La sezione ANPI di Montignoso il 10 luglio ha ricordato a Villa Schiff, davanti ad una novantina di persone, il centenario degli arditi del popolo e il canto figli dell’officina scritto proprio a Montignoso da Giuseppe Raffaelli e Giuseppe Del Freo. L’iniziativa presentata da Massimo Gianfranceschi dell’ANPI ha visto gli interventi di storici come Andrea Ventura, Gino Vatteroni e Antonio Fanelli che hanno sottolineato il ruolo centrale della Grande Guerra come inizio di una nuova epoca. L’importanza degli arditi del popolo nel reagire sul piano fisico ai fascisti vera e propria destra nuova e armata. Senza la Grande Guerra, probabilmente, non ci sarebbero stati né i fascisti né gli arditi del popolo. Il fascismo viene descritto come una controrivoluzione preventiva funzionale a fermare la crescita di socialisti e anarchici e in seguito dei comunisti. E’ stato ricordato come i padroni del marmo finanziarono le squadracce fasciste. Grande spazio è stato dato allo sviluppo della musica popolare e di lotta. Ha preso parola anche il sindaco di Montignoso. Dopo la conferenza c’è stato un piacevole concerto del Suonificio Popolare Apuano.
Venerdì 9 luglio presso il CSOA SARS in Darsena a Viareggio il CSOA SARS e il Collettivo Cineasta Comunisti hanno promosso un’interessante iniziativa per discutere di repressione e carcere un tema spesso evitato che, invece, andrebbe approfondito. Alle 20 aperitivo buffet e alle 21 proiezione del video inchiesta: “Italia: il carcere ai tempi della pandemia.” anno di produzione 2021 durata 50 minuti. Dopo la proiezione è intervenuto portando la sua esperienza di vita e di lotte nell’inferno delle carceri speciali degli anni ’70 ’80 il compagno Pasquale Abatangelo. All’iniziativa hanno partecipato dalle 50 alle 60 persone. Sono state sottolineate analogie e differenze tra quanto avveniva negli anni ’70 e ’80 del ventesimo secolo e quanto avvenuto lo scorso anno. Se continua la repressione di uno stato che mostra il suo volto autoritario violando le sue stesse leggi e la costituzione. Salta, però, agli occhi come le rivolte dell’anno scorso fossero spontanee e spoliticizzate rispetto a quelle degli anni del secolo scorso. I detenuti sono cambiati e il contesto interno ed esterno è mutato. In quelli anni molti detenuti erano dentro per reati politici o comunque per reati come rapine. i Detenuti di oggi sono in gran parte immigrati in carcere per spaccio di droga. In quelli anni nelle carceri esisteva una coscienza che si legava al forte movimento di lotta presente fuori. Oggi il movimento vive una fase di riflusso e nelle carceri si concentrano solo disperati senza possibilità di riscatto. La sbirraglia continua a compiere i suoi misfatti impunemente anzi oggi meglio organizzata con Gruppi Operativi Mobili (GOM) o con i Gruppi di Intervento Rapido (GIR). Quanto avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sembra un tentativo di celebrare il ventennale della mattanza avvenuta nel carcere di Bolzaneto dopo il G8 di Genova nel 2001. I detenuti appaiono soli come soli appaiono i familiari e del tutto inefficaci sono le voci isolate di qualche garantista. Ricordare certi numeri può aiutare a capire il pianeta carcere. Circa mille detenuti suicidati in dieci anni. Celle affollate fino a nove detenuti. A questi numeri si deve aggiungere il dramma creato dalla pandemia con numerosi contagi e purtroppo anche morti e le violenze sulle quali sono in corso adesso delle indagini da parte della magistratura come il documentario mostrava nei dettagli.
L’emergenza abitativa a Viareggio non accenna a diminuire. Da un po’ di tempo ci vengono segnalati casi di donne costrette a vivere in strada o a dormire in pineta. Ci chiediamo: dove siano i servizi sociali del comune? Ma, forse visto i precedenti, porsi questa domanda rischia di essere solo un esercizio retorico. Abbiamo incontrato Pina, una donna di 51 anni, che dopo essersi ritrovata in mezzo alla strada ha avuto la sfortuna di rompersi un braccio.
Pina si è rivolta ai servizi sociali del comune di Viareggio, i quali a parte proporle il dormitorio per qualche giorno non sono riusciti ad offrire altro. Una persona con il braccio rotto che ha bisogno di cure dove dovrebbe passare le ore del pomeriggio dato che i dormitori aprono solo la sera? Come sindacato abbiamo contattato l’assistente sociale di riferimento che nel frattempo era cambiato. Il nuovo assistente sociale ci ha invitato a segnalare via email il caso al dirigente cosa che abbiamo prontamente fatto. La risposta del dirigente Strippoli è stata la seguente: “segnalerò la cosa ai servizi sociali.” Ci è apparso immediatamente l’ennesimo scaricabarile di responsabilità, confermato dal fatto che quando Pina ha contattato i servizi sociali chiedendo se avevano parlato con noi questi hanno negato. Ancora una volta ci duole vedere il comportamento non solo inadeguato ma anche non etico da parte di chi dovrebbe risolvere i problemi sociali dei cittadini più bisognosi.
Foto scatta in occasione dell’iniziativa con Chiara Cruciati sulle donne del Medio Oriente da Non una di Meno e Casa delle Donne
Le esternazioni del consigliere comunale, di maggioranza, David Zappelli contro Ersilia Raffaelli, colpevole a suo dire di essersi candidata alle scorse elezioni regionali nella lista Toscana a Sinistra mentre era presidente della Casa delle Donne hanno provocato, come prevedibile, una serie di reazioni. In primis della Casa delle Donne di Viareggio stessa. Le donne della Casa si sono strette attorno alla loro presidente con un comunicato che inizia “La presidente siamo tutte.” Il comunicato spiega l’importanza del lavoro svolto dalla Casa e definisce vergognoso l’attacco di Zappelli.
Numerose anche le prese di posizione delle varie forze politiche cittadine in difesa di Ersilia Zappelli come quella di Sinistra Italiana che afferma: “Sinistra Italiana è stata onorata di aver sostenuto come Candidata alle scorse Elezioni Regionali una donna del valore di Ersilia Raffaelli.Nelle sue idee, nei valori, nel suo costante impegno in favore della libertà femminile ci riconosciamo.La sua candidatura, legittima e del tutto opportuna, sta nei diritti civili e politici di una donna che si è presentata alle elezioni, senza mai fare confusione di ruoli.Come al solito da parte di un consigliere della Maggioranza si è persa un’occasione per tacere di cose prive di senso, mentre si poteva cogliere quella di ringraziare la Presidente e la Casa per il prezioso lavoro.“ Repubblica Viareggina ribadisce: “Non vediamo incompatibilità tra il candidarsi ad un’elezione regionale e l’impegnarsi in un’associazione. Per questo le parole del consigliere David Zappelli contro Ersilia Raffaelli, ci appaiono come una sterile polemica tra l’altro a scoppio ritardato. Magari chi amministrasse avesse a cuore l’associazionismo cittadino e lo conoscesse. Purtroppo in molti casi non ne sanno assolutamente niente. Altri sono gli incarichi incompatibili e i conflitti di interessi. Magari se Zappelli guarda tra i suoi colleghi di maggioranza ne scopre qualcuno. Noi solidarizziamo con Ersilia Raffaelli e con la Casa delle Donne di Viareggio che è un’esperienza importante per tutta la città e non solo.”Poter al Popolo Versilia afferma: “Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ad Ersilia Raffaelli e a tutta la Casa delle donne dopo l’attacco strumentale e provocatorio del consigliere Zappelli. Davanti ad una politica bipartisan che sguazza da decenni nella logica dei doppi e tripli incarichi (ben pagati) e’ ridicolo che venga criticata una figura come quella di Ersilia solo perché ha dato il suo impegno ad una lista come Toscana a sinistra che di certo non aveva nel suo DNA quello della corsa alle poltrone o a incarichi di prestigio. Se avesse voluto l’avrebbe fatto per opportunismo proprio con quei partiti che magari lo stesso Zappelli appoggia. Quelli delle privatizzazioni, della svendita dei beni comuni e della devastazione ambientale. Crediamo che il consigliere dovrebbe pensare maggiormente a difendere esperienze come la Casa delle donne invece di attaccarla. Forse se il governo di questa città non avesse provato a svendere e liquidare un’ esperienza sociale decennale probabilmente avrebbe avuto atteggiamenti sicuramente più distensivi. Quando si semina vento poi si raccoglie tempesta.“Il Partito della Rifondazione Comunista per bocca del suo segretario di federazione Nicolò Martinelli dice: “Il consiglio comunale di Viareggio, quando si parla di diritti delle donne, non cessa mai di stupirci. Dopo le dichiarazioni-shock di Marco Dondolini (FdI) arrivano quelle di David Zappelli (Lista Del Ghingaro), che rivela a livello pubblico una arroganza intimidatoria che le nostre compagne e i nostri compagni hanno ben conosciuto in questi anni: Ovvero l’idea che se ricopri incarichi nell’associazionismo e nel volontariato, non puoi anche esercitare il diritto costituzionale di fare politica, pena la fine di ogni rapporto con la pubblica amministrazione dell’ente che rappresenti. Siamo da sempre convinti della necessità di tenere distinto l’impegno politico da quello sindacale, associativo e lavorativo; ma pensiamo anche che il diritto di ogni cittadino di manifestare le proprie idee, di organizzarsi in partito e candidarsi alle elezioni non possa essere soggetto a limitazioni di alcun genere, se non quelle previste per legge a determinate categorie quali i militari o i ministri del culto. Parimenti, troviamo ormai insopportabile che a troppi giovani dirigenti del nostro partito, le poche volte che vengono invitati dire la propria pubblicamente, venga chiesto esplicitamente di non menzionare l’organizzazione di cui fanno parte, per confermare lo stereotipo falso che le nuove generazioni siano animate da un generico impegno civico depoliticizzato e rifiutino la militanza politica.Facciamo quadrato attorno a Ersilia Raffaelli, che ci ha egregiamente rappresentati alle ultime elezioni regionali con Toscana a Sinistra, non solo per la stima nei suoi confronti e per la grande battaglia contro la violenza sulle donne che porta avanti da anni, ma anche per affermare il basilare principio del rispetto della Costituzione della nostra Repubblica ai tanti, troppi, esponenti politici del territorio che quotidianamente sembrano dimenticarsene.” Infine Marco Corsetti segretario di Articolo 1 ribadisce: “Massima solidarietà alla Casa delle Donne di Viareggio e in particolare alla sua presidente Ersilia Raffaelli per gli attacchi vergognosi e strumentali subiti da un esponente della maggioranza nel consiglio comunale di Lunedì 5 Luglio. Come sempre pieno sostegno all’impegno fondamentale dell’associazione nella tutela delle donne vittime di violenza. È totalmente inutile attaccare, come giustamente è stato fatto, chi ha usato frasi vergognose in relazione agli shorts delle ragazze per poi usare argomentazioni banali sul tema della violenza di genere e trattare a pesci in faccia la più importante associazione del territorio, che si occupa di tutelare le vittime, solo ed esclusivamente perché non fanno riferimento alla parte politica di chi amministra, male aggiungo, questa città.”
Sui social poi sono tantissime le prese di posizione di attiviste e attivisti ma anche semplici cittadine e cittadini che solidarizzano con Ersilia Raffaelli e la Casa delle Donne. Non possiamo far altro che unirci a questo coro, e viste le esternazioni prima di Dondolini e poi di Zappelli, guardare con una sorta di preoccupazione al prossimo consiglio comunale.
Interessante iniziativa promossa dalla Casa delle Donne e da Non Una di meno Viareggio che hanno ospitato la giornalista del Manifesto e autrice di numerosi libri per la casa editrice Alegre, Chiara Cruciati, giovedì 8 luglio. Chiara Cruciati verso le 16.30 ha visitato la zona fucsia di Viareggio in piazza Ragghianti, luogo nato per denunciare la violenza sulle donne. Poi alle 17. 30 nel giardino della Casa delle Donne in via Marco Polo si è tenuto il dibattito sul tema: “Donne del Medio Oriente: “palestinesi, curde, ezide. tre realtà di lotta e resistenza in evoluzione.” Due ore di discussione, spunti e riflessioni che hanno visto una buona partecipazione di persone.
Anche a Viareggio saranno ricordati i vent’anni dal G8 di Genova. In molti da Viareggio e dalla Versilia parteciparono in quei giorni alla mobilitazione nel capoluogo ligure. Da poco più di un mese un gruppo di reduci da quell’esperienza, oggi militante in realtà sociali e politiche differenti, si è incontrato, informalmente, e poi ha deciso di costruire un’iniziativa. L’iniziativa promossa da ARCI Lucca – VersiliaANPI Provinciale e dall’ Assemblea Versiliese Genova 2020 – 2021 è prevista per venerdì 16 luglio alle ore 21.00 presso la Libreria Lungomare sulla passeggiata di Viareggio davanti al Grand Hotel Royal
Ecco il comunicato che presenta l’iniziativa. “Sono passati vent’anni da quei giorni così derimenti per molt* di noi. Parleremo di quei terribili momenti, delle mattanze poliziesche, dell’indignazione mondiale suscitata. Parleremo di quello che rimane oggi delle nostre rivendicazioni. E soprattutto, della ragione che avevamo allora nel denunciare gli effetti di un capitalismo scellerato, ancora oggi sotto gli occhi di tutt*. L’evento è organizzato da Arci Lucca-Versilia, ANPI Provinciale e Assemblea Versiliese Genova 2001/2021. Prenderanno parola: Jan Vecoli – Presidente Arci Lucca-Versilia Filippo Antonini – Presidente Anpi Provinciale Francesca Trasatti – Portavoce Assemblea Versiliese Genova 2001/2021 Tra gli ospiti: Avv. Ezio Menzione – legale GSF Checchino Antonini – Giornalista. Radio Sankara sarà in diretta live e disponibile sulle seguenti piattaforme Spotify Speaker Twitch YouTube”
Non una Meno di Viareggio è tornata, giustamente, a chiedere le dimissioni del consigliere comunale di Viareggio di Fratelli di Italia, Marco Dondolini. Lo ha fatto con un manifesto raffigurante le foto che alcune compagne hanno deciso di farsi per ribadire che l’abbigliamento non può essere causa di rissa. Sulle pagine dei social di Non Una di Meno Viareggio si legge: “Il nostro abbigliamento NON è causa di una rissa! Dondolini: DIMISSIONI SUBITO! #nonunadimeno#nonunadimenoviareggio#ilmioabbigliamentononèmotivodiunarissa“
Ad un certo punto arrivano i cattivi, vestiti di nero, col cappuccio in testa e il passamontagna e spaccano tutto. Quante volte si è sentita questa narrazione. Un modo stereotipato e manicheo per descrivere un momento delle mobilitazioni di piazza contro il G8 di Genova nel 2001. Una narrazione di comodo al potere ma purtroppo accettata anche dagli opportunisti che cavalcavano il movimento, magari,per le loro carriere politiche. Se da una parte la manovalanza degli apparati repressivi manganellava indistintamente tutti, dall’altra parte le menti più fini della repressione cercavano di dividere in “buoni” e “cattivi” per spaccare il movimento. Per noi i movimenti non si dividono in buoni e cattivi ma in sensibilità e pratiche differenti alle volte, non solo, con tattiche ma anche con obbiettivi strategici diversi ma sempre figli del contesto oggettivo da cui sono determinati. Se il movimento fu compatto nel condannare l’operato delle forze di polizia non fu, invece, compatto nel capire la trappola politica e rispose dividendosi. Una buona parte, infatti, accettò la divisione in buoni e cattivi ma rifiutando che i cattivi fossero parte del movimento ma che fossero solo degli infiltrati, Il leitmotiv di Agnoletto e di altri fu: “Alle tute nere è stato permesso di fare tutto quello che volevano mentre noi venivamo caricati in modo violento.” Insomma per qualcuno i black bloc sarebbero stati consapevolmente funzionali agli apparati repressivi o peggio ancora diretti da chissà quale potere dello stato. Eh sì, il complottismo esisteva già allora. Intendiamoci noi non neghiamo che le forze di polizia possano avere infiltrato qualcuno. Questo avviene dalla notte dei tempi. Ingenuo sarebbe credere il contrario. Il punto è che l’infiltrato, della polizia, ha tendenzialmente il compito di raccattare informazioni, compito relativamente facile. Assai più difficile, invece, è far deviare un’azione “politica militare”. I blaack bloc quindi non erano espressione delle forze di polizia come i riformisti, i pacifisti e altri vorrebbero far credere. Ma erano un fenomeno connaturato al movimento tanto è vero erano già stati presenti in quasi tutte le manifestazioni precedenti a partire da quella di Seattle. Non vogliamo certo fare l’elogio del blocco nero che aveva sicuramente comportamenti infantili, velleitari e avventuristici ma vogliamo descrivere la realtà delle cose per quella che è e non per quella che una narrazione di comodo racconta. Tanto è vero che lo stesso Blocco Nero nel corso del tempo si è modificato. Se a Genova era essenzialmente formato da esponenti di area anarchica. In altre occasioni più che un gruppo politico sarà una pratica che vi vedrà partecipare anche esponenti che anarchici non erano. Alla manifestazione del 9 giugno 2007 contro la visita di Bush a Roma alle pratiche black bloc parteciparono anche diversi autonomi e pure dei marxisti leninisti. Si trattò però di scelte tattiche su come stare in piazza però non di scelte politiche. Insomma sui black block sono state spese fin troppe parole. Non sono, invece, spese parole per chi il movimento lo infiltrò davvero e non certo per conto della polizia ma per conto dei meri calcoli opportunistici. Non vogliamo inserire in questa sommaria analisi il concetto di tradimento che in politica è assai subdolo e rimuove la capacita di verificare i percorsi e ammettere errori. Va da se però che vedere, oggi, sostenere il Partito Democratico e le sue politiche da personaggi che a Genova contestavano la globalizzazione capitalistica, le politiche neoliberiste e la repressione dello stato lascia al quanto basiti. Non si tratta nemmeno della critica a quelle formazioni politiche che nel 2006 decisero di andare a sostenere il governo Prodi, errore gravissimo di linea in parte corretto dai più. Si tratta, invece, di quei personaggi che finita l’esperienza fallimentare di quel governo e l’avventura della Sinistra Arcobaleno hanno deciso di passare, con armi e bagagli, nelle file del centro sinistra e di farlo in modo organico. Alcuni, come Gennaro Migliore, addirittura si sono collocati alla destra del PD. Tuttavia, proprio perché non ci piace la categoria politica del tradimento e e poiché non crediamo ai cambi repentini e improvvisi di chicchessia, pensiamo che forse certi personaggi a Genova ci stavano già con determinate posizioni per perseguire i loro scopi. La domanda forse retorica e suggestiva ci viene naturale. Chi erano i veri infiltrati? Ma poiché crediamo che i movimenti siano, per loro natura, eterogenei e spuri e che il vero nodo sta nella lotta per contendersi la direzione. Nessuno era davvero infiltrato, nessuno ha tradito. Ognuno ha giocato le proprie carte. Ci sembra, poi, che tutti le abbiano giocate male ma questo è un altro discorso.
Detto questo è benre ricordare che sia i black bloc, sia quelli che sarebbero diventati i futuri renziani, erano minoranze. Il movimento era composto da una pluralità di posizioni e pratiche alle volte anche di non facile descrizione. Quello che è certo è che appare evidente, oggi, a distanza di vent’anni, a prescindere da infiltrati, opportunisti o scelte politiche legittime ma sbagliate che c’è stata una diaspora che fotografa come la frammentazione abbia vinto. Di quel movimento plurale oggi resta ben poco eppure ce ne sarebbe un gran bisogno.
Chiaramente quando scritto qui sopra non è verità assoluta ma solo una riflessione aperta.
“Rifondazione Comunista in Versilia avrà un quinto circolo territoriale, oltre ai quattro già esistenti di Camaiore, Massarosa, Pietrasanta e Viareggio.
La costituzione del nuovo circolo è stata deliberata ieri sera nel corso del Comitato Politico Federale del Partito, a cui recentemente sono arrivate molte richieste di iscrizione proprio dalla parte nord della Versilia.
Il circolo, che sarà competente territorialmente per i comuni di Seravezza, Stazzema e Forte dei Marmi, inizierà da subito la propria attività politica sul territorio, con riguardo alle prossime elezioni amministrative, proiettandosi alla ricostruzione di una presenza organizzata della sinistra di classe nelle istituzioni, nella società e nelle lotte, colmando in questo modo una assenza che perdurava dal 2015.
Nell’attesa che si celebri il congresso, previsto per la fine di quest’estate, che eleggerà i nuovi gruppi dirigenti di tutto il partito, alla guida del circolo è stato posto il compagno Pietro Lazzerini del circolo di Pietrasanta, ex consigliere consigliere comunale e provinciale e vicesindaco di Pietrasanta, candidato alle ultime elezioni regionali con Toscana a Sinistra, in veste di commissario straordinario.”
Partito della Rifondazione Comunista Federazione della Versilia
“Domenica 4 luglio, come Potere al Popolo e attivisti No Asse abbiamo partecipato alla mobilitazione indetta da diverse associazioni che da anni si battono contro la distruzione e la svendita delle Alpi apuane.
Ci siamo presi simbolicamente la vetta del monte Nona, insieme con alcuni attivisti di Apuane Libere, e in contemporanea con altri che hanno compiuto lo stesso gesto sulle cime apuane dalla Versilia alla Garfagnana fino a Carrara. L’obbiettivo era quello di denunciare la distruzione sistematica delle nostre montagne e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del saccheggio compiuto da pochi soggetti interessati solo al più selvaggio profitto.
Alcune di queste mobilitazioni sono state impedite o violentemente disturbate da soggetti appartenenti a cooperative locali che continuano a scambiare la difesa delle montagne con la messa in discussione delle briciole economiche concesse a queste stesse popolazioni locali da parte dei grandi possidenti delle cave. Atti di minaccia esplicita sono stati compiuti sul monte Corchia e sul Monte Sella. Pratiche al limite dello squadrismo per impedire il libero accesso a siti naturali che sono bene comune di ogni persona.
Oltre a denunciare questi atti vili va sottolineato però come questi mesi di mobilitazione hanno chiaramente toccato un nervo scoperto di quei soggetti che si sentono padroni di fatto del nostro territorio ma che adesso si sentono minacciati nei loro interessi. Dall’altra parte però la questione politica e economica tra ambiente, popolazioni e lavoro necessità di una riflessione profonda. Proposte concrete e iniziative popolari devono scardinare e non polarizzare tra bianco e nero il rapporto tra soggetti locali reali e la sacrosanta difesa della natura e delle Alpi Apuane.”