Siamo alla frutta, precisamente alla mela rossa. Tra cimiteri, artivismo, Biancaneve e giornalismo. Lunga vita al Reodadaismo.

I movimenti di sinistra ormai sono alla frutta. Quei maledetti nipotini di Stalin visto sconfitto il comunismo, il situazionismo, il dadaismo, il maoismo, il troskismo, il surrealismo, l’anarchismo, il socialismo e gli indiani metropolitani sono finiti, coerentemente, al loro posto al fianco dei satanisti e poco importa se hanno la benedizione del papà gesuita, quell’eretico di Francesco, che brucerà all’inferno. E se l’inferno dovesse non esistere, poco male, ci penserà la NATO, la CIA o qualche Caudillo al servizio del Fondo Monetario Internazionale a crearlo di qua e anche nell’aldilà. Tanto presto l’occidente tornerà nello spazio a conquistare nuovi mondi. Questa volta non ci saranno uno Juri Gagarin o una Valentina Tereškova che tengono a precederlo. Tutto l’universo sarà capitalista e liberista e gli alieni dovranno assoggettarsi al libero mercato. Amazon e coca cola per tutti. La vostra mele ve la ficcheremo su per il deretano. Quella mela rossa, simbolo del male la stessa che colse Eva su istigazione di Lucifero; La stessa mela drogata che la strega diede a Biancaneve, su commissione di quel principe azzurro che poi ne abusò.

Purtroppo uno stato pusillanime, in mano a toghe rosse e cinesi che diffondono ogni tipo di virus non punirà questi scansafatiche, questi manigoldi, questi sacrilegi, che ora si fanno chiamare reodaisti e che, prendono ordini, pure, da un morto. Ci vorrebbe di nuovo il santo uffizio e la pena di morte invece stiamo per finire in mano ai degenerati che gozzovigliano nei cimiteri e ai degenerder che vogliono abolire il papà e la mamma per sostituirli con genitore bolscevico 1 e genitore bolscevico 2. Ci chiediamo come crescerà un bambino in una famiglia destinata alla scissione. Si perché la cosa ancor più grave del fatto che i genitori siano dello stesso sesso è che essendo di sinistra si scinderanno per forza. Così in una famiglia di tre ci stanno tre partiti e ci manderanno tre comunicati. C’è ne hanno già mandato uno. Questo che state leggendo dove si autoaccusano come nemmeno la destra farebbe. Ma si sa a sinistra sono capaci di tutto, anche di fare la destra meglio della destra stessa.

Ecco che ce ne arriva un secondo che smentisce tutto questo, perché non ha avuto l’approvazione di Luca Fani. Ancora lui quell’avventista del settimo giorno che ha osato risorgere e prima, ancora, ha osato scrivere su “Viareggio Mia” che Gesù amava i gay. Quel Luca Fani che ha fatto guidare il carro funebre che portava la sua salma e tenere l’orazione funeraria proprio a Giacomo Verde. Ma chi è Giacomo Verde oltre ad essere il proprietario di quella tomba dove si sono radunati questi sovversivi senza patria e senza Di? E’ forse Giacomo Verde l’autore del del video: “Solo limoni”? Quello che ha inventato i teleracconti? Quello del “piccolo diario dei malanni”? Quello del video dedicato a Franco Serantini, di cui ricorre in questi giorni l’anniversario della morte, “S’era tutti sovversivi”? Quello di mille poesie e performance? Uno di quelli, che due anni fa, ha firmato, assieme ad altri artivisti, il manifesto reodaista e che è andato a morire proprio il centenario delle giornate rosse di Viareggio? Si è l’autore di tutto questo e molto altro. Il 2 maggio 2020 infatti questo innovatore, sperimentatore che amava lanciare petardi ci ha lasciato. Ecco perché un anno dopo i suoi amici, i suoi famigliari e i suoi compagni artivisti sono andati ad omaggiarlo in modo reodadaista nel cimitero dove è sepolto, quello metropolitano di Ponte San Pietro. Bene ha fatto la giornalista del Tirreno, di cui non ricordiamo volutamente il nome, a non ricercare chi era Giacomo Verde su Google. La giornalista ha seguito le mele ed è arrivata all tomba ma guai a proseguire la ricerca digitando il nome. Magari avrebbe imparato troppo? Avrebbe scontentato il caporedattore? Ma soprattutto avrebbe tranquillizzato il paese che al contrario deve essere spaventato. Compito di certi giornalisti non è la verità ma stillare una dose di paura nella popolazione magari con del sensazionalismo e del resto questi reodaisti le hanno creato una bella occasione e come dice ill proverbio “l’occasione fa l’uomo giornalista.” Ah non è proprio così. Dice: “L’occasione fa il giornalista ladro.” Come dite non è nemmeno cosi? Ah va be poco cambia. Nell’articolo del Tirreno si parla anche di probabili denunce. Ci viene da dire: “Magari! Così oltre ai giornalisti anche la magistratura si tirerebbe addosso del ridicolo.” Denunciati perché invece di un crisantemo e una rosa hanno deposto un limone e una mela; perché invece di aver cantato il De Profundis o l’Ave Maria hanno intonato l’internazionale galattica. Evviva la libertà di espressione.

Tuttavia, quando diffondi mele rosse per un cimitero, cosa vuoi pretendere almeno fossero state verdi o gialle ma proprio rosse. Una volta si produceva si consumava e si moriva adesso scioperano boicottano e poi anche da morti continuano a voler dire qualcosa magari difendono pure gli sfrattati, gli operai e persino gli alberi. Ma dove andremo a finire? Come dite? Non siamo giornalisti del Tirreno o de La Nazione ma siamo mediattivisti? Scusate ci eravamo calati troppo nella parte, tanto dopo avevamo già programmato di fare una doccia.

Sia chiaro, non ce l’abbiamo con tutti i giornalisti ma con quelli che fanno da megafono al pensiero unico. Quelli che hanno sempre le lampadine spente. Lungi da noi fare di tutta un erba un fascio. C’è anche dell’erba buona, se no come farebbero i reodaisti a fumarsela.

E poi davvero per quanto la situazione sia drammatica non è seria quindi buon reodadaismo a tutte e tutti e ricordate il nuovo detto: “una mela al giorno leva la cattiva informazione di torno.”

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