Una ventina di appartenenti al coordinamento “La Lecciona non si tocca”, del movimento “No Asse” e ad Apuane Libere hanno contestato il presidente della Regione Toscana Giani al Principe di Piemonte per ribadire l’importanza della difesa del territorio. Dalle montagne delle Apuane al Parco naturale di Migliarino Masssciuccoli San Rossore, le politiche del profitto devono arrestarsi di fronte alla difesa della natura e dei beni comuni. La ciclovia Tirrenica ha il suo percorso logico e naturale nel viale dei Tigli e non nella riserva naturale della Lecciona. E’ stato distribuito un volantino. Dopo l’arrivo di Giani la polizia ha chiesto a chi manifestava di allontanarsi cosa che è avvenuta dopo le foto. A Viareggio continuano le lotte di chi vuole difendere il territorio e numerosi sono gli appuntamenti in programma in vista del corteo del 4 settembre quando ambientalisti, ecosocialisti e tutte e tutti quelli contrari alla ciclovia tirrenica dentro la riserva della Lecciona sfileranno in corteo. Intanto il prossimo 4 agosto alle ore 18 assemblea al Museo Popolare Giak Verdun, dove interverranno numerose forze politiche.
Basta Tagli! Difendiamo il parco e il verde pubblico!
“Il Museo Popolare Gïåk Vërdün, giunto alla sua quarta edizione, è un’operazione artivistica reo dadaista che cerca di fare incontrare l’arte con l’impegno sociale e politico in difesa della natura. Le realtà che formano il museo popolare Gïåk Vërdün hanno firmato un appello all’ecosocialismo. Da quest’anno abbiamo scelto di divenire itineranti, ma non per questo abbiamo abbandonato il luogo dove siamo nati. La Pineta di Levante, attigua al parco naturale, è una zona sensibile minacciata da progetti speculativi che mettono il profitto di pochi davanti al bene comune. “L’asse di penetrazione”, chiamato in modo più ammiccante e propagandistico “via del mare”, è sicuramente la madre di tutti gli ecomostri in questa zona. La sua realizzazione rappresenterebbe uno stupro del parco con circa 700 alberi abbattuti e con una strada con caratteristiche extraurbane che dividerebbe in due la città aumentando traffico e inquinamento. Molti sono gli scempi che questa amministrazione ha compiuto o si appresta a compiere in termini di ambiente. L’abbattimento degli alberi in zona PAM, l’abbattimento degli alberi in via Indipendenza, l’annuncio di far passare la ciclovia Tirrenica dalla riserva della Lecciona quando esiste già un tracciato più idoneo come il viale dei Tigli e l’annuncio di voler abbattere altri 190 alberi proprio nella Pineta di Levante. In questa zona è ubicato quello che resta dello stadio dei Pini ormai chiuso da anni, per negligenza dell’amministrazione. Di tutto questo e molto altro vogliamo discutere con le forze politiche, i comitati, le artiste e gli artisti, le associazioni e i singoli cittadini che hanno a cuore la difesa del parco. Per questo invitiamo a partecipare all’assemblea che si terrà mercoledì 4 agosto alle ore 18 al museo popolare tra via Indipendenza e Viale dei Tigli.
Ne discuteremo con il consigliere comunale Tiziano Nicoletti ( Noi per Viareggio), Bruno Belluomini (PRC Viareggio), Marco Corsetti (Articolo 1 fed. Versilia), Francesca Trasatti (Potere al Popolo Versilia), Federica Giannini (Repubblica Viareggina),Paolo Annale (PCI Sezione Viareggio), Eugenio Baronti Sinistra Italiana fed. Lucca/Versilia
Ai giochi olimpici di Tokio, prima il judoka algerino, Fethi Nourine, poi quello sudanese, Mohamed Abdalrasool, si sono rifiutati di affrontare il judoka israeliano, Toahr Butbul, per solidarietà con il popolo palestinese. Nonostante questi abbandoni e il conseguente passaggio del turno l’atleta israeliano non è riuscito ad arrivare a medaglia, eliminato ai quarti da un atleta coreano. L’atleta algerino e quello sudanese oltre ad avere perso un’occasione per la loro carriera di sportivi adesso rischiano sanzioni ma evidentemente lo spirito di solidarietà verso il popolo palestinese ha prevalso su tutti gli interessi personali. Stupidi sono i commenti di quei giornali che parlano di razzismo. Il razzismo non ci incastra niente. Ci incastra la volontà di solidarizzare con il popolo palestinese quello si vittima dell’apartheid sionista. Il vero razzismo è quello dei coloni israeliani a danno del popolo palestinese. Nei giorni scorsi la propaganda dei giornali sionisti di Israele e anche di altri paesi, compreso il nostro, parlavano della forza di Israele nel Judo. Oggi tornano a casa senza medaglia e con un doppio smacco.
Intanto a boicottare Israele anche una multinazionale americana del gelato la Ben&Jerry che ha deciso di non vendere più i suoi gelati in Giudea e Samaria a causa dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi e la continua espansione dei coloni.
Si è svolto ieri sulla battima della Lecciona un flash mob in difesa di quell’area, che è una riserva naturale, minacciata dal progetto della ciclovia. I manifestanti molti aderenti al coordinamento “La Leccione non si tocca.” hanno esposto uno striscione di più di cento metri con su scritto “La Lecciona non si tocca! Si alla ciclovia sul viale dei Tigli! 4 settembre manifestazione.” Il tutto è stato ripreso da un drone.
Schierati su posizioni contrapposte in una logica tipicamente bipolare buona parte degli italiani coi loro comportamenti e il loro tifo sostengono l’opposto di quello che vogliono. Chi vuole maggiore sicurezza sanitaria si schiera dalla parte del Green Pass, non capendo che un foglio di carta non da nessuna sicurezza soprattutto se i vaccinati possono contagiare. Quelli che vogliono maggiore libertà, invece, sono contro il green pass che nasce per far circolare le persone ed evitare nuovi lockdown. Insomma un bel cortocircuito difficile da comprendere. E’ legittimo pensarla come si vuole. E’ legittimo preferire la sicurezza alla libertà o la libertà alla sicurezza ma sarebbe più logica una coerenza di comportamenti con quello che si pensa e non inseguire pifferai magici. Come si fa a non vedere, invece, che siamo dentro un teatrino surreale che ricorda, poi neanche tanto vagamente, il falso bipolarismo elettorale tra PD e Lega che poi governano assieme. Si può rompere la gabbia delle illusioni non seguendo gli istinti o le false promesse di libertà ma analizzando la complessità delle cose e ripartendo dagli interessi di classe. Oggi servono più soldi spesi in sanità, assistenza e ricerca cosa che nessuna delle forze politiche sedute in parlamento ha fatto. Oggi serve di comprendere che ciò che vuole confindustria è l’esatto opposto del bene comune perché è l’interesse del profitto privato di pochi. Da qui si deve ripartire non dalle urla scomposte di anarcocapitalisti che marciano assieme ai neofascisti da una parte e di sedicenti democraticie dall’altra che prendono ordini dai padroni del vapore. Smettiamo di essere utili idioti azioniamo la testa.
Sarebbe ora di smetterla anche di contrapporre natura e scienza come se la scienza non fosse figlia della natura, dato che l’uomo è un animale e che non inventa niente ma copia solo quello che già esiste in natura. La scienza umana fa quindi parte a pieno titolo della natura. “Siamo la natura che si difende.” Non è solo uno slogan ecosocialista ma un modo corretto di pensare e agire. La contrapposizione poi tra un uomo cattivo e una natura buona, altro non è che l’ennesima visione antropocentrica figlia di quella filosofia ingannevole che è l’idealismo. Nell’identificare l’uomo come il male di ogni cosa non si fa altro che trasformarlo in un dio cattivo, ma pur sempre in un dio ed è questo paragonabile a quel meccanismo di difesa nevrotico che Freud chiama conversione. Capiamo che ai nipotini di Nostradamus, Don Ferrante, Pio IX e Rasputin di leggere Freud non passi neanche per la testa, figuriamoci leggere Darwin o Marx. Eppure proprio in questi giorni di isteria e complottismo recuperare certi insegnamenti sarebbe utile e sarebbe utile anche a chi cerca di contrapporsi al delirio complottista con una cieca, servile e acritica ubbidienza al potere. Dalla padella nella brace. Fuggire a questa doppia trappole è il dovere di ogni mente critica che sa che la trasformazione dell’esistente non passa solo da un atto di volontà ma da una pianificazione strategica che purtroppo oggi non è in campo. Il potere cerca di dividere chi non accetta le cose e confonde continuamente le acque ma lo fa senza ricorrere a subdoli complotti lo fa con una naturalezza che tutti noi diamo per scontato.
Venerdì 23 luglio, presso il Cantiere Sociale Versiliese, è tornato il mercatino “Liberi Tutti” con prodotti artigiani e contadini del luogo. Dalle verdure, al miele; dal pane al buon vino. Prodotti di qualità a chilometro zero. Sui banchetti anche magliette e oggetti di bigiotteria molto simpatici. L’iniziativa è stata accompagnata da un dj set e da un aperitivo. Una bella giornata di socialità per il quartiere Varignano.
NSORGIAMO! IL 24 LUGLIO LA COMUNITA’ DI POTERE AL POPOLO SARA’ AL FIANCO DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI GKN. TUTTI A CAMPI BISENZIO (FIRENZE)
Il 24 luglio da tutta Italia la comunità di Potere al popolo! sarà presente alla manifestazione indetta dal Collettivo di Fabbrica – Lavoratori GKN di fronte allo stabilimento di Campi Bisenzio. Anche noi abbiamo deciso di raccogliere l’appello dei 500 lavoratori e lavoratrici della fabbrica: Insorgiamo! La vicenda GKN infatti non riguarda solo le maestranze dello stabilimento di Campi. Riguarda tutte e tutti noi. In primo luogo perché GKN è stato il licenziamento di massa più grosso dallo sblocco dei licenziamenti, attuato in modo piratesco da un fondo di investimento statunitense. Ci avevano detto che non sarebbe successo nulla, che i titolari di impresa avrebbero utilizzato la Cassa integrazione “raccomandata” da Governo Draghi e Confindustria, con la complicità, peraltro ipocritamente mascherata da successo, dei dirigenti dei Sindacati Confederali. A tre settimane dal 1 luglio, contando solo i licenziamenti Whirpool, GKN, Timken, Gianetti Ruote, Rotork, Ansor, Shilo, Vitesco, siamo ben oltre i 1200 dipendenti licenziati. E questa è solo la punta dell’iceberg, perché non si conta l’indotto, le ditte esternalizzate e le migliaia di imprese che non fanno notizia. Senza considerare poi il milione di posti di lavoro più o meno precari persi durante la pandemia. La verità è che lo sblocco dei licenziamenti ha mostrato le falle di un sistema paese, del complesso dei trattati europei e di uno Stato al servizio degli imprenditori e nemico dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto se giovani e donne. La vicenda della GKN dimostra che in Italia e in Unione Europea è legalmente possibile comprare una multinazionale, prendere fondi pubblici e poi chiudere stabilimenti per trarne un profitto finanziario, portando i proventi altrove. Parliamo di GKN, ma parliamo anche di Fiat/FCA/Stellantis, vero convitato di pietra di questa vicenda, e maggiore acquirente dei semiassi prodotti da GKN. Fiat da ormai più di un decennio sta prendendo fondi pubblici – gli ultimi sono stati i 6,3 miliardi di prestito coperti da garanzia statale del giugno 2020 – mentre sposta all’estero le produzioni – l’accordo con la francese Psa porterà tutta la catena dei subfornitori fuori dall’Italia – e i dividendi nel paradiso fiscale olandese. Il nostro è quello strano paese in cui si possono perdere migliaia di posti di lavoro qualificati senza che nessuno faccia nulla, in cui ci sono 190 miliardi di euro annui evasi principalmente dalle imprese, in cui si può morire schiacciati durante uno sciopero, ma per grande stampa e politici il problema sembrano essere i giovani (e meno giovani) percettori di reddito di cittadinanza (costo tra i 7 e gli 8 miliardi) che preferiscono prendere il sussidio piuttosto che accettare salari da fame. Diciamocelo dunque chiaramente: la vera controparte di queste vertenze non sono dunque solo le imprese che licenziano, ma il Governo Draghi che non fa nulla perché ciò non avvenga. Insorgere contro questo Governo e contro questo stato di cose è giusto è necessario. Serve la nazionalizzazione delle industrie strategiche nella riconversione ecologica, sanzioni pesanti e immediate per le imprese che licenziano o delocalizzano senza essere in crisi, il recupero di tutele come l’art.18, il salario minimo, la lotta al precariato, al lavoro nero e all’evasione fiscale, un allargamento degli ammortizzatori sociali e dei sostegni al reddito per sconfiggere la povertà, il tutto finanziato da una patrimoniale sulle grandi fortune, la rottura degli attuali trattati europei e nuove norme internazionali che eliminino il dumping salariale e fiscale tra i vari paesi e impediscano delocalizzazioni all’estero volte a sfruttare meglio il basso costo del lavoro. Per farlo occorre però uscire dagli steccati della singola vertenza e lavorare alla costituzione di un movimento popolare che riunisca intorno a un programma minimo di riforme le vertenze aperte, i sindacati di base e i giovani che non vedono più un futuro di fronte a sé. Lo sciopero generale provinciale convocato il 19 luglio a Firenze e Prato da tutti i sindacati, di base e confederali, è stato un segnale importante, come anche la manifestazione di 5000 persone in Santa Croce a Firenze. L’appuntamento dello sciopero unitario dei sindacati di base del 18 ottobre è un altro segnale di unità importantissimo che va in questo senso. Chiediamo ora a tutte e tutti di scendere in piazza il 24 luglio alle ore 9.30 di fronte ai cancelli della GKN di Campi Bisenzio, per una grande manifestazione nazionale. E’ importante che la solidarietà di questi giorni si trasformi in un fiume in piena e ben visibile.
Promossa da Cantiere Sociale Versiliese, Collettivo “Dada Boom”, Non una di Meno Viareggio e Laboratorio contro la Repressione “Sacko” si è tenuta mercoledì 21 luglio presso il Cantiere Sociale un’iniziativa dibattito dal titolo: “Genova 2001 dopo venti anni siamo ancora qua:” L’iniziativa che ha visto numerosi interventi ha affrontato non solo cosa accadde a Genova nel luglio del 2001 ma quello che è accaduto in questi venti anni. Sono passati ai raggi X errori e opportunità di un movimento importante che segnò l’inizio del nuovo millennio. Il primo movimento in un mondo non più diviso in blocchi contrapposti ma un mondo sempre più piccolo e omologato dove la globalizzazione soffocava il dissenso a favore di un pensiero unico. Gli interventi hanno anche provato a confrontare movimenti precedenti e successivi cercando di comprendere analogie e differenze. La discussione non ha voluto trarre alcuna conclusione ma essere una riflessione aperta su di un qualcosa che è ancora vivo, infatti Genova 2001 non è finita come non sono finiti i movimenti del ’77 del ’68 e la stessa Resistenza. La lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori, che è il filo che unisce tutti questi movimenti attraversando le generazioni a prescindere dalla memoria condivisa, non terminerà fino a che esisterà una società divisa in classi. Un altro tema affrontato è stato quello della comunicazione. Del ruolo che ebbe Indy Media e di come oggi con i social e tutte le nuove tecnologie non riusciamo ad essere incisivi nel comunicare come lo furono i mediattivisti in quei giorni.
Dopo la discussione è stato proiettato il video di Giacomo Verde “Solo Limoni”. che ha voluto libero da copyright e che riproponiamo anche qui sotto.
Alla fine nonostante il caldo e il giorno lavorativo e la ripresa dei contagi da covid 19 Piazza Alimonda si riempie per ricordare Carlo Giuliani. Non sono grandi numeri ma le migliaia di persone sono un risultato più che dignitoso.
“Carlo è vivo e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai.” Urlano i manifestanti e poi si canta “Bella Ciao.” Dal palco si susseguono gli interventi che ricordano la violenza delle forze di polizia in quei giorni di vent’anni fa a Genova. Ci sono i centri sociali che attraversano mille difficoltà. C’è l’ARCI. Ci sono i partiti della galassia comunista sempre più frantumati e incomprensibili. Ci sono i sindacati sia quelli di base che la CGIL forse consapevoli che una nuova stagione di lotte operaie sta per partire non fosse per difendere i posti di lavoro. C’è il padre di Carlo con la sua dignità. C’è pure Manu Chao. Ci sono anche dei giovani che vent’anni fa nemmeno erano nati. C’è il Movimento No TAV, forse uno dei pochi non uscito sconfitto dalla lotta di Genova. Un movimento, quello valsusino, che ha ancora da dire e insegnare. La piazza nel suo insieme, però, appare ingenua, piena di nostalgie, come incantata da un dovere romantico, quello di commemorare. Come se non avesse ancora fatto i conti fino in fondo con quei fatti. “Genova non è finita” urla qualcuno. Un bandierone tenuto dai compagni di Viareggio raffigurante Carlo Giuliani recita “Carlo vive i morti siete voi.” Alla fine parte anche un corteo che si riprende via Tolemaide, quella strada dove una generazione si scontro con il potere, e prova a parlarci di futuro invitando a contrastare il prossimo G20 ad ottobre. “Il G8 non si commemora il G 20 si combatte” recita uno striscione che prova a ad abbandonare il romanticismo e a parlarci di politica. Un altro recita “Non ci sarà mai pace fino a che vivrà un padrone.” Appare evidente che Genova 2001 non è mai finita e come potrebbe essere diversamente se le tematiche di allora sono ancora scottanti vedi migranti, debito dei paesi poveri, crisi climatica, disastri ambientali, guerre ecc..
Con il titolo “un futuro da costruire” è in corso a Quiesa la festa di Liberazione. Luogo e stili completamente nuovi per la festa del Partito della Rifondazione Comunista. Il circolo di Massarosa e le federazioni di Lucca e Versilia con il supporto fondamentale dei delle Giovani Comunisti/e
La festa è iniziata venerdì 16 luglio e terminerà giovedì 22 luglio e sta alternando dibattiti politici, momenti culturali, concerti e ottima cucina. il 17 luglio c’è stato il concerto degli Assalti frontali. Molti i temi discussi dalle imminenti elezioni comunali di Massarosa, alla solidarietà con il popolo cubano; dai vent’anni dal G8 di Genova ai trenta anni dalla nascita del Partito della Rifondazione Comunista. Tutto avviene nel rispetto delle norme covid e questo in tempi di pandemia è assai importante.