data della sentenza è, poi, slittata all’8 gennaio 2021 e intanto alcuni giornali hanno iniziato una campagna di difesa di Moretti che offende i familiari della strage e l’intera città di Viareggio. Semplicemente indegno l’articolo del giornale “Il Riformista”. Fortunatamente questo giornale, che di riformista ha solo il nome, perché sostenitore da sempre delle peggiori controriforme portate avanti dai governi contro i lavoratori, è letto da pochissime persone. Ma sono molti i politici e i giornalisti servili schierati con Mauro Moretti e il rischio che la strage di Viareggio finisca come tante altre stragi italiane senza colpevoli o con condanne irrisorie è qualcosa di più che una probabilità. Il ruolo della cassazione in Italia è noto per avere salvato tanti colpevoli di delitti e stragi nel corso degli anni. Riteniamo giusto far sentire ai familiari della strage, ma anche ai ferrovieri che da anni si battono per la sicurezza in ferrovia, la nostra piena solidarietà. Pretendere giustizia per Viareggio non significa chiedere vendetta come in modo oltraggioso è stato scritto sul “Riformista”. Pretendere giustizia per Viareggio è un diritto sacrosanto ma è anche un dovere morale e civile. Le responsabilità di Mauro Moretti a prescindere da quello che dicono i suoi amici sono emerse in modo palese durante il dibattimento processuale, questa verità storica non potrà essere ribaltata da nessuna nuova sentenza.

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