Nuova rubrica: “A vent’anni dal G8 di Genova.”

Siamo entrati nel mese alle celebrazioni del ventennale di quello che fu la contestazione al G8 di Genova. Non un appuntamento come un altro ma un appuntamento significativo per un’intera generazione, che si avvicinò all’impegno sociale e politico grazie a quella stagione. Si è parlato a lungo per anni di una prima e di un dopo Genova. Per chi come noi ha vissuto quella stagione ricordare non è solo un dovere, un esercizio di memoria, ma è il tentativo di comprendere cosa è accaduto non tanto a Genova in quei tre giorni bensì bensì cosa è accaduto nel mondo in questi venti anni. Sui tre giorni del G8 di Genova abbiamo già detto tutto in questi anni. Sono stati stilati documenti, scritti libri e realizzati video. La violenza dello stato, e in particolar modo dei suoi apparati repressivi, arrivò a violare la carta costituzionale nata dalla Resistenza per concretizzare un piano preventivo di controrivoluzione. Per le strade di Genova nel 2001 agirono i mercenari che avevano portato morte in Jugoslavia, Somalia e che la porteranno ancora in Afghanistan, Iraq, ecc.. Nelle prigioni furono sequestrati cittadini di tutto il mondo e brutalmente torturati. Le immagini di questi giorni che provengono del carcere di Santa Maria Capua Vetere confermano come non siamo mai usciti da una metodologia infame e vigliacca.

In questi Vent’anni il mondo ha conosciuto la spirale guerra terrorismo, il fanatismo religioso, le crisi economiche del neo liberismo, il ritorno del razzismo, lo smantellamento dei servizi sociali, il peggioramento delle condizioni di lavoro, la crisi climatica e una serie di disastri ecologici e infine la pandemia. Sono tutti questi i frutti della globalizzazione capitalistica che denunciavamo vent’anni fa. Avevamo ragione su tutto e ci spiace doverlo ripetere.

In molte città si stanno preparando appuntamenti per discutere in merito a quel grande movimento che qualcuno ribattezzò il “Movimento dei movimenti.” Anche a Viareggio ci saranno diversi appuntamenti che via via illustreremo. Il primo promosso da ARCI, ANPI e Assemblea Genova 20 anni dopo che si terrà il 16 luglio alle 21.15 presso la libreria lungomare in passeggiata davanti al Royal.

Come Dada Viruz Project dedicheremo almeno un articolo al giorno sui fatti del G8 di Genova per tenere viva quella memoria per portare spunti di riflessione e approfondire. Lo faremo dando vita ad una nuova rubrica con una pagina speciale del blog che si intitolerà “A vent’anni dal G8 di Genova.”

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Non una di Meno Viareggio: “Troppe banalizzazioni sulla violenza. Le frasi di dondolini figlie di una cultura patriarcale.”

“Gli episodi di violenza a cui da alcuni tempi la nostra città è costretta ad assistere ha radici difficili da spiegare in un post sui social, e riteniamo che episodi così carichi di valenza sociale vadano affrontati in punta di piedi per non cadere in semplicismi e banalismi .La cultura della violenza è una piaga a cui assistiamo ogni giorno, nelle case come nelle strade, nel vivere sociale e nelle relazioni, nei gesti e nei linguaggi. Per sradicare questa inclinazione che sta colpendo i più giovani, dobbiamo ripartire da un educazione nuova, indirizzare i ragazzi e le ragazze ad accogliere le pluralità e le fragilità che ogni giorno incontrano nel loro vivere. Questo compito tocca a tutti e tutte, alla scuola come alla famiglia, all’ industria culturale come alla politica. Quanto ha affermato Marco Dondolini consigliere comunale di Viareggio per Fratelli d’Italia non è altro che il risultato di una cultura patriarcale fondata sull’ignoranza e sul semplicismo becero, carattere predominante del gruppo politico in questione. La cultura della donna provocatrice e della donna “causa” del male non solo tende a rimetterla al posto che culturalmente le è stato attribuito ma cerca anche di farla sentire colpevole dei mali di una società che proprio le classi politiche hanno plasmato in questa direzione, creando un continuo atteggiamento di prevaricazione e di violenza fisica e verbale in cui i giovani sono ormai ingabbiati. Come Non una di meno Viareggio ci uniamo al coro delle varie realtà viareggine chiedendo le dimissioni immediate di Marco Dondolini.”

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Il Comitato di Via Matteotti sottoscrive il documento unitario sulle questioni ambientali locali dove si parla di ecosocialismo.

Il Comitato di Via Matteotti polemizza, ironicamente, con il sindaco Del Ghingaro chiedendo di far sapere appena si sarà ripreso dai postumi della vaccinazione di far sapere ai cittadini che intenzione abbia sul sito di via Matteotti.

Intanto anche il comitato di via Matteotti sottoscrive il documento unitario sulle questioni ambientali locali dove si parla di ecosocialismo che aveva già visto numerose adesioni di partiti, sindacati e gruppi locali.

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Sanzionata la sede di Fratelli di Italia a Viareggio per le vergognose parole sessiste di Dondolini.

Nella notte alcune compagne e compagni hanno sanzionato la sede di Fratelli di Italia a Viareggio in piazza Dante. Gettando alcuni sacchi di sudicio davanti e appendendo uno striscione “Dondolini in shorts” Firmato con un vocabolo viareggino: “Pattume.” Appare chiaro che il gesto di protesta è riconducibile alle insensate e sessiste parole del consigliere comunale che sembrano essere uscite dal medioevo o esportate dal califfato. La sede del partito post fascista non ha subito alcun danno ma solo un gesto simbolico che non possiamo non condividere visto la gravità delle parole pronunciate su delle minorenni da parte di uno dei loro principali esponenti locali. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità morali e politiche.

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Potere al Popolo accosta le infelici parole di Dondolini (FdI) al pensiero dei talebani

“Dondolin Dondolini! Quando si dice “poteva essere di qualsiasi partito, e invece…”Siamo in tema di “malamovida”, concetto largamente condiviso fra destra e sinistra, utile a far ricadere sui “giovani” la colpa d’ogni sorta di disgrazia, criminalizzandoli, e la teoria di Marco Dondolini, consigliere viareggino in quota Fratelli d’Italia, è che la causa delle risse giovanili sarebbe da attribuire alle “ragazzine con gli shorts troppo corti e con il telefonino in mano”, le quali istigherebbero i ragazzini a picchiarsi.Parole, idee aberranti che, tuttavia, pur volendo che ci sorprendessero, così non è.Non stupisce affatto che dal consigliere di un partito post-fascista quale Fratelli d’Italia è, vengano espresse idee di una tale arretratezza culturale, per cui ancora si cerca di far ricadere sulle donne (e ragazzine) il comportamento dei maschi. La stessa identica mentalità che, su più larga scala, può arrivare a giustificare stupri e femminicidi.Una mentalità, diremmo, da talebano.Ultima nota, ma non per importanza: ci domandiamo perché, invece, non si sia profferita parola alcuna riguardo l’aggressione a pugni e schiaffi a danno di minorenni “colpevoli” di aver partecipato al Viareggio Pride soltanto pochi giorni fa. Naturalmente, è una domanda retorica.”

Potere al Popolo Versilia

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Pino abbattuto alla PAM. Una brutta pagina per Viareggio.

Purtroppo stamane le motoseghe del comune sono entrate in funzione e hanno abbattuto il pino nei pressi della PAM. L’insensibilità dell’amministrazione comunale e della direzione del supermercato sono sotto gli occhi di tutte e tutti. A protestare una decina di persone tra cui alcuni esponenti del Partito Animalista, di Repubblica Viareggina e del Comitato della Salvezza della Pineta e del Collettivo “Dada Boom”. L’ennesimo centro commerciale, l’ennesima rotonda, l’ennesimo parcheggio in una città che ormai non ha più un’anima e che ci vuole tutti consumatori e non più cittadini. Ancora una volta il profitto vince sull’ambiente e sul confronto con i cittadini. Una brutta pagina di cui il principale responsabile è il sindaco Giorgio Del Ghingaro.

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Del Ghingaro non c’è! Miracolo esterna contro Di Beo! Sale la polemica in città per il dopo corteo del 29 giugno.

Dove era finito Giorgio Del Ghingaro la sera del 29 giugno? Non una data qualunque ma la data in cui la città di Viareggio ricorda le trentadue vittime della strage ferroviaria e dove migliaia di persone, ogni anno, scendono in piazza. Migliaia di persone ma non il primo cittadino. C’erano i sindaci dei comuni vicini ma non c’era lui. Qualche maligno avrà pensato che era a progettare di abbattere nuovi alberi o a preparare la campagna elettorale per quando si candiderà a sindaco di Lucca o a parlamentare o a chissà quale altra carica cara al nostro politico di professione. Appunto i maligni hanno pensato male perché il sindaco si era vaccinato ed era in preda a gravi effetti collaterali: dolori di testa, smania, confusione mentale, alterazione dello spazio tempo e vere e proprie allucinazioni. Sembra che Giorgio Del Ghingaro in una di queste allucinazioni abbia visto un alieno provenienti da Sirio profetizzargli che presto sarà presidente del consiglio e potrà spostare la capitale da Roma a Saltocchio. Perdonateci l’ironia ma mancare alla commemorazione perché ti sei vaccinato è una scusa che non regge e rischia anche di screditare la campagna vaccinale. La gente si vaccina e va a a lavorare, la gente si vaccina e va al mare, la gente si vaccina e va a fare la spesa e continua a svolgere tutte le normali funzioni ma il primo cittadino di Saltocchio, pardon di Viareggio non può. Avrebbe potuto non partecipare al corteo ma venire solo alla casina dei ricordi oppure registrare un videomessaggio. Ma ha preferito eclissarsi forse perché come diceva un noto regista cinematografico. “Ci si nota di più se non si va:” E anche questa volta non è andato dando vita a numerose polemiche in città. Repubblica Viareggina sulla sua pagina facebook scrive: “Semplicemente indegna l’assenza del primo cittadino alla commemorazione delle vittime della strage di Viareggio. Che cosa aveva da fare il signor Del Ghingaro da non presenziare ad una delle date più importanti per la nostra città?” Anche La Viareggio Ultràs interviene in modo duro scrivendo “Noi i soliti noti tu il solito pagliaccio.” e postando una foto di uno striscione gigantesco appeso lungo canale che recita. “Per l’ennesima volta al corteo sulla strage non ti sei presentato Del Ghingaro assente ingiustificato.”

Tra i fans di Del Ghingharo che hanno reagito in modo stizzito c’è Fabrizio Miracolo, sempre più nervoso forse per aver visto sfumare la candidatura alla presidenza del parco. L’ex presidente di SEA è andato ben oltre le righe insultando su facebook Michelangelo DI Beo sindacalista di Unione Inquilini e attivista di Viareggio Meticcia. La colpa di Michelangelo Di Beo, a cui va naturalmente la nostra piena solidarietà, è stata quella di dire che: ” la memoria non serve solo per ricordare le vittime ma anche i colpevoli e chi li ha difesi.” Fabrizio Miracolo ha risposto ad una critica politica degenerando con parole volgari e scendendo sul personalismo, confermando il suo pessimo modo di fare. Chissà se ci sono gli estremi per una querela?

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“Licenziamo gli sfruttatori.” Assemblea di Potere al Popolo a Viareggio con il portavoce nazionale Giuliano Granato.

Confindustria, giustamente, canta vittoria per la fine del blocco dei licenziamenti. I Sindacati confederali si arrampicano sugli specchi ma la loro capitolazione è totale. Purtroppo oggi è l’ennesimo giorno nero per le lavoratrici e i lavoratori di questo paese. Finisce il blocco degli sfratti e quello dei licenziamenti e nel frattempo ci sono i rincari delle bollette di luce e acqua. In questo clima dove tra i lavoratori e le lavoratrici inizia a serpeggiare il malumore, Potere al Popolo è scesa in piazza in varie citta con iniziative. A Viareggio si è svolta presso il Cantiere Sociale Versiliese un’assemblea dal titolo “Licenziamo gli sfruttatori” promossa da Potere al Popolo con la partecipazione del portavoce nazionale Giuliano Granato introdotto dalla portavoce locale Francesca Trasatti. L’iniziativa che è stata preceduta da un aperitivo di autofinanziamento ha visto una discreta partecipazione e diversi interventi. Giuliano Granato nel pomeriggio era stato presente a Livorno dove Potere al Popolo aveva promosso un presidio di protesta sotto la sede di Confindustia in via Roma.

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Il Comitato per la salvezza della pineta attacca PAM e Comune per difendere il pino.

“Sempre a proposito del pino antistante la Pam, nell’aiuola spartitraffico recentemente smantellata: Ci viene detto che il pino in questione non può venir salvato perché, in base al progetto di rifacimento stradale già in parte realizzato, verrebbe a trovarsi proprio in mezzo alla carreggiata (apprendiamo adesso che verrà tagliato domattina, e del resto è già stato compromesso). Ne prendiamo atto. Tuttavia, prendiamo anche atto di come questo progetto non abbia apparentemente altra utilità che il dirottamento del maggior numero possibile di automobilisti nel parcheggio della suddetta Pam: al di là di questo interesse privato, non sembra generare alcun beneficio per l’urbanistica e per la viabilità (quindi neanche per la collettività); anzi, casomai favorisce un incremento dei flussi di traffico (dunque un danno).Di questa situazione è responsabile innanzitutto il Comune, che ha approvato il progetto in questi termini unicamente per farselo realizzare a spese della Pam; ma è responsabile anche la Pam stessa, che l’ha presentato, e che in tal modo non si dimostra affatto ‘verde’ come vorrebbe propagandisticamente dichiararsi. Cosa c’è di ‘verde’, infatti, nell’accrescere il traffico abbattendo, oltretutto, parte di quegli alberi che (peraltro in una zona già di per sé fortemente congestionata e inquinata) consentono di temperarne le conseguenze? Ci sembra che il colore sia più che mai grigio asfalto…Né la Pam può ascrivere a suo grande vanto quei tanto sbandierati “quattordici lecci” che per legge ha piantato nell’adiacente parcheggio a compensazione dei pini sani barbaramente sacrificati. Quanti anni impiegheranno quei lecci per raggiungere la grandezza di questi ultimi, e quindi uguagliarne l’ombrosità, la produzione di ossigeno, il livello di assorbimento di polveri sottili? Ma soprattutto: ci arriveranno mai, abbandonati e affogati come sono in delle aiuolette microscopiche, privi delle cure adeguate e di una assidua irrigazione? Cosa ci sarebbe voluto, ci domandiamo, a lasciar loro un minimo più di respiro?Fare il lavoro in questo modo significa proprio non manifestare alcuna reale cura e attenzione: significa aver schiaffato lì allo sbaraglio degli sparuti alberelli ‘usa-e-getta’ che, se non seccherano già nei prossimi mesi, sicuramente andranno nel giro di qualche anno tagliati e (se va bene…) sostituiti, prima di essersi avvicinati anche lontanamente alle loro proporzioni adulte. Non ci parrebbe giusto lasciar passare questo minimale e svogliato adeguamento a un obbligo per chissà quale merito ambientalista!Se la Pam è veramente ‘verde’, lo dimostri: nei tempi e con le modalità opportune, pianti nel prato di Largo Risorgimento, dove avrebbero lo spazio adeguato per crescere e svilupparsi (e, perché no, anche nell’aiuola spartitraffico or ora realizzata accanto al sito della precedente), un congruo numero di pini in compensazione di quelli abbattuti, e si prenda carico di seguirli e curarli fino all’attecchimento. Allora prenderemo atto della sua buona volontà ambientalista, e saremo anche felici di riconoscerla. Fino a quel momento, per noi rimangono chiacchiere, a fronte dei *fatti *ora evidenziati.Fino a quel momento, noi proseguiremo il boicottaggio con tutti i leciti mezzi di espressione di cui possiamo disporre, affinché le nostre ragionevoli richieste vengano ascoltate.”

Comitato per la Salvezza della Pineta

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Sono passati 12 anni ma Viareggio è ancora in piazza a pretendere giustizia, quella negata dalla sentenza di cassazione.

Gli anni passano ma il ricordo di quella maledetta serata non scompare dalle menti e dai cuori dei viareggini e non solo, visto che anche da fuori Viareggio continuano a venire per partecipare al corteo commemorativo sulla strage ferroviaria di Viareggio. Il dodicesimo anniversario della strage arriva dopo la vergognosa sentenza della cassazione che ha prescritto dei reati, rinviato di nuovo in appello alcuni imputati e condannato alle spese legali i sei RLS che si erano costituiti parte civile non riconoscendo l’incidente sul lavoro. Si tratta di una sentenza che non può essere accettata da chi da anni denuncia i crimini del profitto e lotta per verità e giustizia. Purtroppo gli ermellini hanno deciso di emettere una sentenza che soddisfi i padroni delle FS, responsabili della morte di 32 innocenti. Viareggio città ribelle e dignitosa non ci sta e lo ha già dimostrato con le proteste nelle ore successive a quella sentenza e lo ha dimostrato ieri con migliaia e migliaia di persone nelle strade. Il corteo partito da Piazza Margherita ha sfilato per la passeggiata, via Mazzini, la stazione, davanti alla croce verde in via Garibaldi, poi ha ripreso il cavalcavia per terminare in via Ponchielli alla casina dei ricordi dove c’è stato il toccante ricordo dei nomi delle vittime. Viareggio merita giustizia e lo meritano i familiari delle vittime di questa strage del profitto. Purtroppo a sei mesi ancora non sono state emesse le motivazioni della sentenza lasciando tutti basiti. Viviamo in un paese, dove la giustizia usa due pesi e due misure, alle volte anche tre o quattro, ma che di sicuro non è uguale per tutti come, invece, sta scritto nelle aule di tribunale. In un paese capitalista, i capitalisti e i loro lacchè hanno sempre favori, privilegi e scappatoie al contrario dei lavoratori e di chi si ribella alle oppressioni. La storia della strage di Viareggio rientra nelle tante storie delle stragi italiane dove i colpevoli non hanno mai pagato. Tuttavia, vedere a dodici anni di distanza da quei drammatici fatti ancora tante persone in piazze e tutte motivate è un segnale positivo per il proseguimento di questa lotta.

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