“A vent’anni dal g8 di Genova, Cantiere Sociale Versiliese, collettivo Dada Boom, Non Una di Meno Viareggio e Laboratorio contro la repressione “Sacko” promuovono, mercoledì 21 presso il Cantiere Sociale in via Belluomini 18 a Viareggio, l’iniziativa “Genova 2001, vent’anni dopo siamo ancora qua.” per discutere di quelle giornate e della loro eredità sia a livello locale che globale.ore 21.00 assemblea dibattitoore 22.30 proiezione del video “Solo Limoni” di Giacomo Verde Sinossi: Il video e’ composto di 13 episodi che raccontano alcuni momenti delle giornate di Genova. Dal clima della Zona rossa alle cariche della polizia sul corteo del 21 luglio, alla situazione attorno al corpo di Carlo Giuliani in Piazza Alimonda. Le riprese sono una selezione di immagini girate da Giacomo Verde e da altri videomaker indipendenti collegati a diversi gruppi. L’intenzione del video e’ di raccontare quello che i mezzi di informazione non riescono a mostrare perche’ imprigionati nelle regole della comunicazione-spettacolo e dello scoop. Cosi’ molti episodi sono commentati da testi di “poesia militante” in modo da fornire spunti riflessivi che vadano oltre la contingenza dei fatti, e altri usano immagini “effettate” (rallenty, velocity ecc.) e un commento sonoro originale in modo da andare oltre il dato documentaristico comunque presente. Un video che vuole essere un strumento di riflessione emotiva e politica, per le varie componenti del movimento anti-g8, sulle diverse questioni emerse dalle giornate di Genova.”
Al termine della intensa giornata di inaugurazione del Museo Popolare hanno preso parola alcune delle realtà sociali e ambientali che si battono per la difesa del parco, perché la ciclovia tirrenica passi dal viale dei Tigli e non dalla riserva naturaledella Lecciona, perché lo scellerato progetto dell’asse di penetrazione sia ritirato per sempre e perché si smetta di abbattere gli alberi in modo spregiudicato. Dopo l’introduzione di Mario Giannelli per il Museo Popolare Gïåk Vërdün sono intervenuti Marco Mangeruche del Coordinamento “La Lecciona non si Tocca”, Andrea Lami del Comitato per la Salvezza della pineta, Riccardo Cecchini di Legambiente, Alice Vocaturo del Comitato le voci degli alberi di Pietrasanta, Francesca Trasatti per Ecosocialismo, Gianluca Venturini per il Cantiere Sociale Versiliesee Daniele Cinquini per il Comitato Via Matteotti.
Tutti gli interventi hanno sottolineato come sia necessario che le politiche delle amministrazioni comunali cambino radicalmente. “Siamo la natura che si difende” non è solo uno slogan ma la consapevolezza che occorre reagire ai soprusi di chi mette il profitto personale davanti al bene comune. Sono state annunciate diverse iniziative come il flash mob con mega striscione per la Lecciona sabato 24 luglio, un’assemblea in difesa degli alberi e sulla condizione dell’ambiente cittadino in data da definirsi ma ad agosto ed è stato ricordato il corteo per la Lecciona sabato 4 settembre.
Durante la giornata sono state raccolte le firme per i due referendum contro la caccia.
Di fronte ad un pubblico numeroso e attento in occasione dell’inaugurazione della quarta edizione del Museo Popolare Gïåk Vërdün si sono esibiti diverse artiste e artisti in performance ricche di significato. Prima c’è stata da parte della madrina XYZ, l’inaugurazione di un’opera collettiva ancora in divenire senza titolo, raffigurante una scala che va verso il cielo in mezzo agli alberi.
La Performance di Eliot “A(l)loro” ci parla di come tutti siamo immersi in una rete invisibile che ci collega. Così come le radici di un albero invisibili agli occhi ci intrecciamo comunicando . Di un albero possiamo capire la estensione delle radici osservando la chioma sono speculari azione L’azione artistica ha mostrato questa interconnessione fra noi e loro in un intreccio indissolubile di vita. A sigillo sono state piantate tre piante di alloro, pianta simbolo di Apollo protettore delle arti nell’augurio che la le azioni poetiche di artivismo condotte in quel luogo possano fungere da protezione.
Alerti con “Destini apocalittici scenari di rinascita ha preso a prestito l’icona della Pietà di Michelangelo sostituendo al posto di un umano tra le braccia in ramo di pino. E’ stato allestito un set fotografico dove artisti, e non, hanno posato. Nanacayotl, ci ha presentato “Alberi senza radici” ancorati alla vita con un manto di illusione che si mantengono in piedi fermi. ( erguidos) con Corazze di Soave volontà, che resiste impavida ante i boia abitanti di un pianta senza luce, senza dolore , senza storia e senza amore… Codardi e cinici buffoni in cerca di l’accettazione dei miseri imperatori delle tenebre… A fargli scudo solo il suono limpido del canto dell’universo. Uomo Carta e No Name in una collaborazione artistica ricca di scambio ci hanno presentato “Music(A)zione un’opera performativa dell’uomo carta musicata dal progetto No Name tramite oggetti e strumenti elettronici di vario genere che si rivolge anche all’ambiente sonoro circostante. La performance “Gli inseminatori e lucidi e sporchi padroni della terra.” di Eugenio Sanna, Lorena Sireno e Gianluca Cupisti in una atmosfera mistica e sublime hanno messo insieme musica e pineta.
Da Milano l’artista Reodadaista Nicola Bertoglio ci ha ragalato una performance iphonografica. 120 secondi del respiro di un albero caduto e del cielo appena sopra. Ci sono state poi letture di poesie di Yuri Berra, Licia Forlivesi e Mario Giannelli.Vittore Baroni, invece, ha presentato l’opera di Salvo La Selva intitolata “Apocal Game”.
Performance, installazioni e poesie hanno regalato emozioni ai tanti partecipanti che hanno apprezzato una giornata veramente intensa.
Il ventennale del G8 di Genova, e di quella grande mobilitazione che segnò l’ingresso sulla scena politica di una nuova generazione, non poteva lasciare indifferente una realtà come il Museo Popolare Gïåk Vërdün. Molte realtà presenti lo hanno ricordato negli interventi conclusivi.
Gigi Blu’ e i suoi amicihanno realizzato un albero d’artista e una bandiera d’artistaper ricordare quei fatti. “Genova 2001 No Global Viareggio 2021 No Asse” questo è il titolo dell’albero simbolo di vita. Quella vita che, purtroppo, vale meno di zero davanti al profitto. Che sia vegetale, animale o umana la vita conta meno dei guadagni dei soliti noti e di questo i movimenti, che siano globali o locali e, che lottano per difendere l’ambiente lo sanno bene. Così come a Genova vent’anni fa oggi a Viareggio il profitto capitalista è il nemico della qualità della vita. L’albero di legno montato su di un ceppo di un albero abbattuto è un collage di immagini dei due movimenti da una parte e di parole d’ordine sull’altra. La bandiera è una specie di contrappasso dell’immagine della morte di Carlo Giuliani con un estintore gigante che si abbatte su di un piccolo defender dei carabinieri. Un immagine forte che vuole omaggiare il ragazzo ucciso in piazza Alimonda.
Intanto il video “Non solo Limoni” di Giacomo Verde sarà proiettato mercoledì 21 luglio alle ore 21 al cantiere sociale versiliese in un’iniziativa promossa da Collettivo “Dada Boom”, Cantiere Sociale Versiliese, Laboratorio contro la Repressione “Sacko” e Non una di Meno Viareggio.
Le ventitré persone denunciate per avere difeso i tigli di Piazza Statuto a Pietrasanta e per essere riusciti, almeno temporaneamente, a bloccare l’abbattimento degli alberi sono state premiate dal Museo Popolare Gïåk Vërdün.
Il 17 luglio, giornata di inaugurazione della quarta edizione dell’esperienza artivista reodadaista che difende il parco, gli organizzatori hanno deciso di premiare con la pigna d’oro i denunciati. Un modo chiaro e netto di rovesciare la narrazione di chi vuole stigmatizzare chi si prende denunce per il bene comune e la difesa dell’ambiente. Un lunghissimo applauso ha salutato le denunciate e i denunciati mentre ritiravano il premio con consapevolezza e orgoglio dalle mani della madrina XYZ e del Delegaalbero. Intanto il PM sembra avere chiesto l’archiviazione per quasi tutti. Il Museo Popolare Gïåk Vërdün. ribadisce comunque la propria solidarietà a tutte le denunciate e a tutti i denunciati.
Quando su qualche social appare un post su Carlo Giuliani, i luoghi comuni e i discorsi a sproposito tra i commenti non scarseggiano. Si va dal presuntuoso pedagogista che si sente di fare la morale ai genitori di Carlo, al fatalista che se ne esce con la banalissima “se l’è cercata.” Ma si può trovare anche cose più cattive e infami come: “una zecca di meno.” che scaturiscono, non solo dall’ignoranza, ma dalla frustrazione di chi vive vite mediocri e le sfoga sui social network. Al tempo del G8 di Genova, i social non esistevano e, le stupidaggini si dicevano nei bar ma prima di aprire bocca qualcuno ci pensava sempre qualche attimo. Oggi tutti possono dire e sentenziare. Su Carlo Giuliani sono state dette le peggio cose. E’ stato, pure, detto che era un delinquente. E stato detto anche da politici che hanno delle fedine penali che nemmeno con cento Carlo Giuliani si eguaglierebbero. La vita di un ragazzo di ventitré anni viene giudicata per pochi secondi, quelli dell’estintore in mano. Che cosa sono ventitré anni? Contano solo quei pochi secondi. Quei secondi che per questa società ipocrita e moralista trasformano attraverso la morte un ragazzo qualsiasi in un assassino con l’estintore. Poco importa se lui è l’assassinato. Lui poteva uccidere e quindi è un assassino. Non ci interessa qui mostrare che con un estintore dal basso verso l’alto non poteva uccidere nessuno. Questo lo hanno mostrato le perizie. A noi interessa sottolineare che Carlo Giuliani prima di tutto era un ragazzo. E, infatti, ancor prima che qualcuno conoscesse il suo nome, quando il suo corpo giaceva già al suolo, scrisse al posto di Piazza Alimonda, Piazza Ragazzo. Solo dopo divenne Piazza Carlo Giuliani Ragazzo. Ai professionisti dell’informazione italiana, che fossero dei degenerati come Emilio Fede o degli esperti del leccaculismo alla Bruno Vespa, questo non interessava. Doveva essere identificato come un balordo, poco conta che si fosse diplomato al liceo scientifico, che si fosse scritto alla facoltà di storia, che avesse realizzato un video dove leggeva lettere dei partigiani condannati a morte, che avesse adottato un bambino a distanza, che avesse fatto il servizio civile presso Amnesty International, che fosse stato iscritto ai Giovani Comunisti o che era diventato volontario dell’ANLAIDS. Tutta una vita non conta e scompare perché deve contare solo quella giornata di quella manifestazione. Ma almeno fosse così. La realtà che i media hanno disegnato è ancora più subdola e ipocrita, perché se si volesse vedere l’intera manifestazione allora forse si capirebbe anche il gesto di un ragazzo con l’estintore in mano. Era tutto il giorno che polizia e carabinieri sparavano gas lacrimogeni e massacravano con i manganelli la gente in terra inerme. Ma se volessimo restringere ancore il campo agli ultimi quindici minuti. Si vedrebbero i blindati delle forze di polizia, sparati a tutta velocità contro la folla, cercare di investire le persone. Ecco in quel contesto nasce la resistenza di Carlo Giuliani e sul termine resistenza dovrebbe esserci accordo tra tutti, visto che se fosse sopravvissuto resistenza a pubblico ufficiale sarebbe stato uno dei capi di imputazione che avrebbe preso. Si resistenza a delle “forze dell’ordine” che come dimostreranno le sentenze di condanna europee stavano violando la costituzione e i trattati internazionali sui diritti umani. L’estintore è, quindi, solo il penultimo atto della vita di un ragazzo genovese che aveva già sentito della resistenza dei portuali nel lontano 1960 alla prepotenza del fascismo. Carlo Giuliani ha la colpa di avere difeso il corteo e lo ha fatto con i mezzi che aveva. Non poteva farlo certo con i fiori delle aiuole di piazza Alimonda. Lo ha fatto con un estintore chissà se fosse stato un ragazzo in piazza nel ‘77 come lo avrebbe difeso? Ma quella sarebbe stata un’altra storia perché Carlo Giuliani nel 1977 non era ancora nato. Eppure la polizia italiana di sangue ne aveva già versato nel corso degli anni prima che Carlo venisse al mondo. Carlo Giuliani, come altri manifestanti, ha difeso il corteo dalle cariche violente e criminali di uomini in divisa che in quei giorni agirono fuori dai dettati costituzionali e quindi nell’illegalità. Carlo fino all’ultimo è rimasto davanti e per questo merita gli onori delle compagne e dei compagni. Qualcuno lo ha chiamato partigiano del ventunesimo secolo e in un certo senso lo è stato davvero perché Carlo non solo difese quel corteo ma le ragioni stesse di quel movimento che si stavano opponendo al dominio globale del capitale. Chi vede solo l’estintore è perché guarda il dito e non la luna. E che luna era quella. Una luna aliena fatta di personaggi come Bush e Blair, pronti a mentire e a fare guerre in tutto il pianeta. Di personaggi come Chirac, che sperimentava bombe atomiche nell’oceano indiano. Di uomini come Berlusconi dalle mille inchieste di illeciti, mafia, affari sporchi fino al sesso con le minorenni. Per concludere con Putin, il dittatore, anni dopo allontanato dal club dagli altri sette. Ancora, oggi, in tanti continuano a guardare il dito e non la luna. Ognuno è libero di fare quello che vuole ma non si lamentino se dopo qualcuno chiama loro, servi o utili idioti.
Promosso da ARCI, ANPI, e dall’ Assemblea Versiliese Genova 2020 – 2021 si è svolto un interessante dibattito sul G8 di Genova e sulle ragioni, la natura e l’evoluzione di quel movimento. Presenti più di ottanta persone alla libreria lungomare in passeggiata a Viareggio. Dopo gli interventi iniziali ci sono state le relazioni del giornalista Checchino Antonini, autore di molti libri tra cui “Scuola Diaz: vergogna di stato” edito da Alegre e dell’Avvocato Ezio Menzione che era del Legal Social Forum e che ha difeso molti imputati dopo le vicende di qui giorni. Il dibattito ha messo in luce la sospensione della democrazia in quei giorni e la violenta repressione da parte dello stato e delle classi dominanti contro un movimento internazionalista composto da molti giovani. E’ stato però anche sottolineato come la repressione non abbia fermato quel movimento che scese in piazza sia contro la repressione, che contro le guerre. Nuovi spazi sociali nacquero in quelli anni, molti giovani, anche grazie alla ripresa delle lotte studentesche si avvicinarono all’impegno politico. Il Social Forum tenutosi a Firenze nel 2002 vide migliaia e migliaia di persone discutere per una settimana e un corteo finale di un milione di persone. Il declino di quel movimento non può essere quindi ricercato nella repressione ma bensì nel cambio di linea politica di alcuni soggetti tipo il Partito della Rifondazione Comunista che con il congresso di Venezia nel 2005 scelse l’orizzonte del centrosinistra spiazzando i movimenti, il fallimento del governo Prodi e la debacle della sinistra arcobaleno condizioneranno non poco le sorti di quel movimento. Il quale, tuttavia, continuerà anche senza rappresentanza a resistere per altri anni come provano le lotte per la casa, il movimento studentesco dell’Onda, la lotta per l’acqua pubblica e le mobilitazioni contro il governo Monti. Il dibattito ha parlato anche di media e informazione. E’ stato sottolineato, anche, il ruolo importante che ebbe Indy Media in un mondo dove ancora non esistevano i social network. La serata è stata sicuramente interessante per discutere e analizzare senza nostalgie da reduci. Del resto dopo vent’anni siamo ancora qua. Il tutto è stato trasmesso in diretta da Radio Sankara chi vuole può riascoltare l’intervento a questo link https://www.spreaker.com/…/rsl-16-07-21-genova-2001-2021
Finalmente ci siamo! Domenica 17 Luglio alle ore 17, nella Pineta di Levante di Viareggio, torna il Museo Popolare Gïåk Vërdün, giunto alla sua quarta edizione. Sarà inaugurata un’opera collettiva, ci saranno alcune performance, un reading di poesia e sarà possibile visitare i primi alberi di artista installati su tronchi di alberi morti. Chi vuole nel corso dell’estate potrà realizzare altri alberi d’artista. Il museo è un’Operazione Artivistica Reodadaista, dove arte e difesa della natura si incontrano. Pensato da Giacomo Verde rappresenta il tentativo di difendere il bello della natura minacciato dal profitto. Asse di penetrazione, ciclovia tirrenica dentro la riserva della Lecciona e l’abbattimento continuo di alberi sono scempi da provare a impedire. Il cerimoniale prevede anche la premiazione con la pigna d’oro per le/i ventitré denunciate/i di Piazza Statuto a Pietrasanta colpevoli di difendere i tigli e quindi meritevoli di un premio. Previsti anche interventi di varie realtà ambientaliste ed ecosocialiste. Sarà, inoltre, possibile firmare per il referendum sulla caccia.
Un altro mondo è possibile era lo slogan suggestivo che si urlava per le vie di Genova nel 2001. Non solo un motto eccitante e attraente ma un apripista per creare un novo immaginario. Genova 2001 e il movimento che costruì quella mobilitazione, sia dagli anni precedenti sia negli anni successivi, pur essendo ricco di proposte non cadde mai nella vertenzialità. Aveva ambizioni alte come solo i movimenti potenzialmente rivoluzionari hanno. L’idea di cambiare il mondo ogni tanto si ripresenta nelle menti dei subalterni stanchi di esserlo e questo terrorizza i dominanti. Il movimento che contestò il G8 non riuscì mai ad essere un movimento totalmente rivoluzionario perché non si pose mai l’annosa questione della presa del potere. Tuttavia diede vita ad una stagione di mobilitazioni di massa e di critica collettiva, come non si vedevano da almeno un quarto di secolo. Il paragone con il ‘77 è suggestivo perché entrambi i movimenti sono formati in prevalenza da giovani e sono critici verso la società dei consumi ma le analogie finiscono qui. Il movimento del ‘77 è l’ultimo di un mondo diviso in blocchi contrapposti ovvero il “socialismo reale” e il “capitalismo occidentale.” Il movimento che si sviluppa tra il 1999 e il 2003 è, invece, il primo movimento in un mondo dove il capitalismo sembra essere divenuto l’unico grande attore protagonista, non casualmente si parlava di pensiero unico. Il movimento del ‘77 ha un filo rosso che lo lega ai movimenti precedenti dal ‘68 agli anni ‘60 e se vogliamo fino alla Resistenza. La memoria, nonostante, tutto è stata tramandata. Nel movimento del 2001 sembra, invece, di ripartire da capo. Non che non vi siano collegamenti e richiami grazie anche ad organizzazioni sindacali e partiti della sinistra ma il riflusso generato negli ‘anni 80 e ‘90 accompagnato dalla pesante sconfitta storica del 1989 rappresenta un’interruzione fatta di calcinacci e macerie assai più grandi del muro di Berlino. Se certi concetti appaiono simili, i linguaggi sono diversi alle volte appaiono opposti. Le vecchie generazioni di militanti hanno difficoltà a comprendere questo nuovo irrompere sulla scena e le giovani generazioni hanno difficoltà ad attingere dalle esperienze passate. Non c’è più il sentire di una Resistenza tradita, come era negli anni ‘60 e ‘70. C’è la consapevolezza che il post fordismo ha disegnato un nuovo mondo capitalista che si muove tra codici cifrati e hard disk e che uscire dalla cappa del dominio neo liberista è possibile solo riscoprendo il collettivo dopo anni di dimensione privata. Un altro mondo possibile ad un certo punto diviene un altro mondo è necessario. Oggi lo vediamo come unica possibilità per avere ancora un pianeta. La foresta dell’Amazzonia distrutta dalle fiamme, il rialzo delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, il buco nell’ozono, l’inquinamento atmosferico, la plastica negli oceani, l’estinzione di molte specie animali, l’aumento delle neoplasie e la pandemia di corona virus sono a dimostrare che il capitalismo sta uccidendo il pianeta. Per questo un altro mondo è necessario. E ancora possibile costruirlo o è tardi? Sicuramente non era tardi vent’anni fa quando spiegavamo al mondo queste ragioni e i pre – potenti fecero di tutto per impedire il cambiamento ricorrendo addirittura alla repressione. Si tratta ora di riprendere i fili, slegare i nodi e comprendere che serve una nuova stagione di impegno collettivo e di lotte sociali.
QUELLO che ci unisce-SANITA’ E WELFARE: Quale futuro dopo il Covid-19?
Come Articolo UNO Versilia, nell’ottica di riallacciare un rapporto più stretto con il nostro territorio, le sue componenti fondamentali a livello politico, istituzionale e sociale, ricominciamo un percorso di momenti di discussione e di iniziativa politica. Iniziamo parlando di Sanità e Welfare, con uno sguardo particolare rivolto ai servizi sociosanitari e al sistema della rete ospedaliera regionale, temi che sono al centro dell’azione politica in questa fase e che dovranno esserlo ancora di più nel prossimo futuro.
Saranno con noi:
SERENA SPINELLI, Assessore Regionale al Welfare Regione Toscana
CECILIA CARMASSI, Responsabile Sanità e Welfare segreteria regionale Articolo UNO Toscana
PAOLO MALACARNE, Primario del reparto di Terapia Intensiva Ospedale Cisanello di Pisa.
Modererà il dibattito: ILARIA BONUCCELLI, Giornalista de Il Tirreno.
L’appuntamento è per Lunedì 12 Luglio alle 21.00 presso la Bocciofila “Il Giardino della Libertà” a Viareggio in Pineta di Ponente.
L’iniziativa sarà aperta al pubblico e si terrà nel pieno rispetto delle misure anticontagio da covid-19.