La censura esercitata dal comune di La Spezia e dal Museo CAMeC continua a sollevare reazioni. La più significativa è stata il ritito da parate del Museo Popolare Giak Verdun di tutte le loro opere esposte. Non si può parlare di Giacomo Verde e dell’artivismo che lui rappresentava se si censura un’opera e soprattutto se lo si fa perché si è a favore delle spese militari. Domenica 17 luglio, mentre venivano smontate le opere, Alessandro Giannetti ha realizzato una performance reodadaista ” No Censura, No spese militari Ogiugno Oluglio”. Si è inciso il simbolo del reodadaismo sul petto e con il sangue ha scritto sul muro “Demilitarizzare il mondo.” Sul suo profilo facebook Giannetti scrive: “E’ un piccolo messaggio al Baronato, agli addetti alla cultura, ai censori. Nessuno riuscirà mai a mettere il bavaglio, nessuno potrà mai davvero pensare di reprimere la libertà di espressione, la libertà di ogni artista. L’ espressione artistica sopravvive ad ogni tentativo di censura, anche ingabbiati dentro una vostra cella, non riuscirete mai a contenere la nostra arte, a costo di usare il nostro sangue.”
Si tratta, per noi, di una risposta forte ed importante a cui vogliamo dare il giusto risalto sia perché consideriamo importante la lotta contro le spese miltari e il militarismo sia perché per noi l’arte non deve essere omologata e ossequiosa verso il potere. Qui sotto postiamo il video della performance e il video del ritiro del materiale con l’appello agli altri artivisti.
Poesie, performance artistiche, bandiere da artista, installazioni e persino la meravigliose cartoline di arte postale. Free postcards – Mail Art Wave 2022 cartoline omaggio Installazione di Salvo La Selva for Giak Verdun, hanno caratterizzato la giornata “Siamo le spine nel campo dei miracoli” passeggiata “No Asse” promossa dal Museo Popolare Giak Verdun e a cui hanno partecipato un centinaio di persone. L’iniziativa è partita dall’ex SARS, sgomberato a Novembre dal comune e rioccupato a dicembre da una assemblea di movimenti anticapitalisti viareggini. Qui le Bolle di Pif hanno dato inizio alla giornata. Dopo c’è stato l’intervento della Brigata Mutuo Sociale per l’Abitare, che ha ribadito che lo spazio è destinato in parte ad uso abitativo e che sarà intitolata al poeta e compagno Leonardo Ciuti mentre l’altra parte sarà gestito collettivamente per fini ludici, culturali e ricreativi. Attorno allo spazio sono stati appesi e striscioni contro le spese militari, per il diritto all’abitare, in difesa della Lecciona, contro l’asse e a favore di una cultura ecosicialista. La passeggiata ha visto alternarsi momenti artisci e inteventi politici nella migliore tradizione artivistica che tanto stava a cuore a Giacomo Verde. Tra le performance si ricordano quelle del Collettivo Rivoluzionario Protosonico intitolata “Istinto di ribellione”, quella di Murat Onol intitola “Di sé e d’un cespuglio fece un groppo” /Una questione di vita o di morte per Simoncini Tangi. ispirata al 13° canto dell’inferno di Dante. Quella di Gigi Blù e dei suoi amici intitolata “Diamo una mano agli alberi”. Quella di Enzo Correnti l’Uomo Carta intitolata “A piedi nudi in Pineta”. La Temibile e Juri Baldassarri hanno letto alcune loro poesie. Numerose le realtà che hanno preso parola durante la passeggiata come: Repubblica Viareggina, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista, Comitato la Voce degli Alberi, Coordinamento La Lecciona non si Tocca, Comitato per la salvezza della pineta, Cantiere Sociale Versiliese. Alla fine è stato esposto anche lo striscione “Demilitarizzare La Spezia” quello che fotografa l’opera del MuseoPopolare Giak Verdun censurata dal comune di La Spezia e dal museo CAMeC.
Una giornata ricca di lotta e cultura che fan ben sperare per i prossimi appuntamenti.
“Ciclicamente ed in occasione della stagione estiva, si riparla, spesso e purtroppo a sproposito, della mancanza di sicurezza sulla spiaggia libera denominata “Lecciona”, tra la Darsena e Torre del Lago. Sono passati ormai sette anni, da quando, come Repubblica Viareggina, si sostenne la giusta lotta in difesa del lavoro, dei bagnini della “Lecciona”, condotta in primis dall’amico Nicola Gallione. Sono passati sette anni, da quando, con il compianto Emiliano Favilla ed insieme ad alcuni/e volontari/e, oltre all’aiuto logistico dell’associazione “Salvamento Genova” che fornì mezzi e giovani bagnini/e desiderosi/e di imparare e fare pratica sul campo, si organizzò un servizio volontario, di assistenza balneare, nei mesi di luglio ed agosto. Tale servizio di assistenza, non fu solo un momento di denuncia e sensibilizzazione sulla sicurezza in mare, ma anche un controllo concreto lungo tutta la spiaggia libera, a maggior ragione in una fascia litoranea particolarmente insidiosa. Dopo sette anni, nulla ancora è stato fatto, e ancor più grave è il fatto che le presenze sono aumentate e da quest’anno l’Amministrazione comunale ha riconosciuto -giustamente- la zona come area naturista (Anita), con un ulteriore aumento di persone. E la sicurezza, a chi la deleghiamo? Al caso; al buon senso, alla sorte, a due o tre cartelli posizionati o a delle corde e ciambelle collocate lungo la spiaggia!! Se ne dovrebbe fare carico il Comune e basterebbe coinvolgere, in un progetto serio, la Capitaneria di Porto, le Associazioni di Salvamento presenti sul territorio; ricercare i fondi tra i camping della pineta di Levante e i balneari viareggini. Sì, anche i balneari, proprio come si mobilitò Emiliano Favilla nel 2015, con ciambelle e pattini, oltre alla sua presenza competente e costante di bagnino navigato!! Basterebbe poco, soprattutto e a maggior ragione, in una città come Viareggio, profondamente ferita dalla mancanza di sicurezza sul lavoro. Poco da un punto di vista economico ed organizzativo ma molto in fatto di coscienza!”
“Un anno è passato dall’ingiustificabile scelta fatta dall’amministrazione comunale di approvare il passaggio della Ciclovia Tirrenica dal tratto retrodunale della Lecciona.
Decisione che oltre a sollevare l’indignazione delle associazioni ambientaliste, vide anche l’immediato disappunto della cittadinanza viareggina che considera la Lecciona l’ultimo bene pubblico e naturalistico ancora rimasto inviolato da mire speculative. Il “Coordinamento la Lecciona non si tocca” mise immediatamente in campo le proprie forze tecniche e sociali e produsse una memoria d’opposizione nel merito, basata sulle norme legislative vigenti, che evidenziava tutte le criticità e le contrarietà di quel tracciato, valorizzando invece i pregi e le opportunità del percorso già ipotizzato dalla Regione passante per il Viale dei Tigli. La scorsa estate il Coordinamento attivò una serie di iniziative che culminarono con la manifestazione del 4 settembre, la più imponente vista a Viareggio dagli anni ’70, circa duemila persone scese in corteo per la difesa di un bene comune. Le notizie di queste settimane hanno dimostrato che quello che dicevamo era giusto e privo di strumentalizzazioni e pregiudizi: a darci ragione sono stati niente meno che il “Tavolo tecnico operativo ministeriale” dei trasporti e infrastrutture, l’Ente Parco, l’Assessorato regionale alle infrastrutture, con l’importante appoggio pervenuto dal parere del Parlamento europeo. Purtroppo dobbiamo fare i conti con i politici nostrani, che riservano spesso forme di menefreghismo compulsivo nei confronti dei cittadini e dei pareri ministeriali, è per questo che manterremo alta la guardia, saremo ora più che mai combattivi e determinati a difendere la Lecciona e la pineta di Levante, ben sapendo che l’attacco a questi luoghi altro non è che un attacco al Parco e alla sua integrità. Per questo crediamo che sia importante proseguire nell’opera di denuncia e sensibilizzazione attraverso una serie di appuntamenti che, oltre a ribadire la nostra determinazione nell’impedire qualunque intervento sulla Lecciona, contrastino il progetto del tracciato dell’Asse di Penetrazione a sud dello stadio, in favore invece dell’utilizzo della viabilità esistente, anche questo già a suo tempo approvato nel Piano Strutturale del Comune.
Ricordiamo infatti che la decisione dell’amministrazione di far passare la Ciclovia dalla Lecciona era nata strettamente correlata alla necessità di portare avanti la costruzione dell’Asse di Penetrazione, grande opera inutile che attraverserebbe la pineta sventrandola, necessiterebbe l’abbattimento di un’intera palazzina, e passerebbe in mezzo al Viale dei Tigli. Anche contro l’Asse a sud abbiamo fatto e continueremo a fare lavoro di ricerca nel merito, di costruttivo dialogo con la cittadinanza, di interazione con gli enti pubblici in modo che le nostre ragioni siano comprese e accolte dai diversi piani istituzionali. La prima manifestazione è programmata il prossimo 16 luglio dal museo Giak Verdun, sostenuto dalle associazioni ambientaliste e dal coordinamento tutto, una giornata di lotta e di arte all’interno della Pineta (lato sud dello Stadio). Appuntamento alle ore 17:00 dietro il Palazzetto dello Sport per l’avvio di una serie di performance che si snoderanno nel vialetto della pineta individuato come tracciato dell’Asse, e avranno termine intorno alle 19:00 in Via Indipendenza nei pressi della palazzina a rischio abbattimento.”
Coordinamento La Lecciona non si tocca CoordinamentoNoAsse
La censura dell’opera “Omaggio Ogiugno” del Museo Giak Verdun da parte del comune di La Spezia e del Museo CAMeC non è piaciuta agli artivisti che hanno espresso pubblicamente il loro disappunto.
Pubblichiamo qui sotto integralmente la lettera del curatore Luca Fani e il video dove la “Temibile” spiega cosa è accaduto.
“Buongiorno a tutt* custod* del CAMeC.
Mi chiamo Luca Fani. Sono, o meglio “ero”, il curatore della mostra “Giacomo Verde / Liberare arte da artisti” in corso nel vostro mausoleo.
Mi sarebbe piaciuto potervi scrivere: “Mi dispiace, non abbiamo avuto l’occasione di incontrarci, ero in Kurdistan a combattere contro il gruppo terroristico TSK (le forze armate turche)”, ma non posso perché non sono affatto dispiaciuto, vista la vostra decisione di considerare un’oper-azione artivistica come un atto di vandalismo, di oscurare e poi distruggere un’opera d’arte e di allontanare delle artiste e degli artisti dalla mostra per trasformarla in un ecomostro ligure. Evidentemente vi disturba l’idea di demilitarizzare La Spezia e i cervelli. Non vi capisco, ma vi capisco, siete abituat* a seppellire i morti.
Ho letto la PEC del sig. Curletto. Non farò tanti giri di parole. È ovvio che un becchino non può scrivere una lettera del genere da solo. Per questo motivo le cose che dirò sono per la sig.ra Eleonora Acerbi e la sig.ra Cinzia Compalati. Potevate scegliere la via di un dialogo, invece il vostro primo passo è stato subito rendere la situazione irrisolvibile. Un atteggiamento assolutamente non professionale per non dire dilettantesco. D’altronde che ci si può aspettare da una conservatrice che si permette di entrare in una performance in corso come una mamma che entra nella stanza dei suoi bambini per brontolarli perché hanno sporcato tutto? Ma non si tratta di una mamma, dei suoi bambini e nemmeno di un gioco. Si tratta della conservatrice di un presunto museo. Lei non era una persona del pubblico, che ha tutto il diritto di intervenire in una performance. Lei era fra le organizzatrici di questa mostra. Non sapeva nulla com’è scritto nella PEC? Questo è molto strano perché tutte le informazioni richieste sono state mandate alla sig.ra Monteverdi. Se lei non vi ha informato allora dovete risolvere la questione con lei. Se l’informazione fornita non era dettagliata, sarebbe stato compito delle conservatrici chiedere maggiori dettagli. Ma ho capito di avere a che fare con dei custodi dilettanti.
La nostra assemblea avrebbe avuto come compito quello di rappresentare tutte le anime di Giacomo Verde e di lavorare insieme con il personale del museo. Questo non è mai accaduto. E ora, con la vostra decisione oscurantista di cancellare un’oper-azione r(Ǝ)odadaista, ci troviamo in una impasse. Questo è un atto grave e violento che non solo mina la figura di Giacomo Verde r(Ǝ)odadaista, ma danneggia anche la libertà di pensare e agire di tutto l’artivismo. Contro questa azione di censura non posso stare con le mani in mano. Ovviamente la vostra posizione mi spinge ad allontanarmi da voi, ma sappiate che diventerete un’ispirazione viva per altre oper-azioni r(Ǝ)odadaiste.
Ovviamente l’esclusione del Collettivo Dada Boom e la censura che voi chiamate “il ripristino tempestivo” porterà delle conseguenze. Per questo motivo voglio precisare alcuni punti.
Punto 1
Il gruppo r(Ǝ)odadaista, il collettivo Dada Boom e il Collettivo Superazione ritireranno tutte le opere e beni materiali, tipo monitor, TV, cavi, prestati per la mostra. Ci sarebbe piaciuto aiutarvi lasciando i beni materiali perché abbiamo visto che il CAMeC non è in grado neanche di fornire delle prolunghe. Tra l’altro l’oper-azione r(Ǝ)o dadaista “Omaggio Ogiugno” parlava proprio di questo problema. Scrivere “Demilitarizzare La Spezia” non era solamente una presa di posizione netta contro la guerra e la militarizzazione sempre crescente, ma anche una critica chirurgica, per chiedere l’azzeramento delle spese militari a favore di investimenti nel campo del sociale e della cultura.
Punto 2
Il periodo dell’Artivismo finisce a partire dall’11 luglio. Prima di settembre, il periodo dell’Artivismo sarà spento e inattivo. L’Artivismo e Giacomo artivista si spostano altrove.
Punto 3
Nel catalogo della mostra devono essere presenti tutte le opere allestite e le performance prodotte il giorno dell’inaugurazione 25 giugno 2022 e si dovrà documentare l’avvenuta rottura spiegando le gravi motivazioni che l’hanno generata.
Punto 4
Chiedo di avere il materiale video delle oper-azioni “Ognuno è troia a modo suo” del Collettivo Superazione e “Omaggio Ogiugno” del Museo Popolare Gïåk Vërdün.
Punto 5
Consiglierò alle/ai performer di “Omaggio Ogiugno” di riservarsi in ogni caso la facoltà di agire eventualmente anche per le vie legali nei confronti dei responsabili della cancellazione dell’opera d’arte che considero un gesto di pura censura e danneggiamento della cosa privata.
Punto 6
Chiedo l’istituzione del brano di Louis Ardiente “Cha cha cha della segretaria” come inno della Città di La Spezia da trasmettere in ogni evento cittadino istituzionale.
Auspicavo una discussione sul tema “Omaggio Ogiugno è un’oper-azione artivistica o un atto di vandalismo?” Purtroppo questo non è avvenuto. Per questo motivo finisco la mia lettera spiegandovi perché io considero questa oper-azione un’opera d’arte.
Comincio definendo alcuni termini che userò:
– Vandalo: s.m. AD ster., estens., chi compie atti di vandalismo
– (Ǝ)vandalo: s.m. AD ster., estens., chi compie atti di artivismo r(Ǝ)odadaista
– Vandalismo: CO tendenza a rovinare, devastare o distruggere beni altrui per puro divertimento, per incuria o ignoranza delle norme di tutela ambientale
– (Ǝ)vandalismo: CO tendenza a rovinare, devastare o distruggere i cervelli militarizzati per puro divertimento, per cura o informazione r(Ǝ)odadaista
Dove c’è opera non c’è vandalismo. (Ǝ)vandalismo è contemporaneo dell’opera, poiché inaugura il tempo della sua verità. (Ǝ)vandalismo interrompe l’opera, apre un vuoto, un tempo di silenzio, una domanda senza risposta. Tuttavia, nella lacerazione senza rimedio che esso provoca, il mondo è obbligato a interrogarsi. Il mondo — quello stesso mondo che pretendeva di misurarlo e di giustificarlo con l’arte, ora si trova citato in giudizio e deve giustificarsi davanti a essa.
(Ǝ)vandalismo è assoluta rottura dell’opera, ma al tempo stesso rappresenta il momento costitutivo di un’abolizione che fonda nel tempo la verità dell’opera. Al vertice estremo della singolarità, viene scoperta e svelata, nell'(Ǝ)vandalismo, la compresenza di due dimensioni eterogenee: irriducibili ma segretamente complici, speculari e a volte complementari.
Laddove l'(Ǝ)vandal* mostra la sua costitutiva vulnerabilità — la sua esposizione ai molteplici fattori patogeni che producono in lei/lui passività, dissoluzione, rovina, frammentazione —, ebbene, proprio lì può emergere un movimento di riscatto: un’energia progettuale che lo rende capace di ridiventare protagonista attiv* della propria esistenza. Proprio lì può emergere un’intima ed enigmatica solidarietà tra distruzione e costruzione, tra perdita e arricchimento, tra violenza e creatività.”
11 luglio 2022, LUCA FANI
Ex curatore della mostra “Giacomo Verde – Liberare Arte da Artisti”
PS: Ho capito perfettamente che il sig. Curletto è stato usato come scaricabarile in tutto quello che è successo, ma rimane comunque colui che ha recato l’offesa. Chiedo dunque soddisfazione sfidandolo a duello presso il Cimitero dei Boschetti all’alba del giorno 3 settembre 2022. Nomino mio secondo il sig. Domenico Piero Cantini, mio testimone il. sig. Ömer Murat Önol e mio dottore il sig. Gaspard Frontenac. Scelgo come arma adatta a lavare tale onta il lancio di escrementi umani solidi all’ultimo centimetro di copertura.
“Venerdì 8 luglio grazie al nostro intervento uno sfratto in centro a Viareggio è stato rinviato. Una signora con due bambini rischiava di finire in mezzo alla strada ma la nostra azione è riuscita a far guadagnare tempo e lo sfratto è stato rinviato al 15 settembre per quella data la signora e i suoi figli dovrebbero avere trovato un’altra sistemazione. Purtroppo nemmeno il tempo di respirare e ci arriva la segnalazione che la polizia municpale vorrebbe staccare l’acqua dall’ex SARS L’acqua è un bene comune di vitale importanza e staccarla è da insensibili. Nell’ex SARS, dopo lo sgombero avvenuto per opera del comune e la rioccupazione avvenuta per opera dei vari movimenti anticapitalisti viareggini, hanno trovato rifugio alcune persone senza fissa dimora ma l’altro ieri la polizia municipale si è presentata minacciando di staccare l’acqua e demolire tutto. Come Brigata Mutuo Sociale per l’Abitare avvertiamo il comune di Viareggio che se solo osa compiere l’ennesimo gesto di arroganza ci troverà pronti a reagire e disobbedire. Non ce ne frega niente del loro Jova Beach e dei loro progetti speculativi su quell’area. Noi continueremo a sostenere ogni occupazione e se necessario saremo pronti alle barricate.”
“Del Ghingaro ha affidato la sua difesa a quello che ritiene essere il primo della classe, infatti, ha mandato avanti il noto Gabriele Tomei, faccia da bravo ragazzo, il quale in modo diligente e ossequioso ha eseguito il compito. Ma si sa, anche i bravi ragazzi alle volte vogliono strafare e così ha trasformato la difesa del sindaco, giustamente contestato, in un attacco ai contestatori. Il discorso di Toemei è pieno di una retorica vuota e di un anacronistico paternalismo strappato da chissà quale libro del secolo scorso. L’obiettivo, però, è chiaro ed è quello di rovesciare la realtà dei fatti. Si cerca, infatti, di far passare chi ha offeso veramente Viareggio, ovvero il sindaco Giorgio Del Ghingaro con il suo atteggiamento arrogante verso i familiari della strage, come una vittima e di descrivere una sana indignazione di popolo per un’offesa alla città. A Tomei si sono aggiunti i consiglieri della maggioranza, tutti trincerati nella difesa delle loro poltrone, perché ormai si sentono assediati da una città sempre più lontana dal loro agire. E’ ridicolo scomodare le istituzioni. Basterebbe vedere quante viareggine e quanti viareggini hanno disertato le urne, perché schifati da chi indegnamente da anni ne ricopre certi ruoli. Hanno chiamato in causa persino Papa Francesco. Peccato che non lo facciano quando mettono in mezzo alla strada famiglie con minori e persone malate. Eppure il signor Tomei che ha ricoperto, in modo pessimo, il ruolo di assessore al sociale se lo dovrebbe ricordare bene.
Chiedono le scuse di chi ha contestato. Niente di più assurdo e illogico. Noi stiamo con chi ha protestato e ci chiediamo, caso mai, in una città così sofferente e umiliata da questa classe dirigente insensibile, perché siano arrivate cosi tardi le contestazioni. Da parte nostra rinnoviamo l’impegno a contrastare con ogni mezzo l’attività politica di questa amministrazione che, purtroppo, in consiglio comunale non ha una vera opposizione. Ci auguriamo che chi verrà dopo, a prescindere che sia di destra o di sinistra, voglia provvedere ad una de-delghingherizzazione della politica viareggina, escludendo da ogni incarico pubblico chi ha governato con questo signore che ha contribuito a distruggere la nostra città.
Per quanto riguarda i secchioni vanno bene a scuola ma non nella politica e nella vita, dove servono doti come empatia e spirito di autocritica che non si imparano sui libri.”
Brigata Mutuo Sociale per l’ Abitare, Cantiere Sociale Versiliese, Collettivo “Dada Boom” Non una di Meno Viareggio, Potere al Popolo Versilia, Repubblica Viareggina
Si sono svolte, martedì 5 luglio, davanti all’ospedale unico Versilia un presidio e una assemblea del personale dipendente promosse dal sindacato autonomo della FIALS per denunciare il depauperamento della sanità sul nostro territorio. Mancano persino i lenzuoli per i positivi al covid e i guanti. La situazione è drammatica denuncia Daniele Soddu sindacalista FIALS da sempre in prima linea. I sindaci sono stati chiamati alle loro responsabilità e la FIALS chiede un consiglio comunale unitario urgente di tutti i sette comuni. La Versilia se non si interviene rischia di perdere altri pezzi di sanità.
Si sono svolti nei vari mercati viareggini diversi banchetti informativi per lanciare l’appello ad una mobilitazione unitarua per il 16 luglio contro l’asse di penetrazione. L’iniziativa promossa dal Museo Popolare Giak Verdun e da varie realtà No Asse è ancora in costruzione. Qui sotto postiamo il testo del volantino distribuito
“Ostinato come un mulo, ci perdonino gli equini per il paragone, re Giorgio procede contro il parere degli esperti, degli ambientalisti e della maggioranza della città nello sciagurato progetto dell’asse di penetrazione. Centinaia e centinaia di alberi rischiano di essere abbattuti, una palazzina dove abitano nove famiglie potrebbe esssere demolita e una marea di metri cubi di cemento potrebbero abbattersi sulla pineta. Da diversi anni il Museo popolare “Gïåk Vërdün” si batte per difendere il parco da ecomostri e operazioni speculative. Lo fa con lo spirito dell’artivismo, caro a Giacomo Verde, facendo incontrare pratiche artistiche e impegno sociale ed ecologico. Con questa coerenza, il 16 luglio prossimo, assieme a tante/i artiste/i torneremo nella stradella che il sindaco Giorgio Del Ghingaro si ostina a voler trasformare in una arteria strategica per la viabilità viareggina. Invitiamo tutte le associazioni, le forze politiche e sociali a costruire assieme una giornata di lotta unitaria per difendere il nostro parco da una violenza cieca che risponde solo al profitto di pochi contro il bene comune.“
La sentenza nel secondo processo di appello a Mauro Moretti e agli altri vertici delle ferrovie conferma quello che i familiari della strage, i ferrovieri che da anni lottano per la sicurezza e l’intero popolo viareggino sanno da sempre: La colpevolezza del signor Mauro Moretti. Coccolato e protetto da massoneria e poteri forti, il cavaliere del lavoro, che troppe volte l’ha fatta franca, deve arrendersi alla caparbietà di chi da anni lotta per avere giustizia per le trentadue vittime della strage. La condanna a soli 5 anni arrivata ben dopo 13 e non ancora definitiva ci conferma come in questo paese la giustizia abbia due pesi e due misure. Non potevano assolverlo ma hanno ceracato in ogni modo di trovargli una via di uscita. Adesso c’è da aspettare di nuovo la cassazione. La lotta dei familiari non è ancora finita e l’intera città, come ha dimostrato anche lo scorso 29 giugno, deve rimanere vigile e mobilitata.