Zona fucsia anche a Viareggio. L’iniziativa di Non Una di Meno.

In molte parti di Italia è stata proclamata la zona fucsia libera dal patriarcato. Da ieri 8 maggio anche Viareggio ha la sua in Piazza Ragghianti pubblichiamo il comunicato di Non una di Meno Viareggio.

“La costruzione della “zona fucsia”sul nostro territorio ha purtroppo dovuto fare i conti con lo stato di emergenza dovuto alla pandemia, che ha di fatto rallentato molte nostre iniziative ma oggi 8 maggio siamo qui a rinominare piazza Ragghianti “zona fucsia” e a abbiamo deciso di ricordare ogni vittima di femminicidio posando un panuelo con il nome di ogni donna uccisa dal proprio compagno, marito, ex.E non solo, perché proprio pochi giorni fa a Prato moriva una donna,una lavoratrice e non moriva per caso,come non sono morte per caso le 21 donne che oggi ricordiamo. Lei è morta facendo il suo lavoro è morta per mancanza di sicurezza, per incuria e in nome del profitto. Tutte le altre perché non sono state credute, perché non erano libere di scegliere un altra vita,un altro uomo, perché considerate un possesso, perché: “o mia o di nessun altro”,perché un’ informazione tossica tende ogni volta a sminuire o giustificare. Tutte queste morti hanno matrici comuni profitto e patriarcato. Ci ritroviamo oggi qui con rabbia e dolore per non dimenticarle e per creare un segno tangibile concreto e reale di quanto questo orrore viene ripetuto praticamente ogni giorno. Ieri è stata uccisa Angela dal ex marito. Non vogliamo sentirci dire il perché dire il perché,il perché,il perché lo sappiamovogliamo gridare Basta Ci vogliamo libere Ci vogliamo vive Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che non hanno più voce!” #zonafucsia#nonunadimeno#nonunadimenoviareggio#mortiesullavoro#femminicidio

Non una di Meno Viareggio

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Siamo alla frutta, precisamente alla mela rossa. Tra cimiteri, artivismo, Biancaneve e giornalismo. Lunga vita al Reodadaismo.

I movimenti di sinistra ormai sono alla frutta. Quei maledetti nipotini di Stalin visto sconfitto il comunismo, il situazionismo, il dadaismo, il maoismo, il troskismo, il surrealismo, l’anarchismo, il socialismo e gli indiani metropolitani sono finiti, coerentemente, al loro posto al fianco dei satanisti e poco importa se hanno la benedizione del papà gesuita, quell’eretico di Francesco, che brucerà all’inferno. E se l’inferno dovesse non esistere, poco male, ci penserà la NATO, la CIA o qualche Caudillo al servizio del Fondo Monetario Internazionale a crearlo di qua e anche nell’aldilà. Tanto presto l’occidente tornerà nello spazio a conquistare nuovi mondi. Questa volta non ci saranno uno Juri Gagarin o una Valentina Tereškova che tengono a precederlo. Tutto l’universo sarà capitalista e liberista e gli alieni dovranno assoggettarsi al libero mercato. Amazon e coca cola per tutti. La vostra mele ve la ficcheremo su per il deretano. Quella mela rossa, simbolo del male la stessa che colse Eva su istigazione di Lucifero; La stessa mela drogata che la strega diede a Biancaneve, su commissione di quel principe azzurro che poi ne abusò.

Purtroppo uno stato pusillanime, in mano a toghe rosse e cinesi che diffondono ogni tipo di virus non punirà questi scansafatiche, questi manigoldi, questi sacrilegi, che ora si fanno chiamare reodaisti e che, prendono ordini, pure, da un morto. Ci vorrebbe di nuovo il santo uffizio e la pena di morte invece stiamo per finire in mano ai degenerati che gozzovigliano nei cimiteri e ai degenerder che vogliono abolire il papà e la mamma per sostituirli con genitore bolscevico 1 e genitore bolscevico 2. Ci chiediamo come crescerà un bambino in una famiglia destinata alla scissione. Si perché la cosa ancor più grave del fatto che i genitori siano dello stesso sesso è che essendo di sinistra si scinderanno per forza. Così in una famiglia di tre ci stanno tre partiti e ci manderanno tre comunicati. C’è ne hanno già mandato uno. Questo che state leggendo dove si autoaccusano come nemmeno la destra farebbe. Ma si sa a sinistra sono capaci di tutto, anche di fare la destra meglio della destra stessa.

Ecco che ce ne arriva un secondo che smentisce tutto questo, perché non ha avuto l’approvazione di Luca Fani. Ancora lui quell’avventista del settimo giorno che ha osato risorgere e prima, ancora, ha osato scrivere su “Viareggio Mia” che Gesù amava i gay. Quel Luca Fani che ha fatto guidare il carro funebre che portava la sua salma e tenere l’orazione funeraria proprio a Giacomo Verde. Ma chi è Giacomo Verde oltre ad essere il proprietario di quella tomba dove si sono radunati questi sovversivi senza patria e senza Di? E’ forse Giacomo Verde l’autore del del video: “Solo limoni”? Quello che ha inventato i teleracconti? Quello del “piccolo diario dei malanni”? Quello del video dedicato a Franco Serantini, di cui ricorre in questi giorni l’anniversario della morte, “S’era tutti sovversivi”? Quello di mille poesie e performance? Uno di quelli, che due anni fa, ha firmato, assieme ad altri artivisti, il manifesto reodaista e che è andato a morire proprio il centenario delle giornate rosse di Viareggio? Si è l’autore di tutto questo e molto altro. Il 2 maggio 2020 infatti questo innovatore, sperimentatore che amava lanciare petardi ci ha lasciato. Ecco perché un anno dopo i suoi amici, i suoi famigliari e i suoi compagni artivisti sono andati ad omaggiarlo in modo reodadaista nel cimitero dove è sepolto, quello metropolitano di Ponte San Pietro. Bene ha fatto la giornalista del Tirreno, di cui non ricordiamo volutamente il nome, a non ricercare chi era Giacomo Verde su Google. La giornalista ha seguito le mele ed è arrivata all tomba ma guai a proseguire la ricerca digitando il nome. Magari avrebbe imparato troppo? Avrebbe scontentato il caporedattore? Ma soprattutto avrebbe tranquillizzato il paese che al contrario deve essere spaventato. Compito di certi giornalisti non è la verità ma stillare una dose di paura nella popolazione magari con del sensazionalismo e del resto questi reodaisti le hanno creato una bella occasione e come dice ill proverbio “l’occasione fa l’uomo giornalista.” Ah non è proprio così. Dice: “L’occasione fa il giornalista ladro.” Come dite non è nemmeno cosi? Ah va be poco cambia. Nell’articolo del Tirreno si parla anche di probabili denunce. Ci viene da dire: “Magari! Così oltre ai giornalisti anche la magistratura si tirerebbe addosso del ridicolo.” Denunciati perché invece di un crisantemo e una rosa hanno deposto un limone e una mela; perché invece di aver cantato il De Profundis o l’Ave Maria hanno intonato l’internazionale galattica. Evviva la libertà di espressione.

Tuttavia, quando diffondi mele rosse per un cimitero, cosa vuoi pretendere almeno fossero state verdi o gialle ma proprio rosse. Una volta si produceva si consumava e si moriva adesso scioperano boicottano e poi anche da morti continuano a voler dire qualcosa magari difendono pure gli sfrattati, gli operai e persino gli alberi. Ma dove andremo a finire? Come dite? Non siamo giornalisti del Tirreno o de La Nazione ma siamo mediattivisti? Scusate ci eravamo calati troppo nella parte, tanto dopo avevamo già programmato di fare una doccia.

Sia chiaro, non ce l’abbiamo con tutti i giornalisti ma con quelli che fanno da megafono al pensiero unico. Quelli che hanno sempre le lampadine spente. Lungi da noi fare di tutta un erba un fascio. C’è anche dell’erba buona, se no come farebbero i reodaisti a fumarsela.

E poi davvero per quanto la situazione sia drammatica non è seria quindi buon reodadaismo a tutte e tutti e ricordate il nuovo detto: “una mela al giorno leva la cattiva informazione di torno.”

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La lotta paga. Rinviato a settembre il taglio dei tigli a Pietrasanta.

La lotta paga quasi sempre. Le mobilitazioni delle tante cittadine e tanti cittadini di Pietrasanta, e non solo, che hanno difeso i tigli di Piazza Statuto sembrerebbero, infatti, avere portato ad un primo risultato. Il condizionale quando si ha a che fare con Giovannetti e la sua giunta è d’obbligo. Tuttavia la notizia che circola parla di taglio sospeso almeno fino alla fine dell’estate. Certo è che la presenza costante in piazza degli attivisti ha costretto l’amministrazione ad essere meno arrogante. L’ultima mobilitazione ieri mercoledì 5 maggio dove almeno 150 persone si sono recate nei pressi del cantiere. Presenti anche molti bambini che hanno realizzato disegni per gli alberi. Alla manifestazione promossa dal comitato la voce degli alberi hanno partecipato anche la Rete Versiliese contro la crisi che ha distribuito un volantino dal titolo “La difesa dell’ambiente è incompatibile con i profitti di pochi.” In piazza anche alcuni esponenti del movimento No Asse di Viareggio, con tanto di striscione. La vittoria a Pietrasanta lascia sperare anche per le prossime lotte a Viareggio sulla difesa della Leccio a e il no all’asse di penetrazione. Su ambiente e salute non ci possono essere compromessi al ribasso. Non un passo indietro. La lotta paga è questi giorni lo dimostrano.

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“Fate pulizia al vostro interno.” Parole provocatorie in Piazza Statuto a Pietrasanta.

L’amministrazione comunale di Pietrasanta, non ha mantenuto le promesse e ha iniziato a rimontare il cantiere anche in quella parte di piazza dove era stato dismesso. L’abbattimento dei tigli sembra, quindi,a destinato a riprendere nonostante le osservazioni contrarie di alcuni agronomi e anche di un ornitologo ma soprattutto, nonostante, la contrarietà di una ampia fascia della cittadinanza. Ieri, 4 maggio, diverse persone si sono presentate, in modo totalmente pacifico, nell’area adiacente il cantiere. Si sono presentati sul posto, anche, un dirigente dell’anticrimine e una dirigente della DIGOS. Quest’ultima se ne sarebbe uscita con una frase che non è stata gradita alla piazza. “Fate pulizia al vostro interno.” Insomma dopo il primo paternalismo dei giorni scorsi, dopo la denuncia per interruzione di pubblico servizio ad una giovane attivista, la quale ha avuto il coraggio di salire su di un albero con il sostegno di tutta la piazza arrivano i consigli. Consigli interessati, e mirati a dividere il movimento in buoni e cattivi per renderlo più debole. Si tratta di un vecchio trucchetto. I movimenti al loro interno devono, certo, fare pulizia ma da eventualii infiltrati, da agenti provocatori e da opportunisti e per il momento non sembra il caso del movimento che difende i tigli, a Pietrasanta, che ci appare anzi come un movimento sano e pulito. Quindi queste provocazioni lasciano il tempo che trovano. Un movimento sano e pulito ma anche deciso e determinato, che non ha alcuna intenzione di veder abbattere altre piante per i capricci di una amministrazione che ogni giorno che passa si dimostra sempre più inadeguata a governare la città. Intanto il Laboratorio contro la Repressione Sacko ha attaccato alcuni manifestini di solidarietà con i denunciati che non devono essere lasciati soli. Per stamani 5 maggio è prevista una nuova mobilitazione promossa dal comitato le voci degli alberi. Dalla sua pagina facebook anche Potere al Popolo della Versilia invita a .scendere in piazza, naturalmente senza bandiere. Alla manifestazione aderirà anche la Rete Versiliese contro la Crisi.

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Omaggiato in modo reodadaista, nel cimitero di Ponte San Pietro, Giacomo Verde ad un anno esatto dalla morte.

Purtroppo la pandemia ha costretto ancora a rimandare a data da destinarsi il grande evento “Il Verde vi saluta” scritto da Giacomo Verde per il suo funerale. Ma ad un anno esatto dalla sua scomparsa gli amici e i compagni del Collettivo “Dada Boom” e del Collettivo “SuperAzione“, nonché altri artisti con cui ha collaborato nel corso della sua vita e i familiari più stretti lo hanno voluto ricordare in modo reodadaista, come a lui avrebbe fatto piacere, con un art happening al cimitero di Ponte San Pietro dove è sepolto. Diversi artisti e amici hanno partecipato a “Chi non muore si rivede.” in presenza, altri collegandosi, invece, tramite la piattaforma Jetsi Meet. Sono state lette poesie, sono state realizzate performance e in molti hanno preso parola per ricordare l’impegno artivistico di Giacomo Verde. Molti erano vestiti in modo bizzarro a ricordare gli alieni che Giacomo sta incontrando nel multiverso reodaista o per prendere in giro quella stronzetta della morte. Tantissimi petardi, fumogeni e mortaletti come sarebbe piaciuto a Giacomo. In molti hanno posato oggetti sulla tomba. Sono stati distribuiti anche limoni a ricordare il video “Solo Limoni” che Giacomo realizzò vent’anni fa in occasione del G8 di Genova. Momenti di commozione per le parole del figlio di Giacomo, Tommaso Verde. Ma non c’ è stato il minuto di silenzio bensì un minuto di risate. Il gran finale è stato con il coro intergalattico che Giacomo volle fortemente e che ha intonato l’internazionale intergalattica. Giacomo manca da un anno ma continua a regalarci momenti intensi. E nel suo nome proseguiranno molte attività a partire dal Museo Popolare Giak Verdun, giunto alla quarta stagione per difendere il parco da progetti speculativi come quello dell’asse di penetrazione e naturalmente alla prossima inaugurazione di RicreAzione lo spazio del colletivo DadaBoom presso il Cantiere Sociale Versiliese.

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Repubblica Viareggina ricorda il 2 maggio con striscioni sul femminismo, l’ecosocialismo e l’anticapitalismo.

Repubblica Viareggina he appeso tre striscioni e dopo ha postato sul suo profilo facebook e ha inoltre distribuito un volantino per il 25 aprile 1 e 2 maggio. Sulla pagina facebook si legge “Buon 2 maggio viareggine e viareggini.101 anni dopo le gloriose giornate rosse della Repubblica Viareggina siamo ancora qui a ricordare quei fasti che non sono solo la nostra storia ma le basi per il nostro futuro. Abbiamo appeso alcuni striscioni in città sottolineando come da quell’esperienza del 2 maggio 1920 abbia in se potenziali anticapitaliste, ecososcialiste e femministe”. #2maggio1920#repubblicaviareggina#ecosocialismo#femminismo#anticapitalismo

Questo invece il testo del volantino

25 Aprile, 1 Maggio e 2 maggio tre date vive nelle nostra memoria.

Gli insegnamenti della Resistenza che ci hanno lasciato i partigiani devono essere coltivati. La difesa della costituzione troppo spesso disattesa e la vigilanza rispetto ai nuovi rigurgiti sono un dovere morale. Auguriamo a tutte e tutti un buon 25 aprile sperando in nuove liberazioni perché il capitalismo e il patriarcato che generarono il fascismo, purtroppo, sono ancora esistenti e continuano ad opprimere.Auguriamo a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, come a chiunque abbia perso il lavoro in questa crisi spaventosa alimentata dalla pandemia, un buon 1 maggio. Tutte/i hanno diritto ad un reddito, una casa e a sanità ed istruzione pubbliche e gratuite per vivere dignitosamente e tutte/i hanno diritto ad un lavoro senza sfruttamento, senza ricatti padronali e con un adeguato stipendio. Nessun augurio, invece, rivolgiamo ai padroni e ai loro servi che oggi come ieri mettono i loro profitti davanti alle nostre vite. Auguriamo, infine, a tutte le viareggine e a tutti i viareggini un buon 2 maggio giorno di ricorrenza importante per chi seppe alzare la testa e ribellarsi. Sono passati 101 anni dalle tre giornate rosse e dalla nascita della Repubblica Viareggina che noi ricordiamo con immutato entusiasmo. In più di un secolo questa città ha dovuto affrontare numerose avversità dalle guerre mondiali, all’austerità, dagli omicidi, agli scandali, dalle stragi come quella ferroviaria del 29 giugno, al dissesto, fino alla pandemia ma sempre ha saputo reagire perché le viareggine e i viareggini sanno resistere e lottare. E l’augurio quindi per questi tre giorni non è un augurio di festa ma è un augurio di lotta perché è della lotta che abbiamo bisogno per costruire tutte/i assieme un domani migliore.In epoca di riappropriazione linguistica vogliamo fare nostre e rivendicare le parole di un magistrato, che da anni tenta di reprimere chi lotta per il diritto all’abitare e gli antirazzisti che contestarono Salvini. “Ribellione, veemenza e feroce discordia.” Questi sentimenti furono provati sicuramente da chi contestò il comizio razzista nel maggio 2015; ma anche da chi portò solidarietà alle famiglie con i neonati sgomberati in mezzo alla strada; da chi ha visto prescrivere i reati per i responsabili della strage ferroviaria del 29 giugno; da chi vide Berlusconi venire a fare la sua passerella dopo l’esplosione del vagone ferroviario, da chi ha perso un padre, un figlio o un collega di lavoro mentre cadeva da un ponteggio di un cantiere; per chi ha visto morire un amico o un compagno per l’eroina. Ribellione, veemenza e feroce discordia furono sicuramente provati da chi vide l’ultimo dell’anno del ‘68 la polizia sparare alla bussola e ferire Soriano Ceccanti o chi ricorda i monarchici uccidere un bambino di nome Ermanno Lavorini. Queste emozioni furono provate da chi prese la strada dei monti quando la nostra terra fu occupata dai nazisti e furono provate da quei pescatori, marinai, calafati e soprattutto da quelle donne che proclamarono la Repubblica Socialista di Viareggio quel 2 maggio di oltre un secolo fa.

Repubblica Viareggina

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Covid e sfruttamento nei call center

Vogliamo dedicare questo Primo Maggio alle lavoratrici e ai lavoratori dei call center, troppo sepsso dimenticati e abbondantemente sfruttati. Ai tempi della pandemia del covid 19 le loro difficili condizioni di lavoro, sono ancor di più peggiorate. Un ragazzo che si è contagiato con il virus SARS COV2, che per tutelarlo chiameremo con un nome di convenienza Andrea ci dice: “Ci hanno fatto lavorare in tempo di pandemia in uffici stretti, senza mascherine, senza igienizzare i locali e senza nemmeno controllarci la febbre con i termoscanner.” Naturalmente da questa descrizione si evince con chiarezza che le norme igienico sanitarie in quella struttura non c’erano e chissà quante sono le strutture usate dai call center che non sono a norma? Abbiamo motivo di credere che siano la maggioranza visto che cercano di risparmiare abbattendo i costi sulla sicurezza. Ma il nostro Andrea dopo danno ha avuto anche la beffa, infatti non si è visto innovare il contratto. Andrea ci racconta che la malattia non è retribuita e quando ha parlato con i suoi dirigenti gli hanno detto: “voi siete liberi professionisti e lo stipendio ve lo dovete fare da voi.” “Tecnicamente siamo liberi professionisti ma solo tecnicamente.” Ci dice Andrea sospirando. Il contratto che aveva era un contratto a prestazione occasionale che non prevede alcun diritto. Andrea adesso andrà per vie legali con una vertenza sindacale ma tanti sono i lavoratori e le lavoratrici che vivono queste terribili condizioni di ricatto. Le paghe nei callcenter sono da fame e alle volte servono a mala pena a ripagarci la benzina o il biglietto del mezzo di trasporto che porta questi lavoratori da casa al luogo di lavoro. In tutta Italia si registrano lamentele che negli ultimi anni, prima della pandemia, avevano portato anche allo sviluppo di alcune lotte ma purtroppo i risultati per i lavoratori sono inconsistenti anche perché l’intervento del sindacato è tardivo e discontinuo.

Il contratto di lavoro intermittente o a chiamata chiamato anche job on call in inglese, perché fa più figo, permette ai padroni di servirsi all’occorrenza dell’attività dei lavoratori, in quanto la frequenza delle prestazioni a lui richieste non è predeterminabile. Insomma è un ottimo strumento di sfruttamento. Il ricatto che, tacitamente, ogni operatore telefonico subisce all’atto della firma del contratto, accettando di risultare sulla carta un libero professionista – e quindi di non avere tutele, o avere tutele molto parziali da parte dell’azienda. Ma gli strumenti e i modi per sfruttare le lavoratrici e i lavoratori del Call Center sono tanti e la lista della spesa sarebbe davvero lunga. Il governo italiano dovrebbe legiferare alcune norme in merito ai call center che dovrebbero invertire la rotta con le politiche neoliberiste portate avanti negli ultimi venti anni. Un coraggio e una volontà, purtroppo, del tutto assenti tra le attuali forze politiche presenti in parlamento. Tornando al nostro Andrea adesso si trova senza lavoro e con l’affitto e le bollette da pagare e purtroppo saranno sempre di più le persone in queste condizioni se non si interviene con dei radicali provvedimenti anticrisi.

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“La morte fa schifo il giornalismo che non verifica le fonti anche…” Azione reodaista di Luca Fani e Gigi Blù.

A metà marzo gli artisti reodaisti Luca Fani e Gigi Blù hanno pubblicato sulla pagina facebook l’esito di una azione provocazione sperimentale partita nel cimitero di Pietrasanta e terminata il 23 marzo sul quotidiano “La Nazione”. Riportiamo qui sotto

” In vista dell’art happening “Chi non muore si rivede” abbiamo deciso di compiere una provocazione R(3)ODADAISTA. Da tempo stiamo portando avanti un progetto che si chiama: “La morte fa schifo.” Un progetto che si sviluppa con poesia visiva e alcune performance. In questo caso abbiamo messo in risalto come a fare schifo sia anche l’informazione che non verifica le notizie. E bastata una semplice foto, di un cane di nome “Red” ribattezzato per l’occasione “Bamba”, il nome era già tutta una promessa. Red si è accucciato in un giardino davanti ad una pietra perché di questo si tratta per lui e non di un cimitero. Nessun animale sa cosa sia un cimitero che è un’idea esclusivamente umana. La foto con alcune righe è stata mandata da un email anonimo ai giornalisti de “La Nazione” che non hanno verificato la fonte forse perché troppo eccitati da quella voglia melensa, mielosa e strappa lacrime che attanaglia un certo giornalismo italiano. Il cane va davvero al cimitero con i suoi padroni come andrebbe da qualsiasi altra parte. I cani comunque non sanno che sotto le tombe ci sono i corpi degli esseri umani. Questo voler antropomorfizzare un animale non rende il cane migliore ma noi umani solo più ingenui. Nell’azione non c’è alcuna mancanza di rispetto per i defunti, quindi si rlassino benpensanti e bigotti che adesso si stracceranno le vesti. Anzi c’è il tentativo di evidenziare e valorizzare un dolore tipicamente umano e riaffermare l’importanza dei cimiteri come luoghi di memoria. Certo anche un cane può sentire il dolore per l’assenza di una persona ma appunto per l’assenza di una persona non per la morte. Un cane soffrirebbe anche se il suo padrone fosse vivo e non lo vedesse perché il non vederlo equivarrebbe alla sua assenza. Non è la prima volta che leggiamo notizie di cani davanti alle tombe dei padroni. La maggior parte di queste notizie sono false o hanno altre spiegazioni. Il cane per rendersi conto che l’essere umano è nella tomba dovrebbe avere assistito a tutte le fasi che dall’obitorio portano all’inserimento della salma nella cassa da morto fino alla tumulazione nella tomba al cimitero. Solo assistendo a tutte queste fasi il cane potrebbe capire che i resti della persona si trovano in quel cimitero. La maggior parte dei cani non assiste a niente di tutto questo, quindi continueranno a soffrire per l’assenza ma, anche, ad aspettare il ritorno del proprio padrone. Il materialismo, il razionalismo, sono i fantasmi di questa nostra epoca. Essi riappaiono in questa provocazione artistica per mettere in risalto ancora una volta che bisogna dubitare dei propri sensi (empirismo) e cercare le risposte in una maggiore profondità della mente. Non possiamo far morire la ragione come ha fatto questo articolo. Continueremo a “giocare” intorno alle tematiche della morte, e non solo per esorcizzarla ma per esplorarla e capire quanto sia ricca e preziosa la vita umana.

Gigi Blu’ ( rigidamente con l’accento sulla “u”)

Luca Fani (il risorto)

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Antonini presidente provinciale dell’ANPI interviene sulla mancanza di sensibilità di alcune amministrazioni nel ricordare come si deve il 25 aprile.

“Come Anpi Provinciale prendiamo atto, con rammarico, che -purtroppo- come ogni anno a
seguito della Festa del 25 Aprile ricorrono numerose polemiche nelle cronache dei giornali e
non solo.
Non tutte le realtà amministrative del Nostro territorio, seppur con peculiarità e motivazioni
differenti, hanno la giusta sensibilità di fronte ad una data fondamentale e fondante per la
Nostra democrazia.
Infatti, anche quest’anno, non tutti i luoghi della memoria presenti sul territorio, come
abitualmente e per tradizione omaggiati, sono stati tenuti nella dovuta considerazione.
L’emergenza sanitaria, i malintesi o altre giustificazioni, non possono valere come
precedenti; ben consapevoli che la democrazia, a maggior ragione in questi tempi difficili, si
costruisce dal basso e quotidianamente ed anche i piccoli gesti, come portare un fiore nei
luoghi simbolo, possono avere una straordinaria forza, se fatti con autentica convinzione.
L’Anpi per la propria decennale storia ha la forza e l’autorevolezza di fare ciò, anche in
autonomia, dove non ci siano le condizioni.
Pertanto, in occasione del 1 maggio, altra giornata di straordinaria importanza, porteremo
sabato mattina -simbolicamente- un fiore ai partigiani Giancarlo Taddei “Beppe” a
Massarosa e Corrado Buselli a Forte dei Marmi.”
Filippo Antonini-Anpi Provinciale Lucca

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Repubblica Viareggina: “Vanno ripiantati alberi in via di Indipendenza”

“Gli alberi quando sono malati e non c’è possibilità di curarli si possono anche abbattere ma vanno sostituiti con nuove piante da mettere a dimora. Inoltre la cittadinanza deve essere informata su quanto avviene. Ancora una volta Giorgio Del Ghingaro abbatte alberi in via Indipendenza, alcuni anche sani, senza dare spiegazioni ai residenti. Spiegazioni che non da per assenza di un vero e proprio piano sul verde Per noi servono più alberi e meno strade e serve anche una maggiore manutenzione del verde. Ogni albero che cade è colpa di una mancata manutenzione. Ci auguriamo che gli alberi abbattuti siano sostituiti il prima possibile. Cogliamo l’occasione per ribadire i nostri no ad Asse di Penetrazione e ciclovia tirrenica dentro la riserva della Lecciona ed esprimiamo solidarietà agli attivisti che a Pietrasanta si sono battuti per difendere i 24 tigli di piazza Statuto. “

+ Alberi – Strade.

Repubblica Viareggina

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